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La Repubblica Rassegna Stampa
10.01.2024 Daniele Raineri portavoce palestinese
E non è il primo

Testata: La Repubblica
Data: 10 gennaio 2024
Pagina: 10
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Blinken porta l’offerta degli arabi moderati “Relazioni con Israele se nasce la Palestina”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/01/2024, a pag.10, con il titolo "Blinken porta l’offerta degli arabi moderati: Relazioni con Israele se nasce la Palestina” la cronaca di Daniele Raineri.
 
Daniele Raineri fino a qualche mese fa era un giornalista equilibrato sul Medio Oriente. Da qualche tempo ha iniziato a omettere informazioni importanti.
 
1) Oggi ha scritto di 23mila palestinesi uccisi citando "dati del ministero della Salute di Gaza". Omettendo che il ministero è in mano ai terroristi di Hamas, che fanno propaganda. Basta ricordare che nel conto degli uccisi non compare mai il numero di terroristi di Hamas.
 
2) Ieri Raineri ha scritto un articolo totalmente prono alla propaganda di Hamas: a fronte di un video di novembre in cui una donna palestinese veniva uccisa da un cecchino, è stato chiaro il tentativo del giornalista di attribuirne la colpa a Israele. Omettendo che all'epoca Hamas sparava ai palestinesi che lasciavano le zone di guerra perché voleva utilizzare i civili come scudi umani. Omette di ricordare che Israele cercava di creare corridoi umanitari, ostacolato da Hamas. Omette altresì di ricordare che le due donne uccise nel cortile di una parrocchia non sono affatto attribuibili a presunti cecchini israeliani.
Fa pensare il fatto che Raineri abbia sentito la necessità di pubblicare il suo articolo più filo Hamas di sempre anche in arabo, oltre che in italiano (vedi sotto).
 
Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Qui sopra, l'articolo di ieri di Daniele Raineri da lui riportato su Instagram anche in arabo.
 
3) Daniele Raineri arrivò a Repubblica dopo anni di collaborazione con Il Foglio, dove la sua posizione nei confronti di Israele era sempre stata corretta. Si poteva pensare che il passaggio a un quotidiano di maggiore diffusione quale è Repubblica fosse da attribuire a un desiderio di raggiungere un numero maggiore di lettori. Dopo avere visto però il suo totale cambiamento nel raccontare quello che avviene a Gaza, ci obbliga a escludere questa spiegazione.
 
4) Invitiamo i nostri lettori a ri/leggere l'analisi di ieri di Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, per conoscere con onestà e storica correttezza quello che Raineri sta ignorando completamente.
 
Ecco l'articolo di oggi di Daniele Raineri
 
Nella fase finale della sua missione diplomatica, il segretario di Stato americano Antony Blinken lascia l’Arabia Saudita e arriva a Tel Aviv per dire al governo israeliano che è ancora possibile un’integrazione tra Israele e gli Stati arabi più potenti della regione, ma ci sono due grandi condizioni da soddisfare. La prima è che l’invasione israeliana della Striscia di Gaza – che in 95 giorni ha ucciso più di 23 mila palestinesi secondo i dati del ministero della Salute di Gaza – deve finire presto. E la seconda è che nel dopoguerra dovrà nascere uno Stato palestinese.
«Sono venuto a riferirvi quello che ho ascoltato nei Paesi della regione», ha dichiarato Blinken, che èstato anche negli Emirati Arabi Uniti e in Qatar. In pratica l’Amministrazione Biden e le grandi monarchie del Golfo, il principe saudita Mohammed bin Salman in testa, mandano a dire che la normalizzazione è ancora possibile – esattamente il processo che Hamas voleva distruggere con il massacro del 7 ottobre – ma c’è un prezzo da pagare e la guerra a Gaza e il dopoguerra fanno parte di quel prezzo. La stampa israeliana descrive l’incontro tra Blinken e Netanyahu come «tempestoso».
«Siamo ancora interessati a un accordo di normalizzazione con Israele, ci eravamo vicini – dice alla Bbcl’ambasciatore saudita a Londra, il principe Khalid bin Bandar – ma non possiamo vivere con Israele senza che ci sia uno Stato palestinese». Ci sono micromovimenti. Un portavoce degli Esteri israeliano, sempre ieri, ha chiarito che non c’è alcun progetto reale per deportare i palestinesi di Gaza verso altri Stati – tentazione che era stata manifestata più volte dai ministri della destra estrema – e un giornale del Qatar scrive che una delegazione di negoziatori israeliani è tornata al Cairo, dove si tratta per la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas.
Sul fronte Nord, un attacco mirato israeliano ha colpito la macchina dove viaggiava Ali Hussein Burji e lo ha ucciso. Era un comandante di Hezbollah che dal Sud del Libano aveva diretto decine di attacchi con i droni contro le postazioni israeliane e quando è stato individuato aveva appena lasciato il funerale di Wissam al Tawil, leader delle forze speciali Radwan di Hezbollah. L’uccisione di due pezzi grossi in due giorni fa pensare che Israele voglia di nuovo fare quello che avrebbe voluto fare il 10 ottobre, lanciare una guerra preventiva contro il Partito di Dio nel Sud del Libano, come parte della sua nuova dottrina che non tollera forze ostili schierate ai confini. Poi l’Amministrazione Biden era riuscita a trattenere Israele, ma adesso gli attacchi mirati alzano le probabilità di un secondo conflitto. Il premier Netanyahu non lo teme, anzi: è possibile che tema di più una pace rapida, perché i suoi avversaripolitici non aspettano altro per provare a buttarlo giù.
Dentro la Striscia, intanto, sei genieri israeliani sono morti mentre piazzavano esplosivo per far saltare un tunnel perché un carro armato ha sparato un colpo vicino a loro e lo spostamento brusco – dice l’Idf – ha fatto detonare in anticipo le cariche. Tra i feriti gravi dello scoppio c’è anche l’attore Idan Amedi, visto nella serie “Fauda” su Netflix, richiamato come riservista fin dal 7 ottobre
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