Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Fino all'ultimo parziale Olimpio sta per tornare ma non cambia stile
Testata: Corriere della Sera Data: 01 luglio 2003 Pagina: 13 Autore: Guido Olipmio Titolo: «Sharon costretto al dialogo,Arafat vuol restare burattinaio»
Guido Olimpio traccia una sorta di bilancio. guadagni e perdite, tra Israele e ANP. Vediamolo. Il leader palestinese sembra ridimensionato, gli estremisti di Hamas si sono imposti come un interlocutore politico, Marwan Barghouti si è preso dal carcere un ruolo primario
DAL NOSTRO CORRISPODENTE GERUSALEMME - Nessuno ha vinto, certamente tutti hanno perso qualcosa. Un padre, un figlio, il lavoro, la speranza. Oltre 2140 i palestinesi uccisi, 807 le vittime israeliane. Dopo 33 mesi di intifada, il bilancio dello scontro tra israeliani e palestinesi non è netto.
Guido Olimpio sottolinea con prontezza che gli israeliani morti sono molto meno dei palestinesi. Con una differenza: i poveri palestinesi sono stati uccisi dall'esercito, mentre gli israeliani sono delle vittime. Di chi? Ovviamente il giornalista sta molto attento a non ricordare che le 807 vittime israeliane sono state massacrate durante degli attachi terroristici contro civili, mentre la maggior parte degli OLTRE 2140 palestinesi uccisi sono morti in in territorio di guerra, durante azioni di difesa o di prevenzione di un esercito israeliano democratico contro terroristi pronti a tutto e pronti anche ad utilizzare i civili palestinesi come scudi umani da poter mostrare al mondo intero, per delegittimare la moralità di Israele; inoltre, nell'articolo, ci si scorda completamente delle migliaia e migliaia di feriti israeliani colpiti dagli attacchi terroristici. Molti resteranno a vita sulla sedia a rotelle o con un bullone conficcato nella testa, invalidi o per sempre distrutti psicologicamente, senza famiglia o completamente soli.
Si può dire che la violenza non paga, ma tranquillamente si può affermare il contrario. Vediamo i protagonisti analizzandoli con tre «parametri»: la situazione, i guadagni, le perdite. ISRAELE - Il Paese è stanco, l’economia a rotoli, il principio di sicurezza messo in dubbio. La società non si è spaccata, come speravano i palestinesi, però ha espresso la volontà di un cambio. Non per una scelta ideologica, piuttosto per la constatazione che la forza non è l’unica risorsa Gli israeliani avevano forse mai affermato che la forza era l'unica strada? Olimpio dimentica che in questi mesi l'esercito israeliano ha agito in difesa della sua esistenza contro gli attacchi terroristici palestinesi. Dunque proviamo con il dialogo, è il messaggio dei cittadini I premier israeliani hanno sempre cercato di dialogare. La risposta di Arafat, dopo la proposta di pace israeliana, che lui stesso a rifiutato a Camp David nel 2000, é stata il terrorismo. Il premier Ariel Sharon fa l’equilibrista cercando di coniugare il suo cuore di destra con le esigenze dettate dal negoziato imposto dall’America Sharon, e cosi vale per ogni governante israliano, non si fa imporre negoziati da nessuno, quando firma un trattato poi lo rispetta. GUADAGNI - Israele ha ridotto le ambizioni dell’avversario, ha ristretto i confini del futuro Stato palestinese, ha rinforzato il patto con gli Usa, ha contenuto per ora le concessioni, è riuscito spesso a far prevalare sulla scena internazionale l’esigenza di sicurezza. L’eliminazione di Saddam ha ridotto la minaccia esterna. PERDITE - Ha sofferto sul piano internazionale, ha dovuto accettare una via negoziale sgradita Ma chi ha ha mai detto che la via negoziale era una strada sgradita ad Israele?
è stato costretto a trattare sotto il fuoco, ha visto ridurre il suo potere di deterrenza. Che piaccia o no, la terribile serie di attentati e attacchi ha spinto il governo a negoziare Falso! E' Israele ad aver condotto i giochi e ad aver portato, con i suoi omicidi mirati e con le azioni di prevenzione, i terroristi a una "tregua".
Attenzione; fino ad ora Guido Olimpio ha parlato di Israele esponendo i fatti come certi e indiscutibili, ma quando il giornalista parla dei palestinesi fa molta attenzione, invece, a lasciare il beneficio del dubbio e due strade percorribili. Infatti scrive:
L’AUTORITA’ PALESTINESE - Ha scelto o subìto, a seconda delle interpretazioni, l’intifada. Le sue strutture sono quasi inesistenti, sopravvive grazie ai donatori. Yasser Arafat, umiliato, obbligato a cedere qualche prerogativa al premier Abu Mazen, resta il grande burattinaio. E’ l’inizio di un fase dal finale incerto.
GUADAGNI - Resta, per il momento, l’interlocutore di Israele e dei protagonisti internazionali. I raid e la rioccupazione non hanno spezzato il suo spirito. Una eventuale soluzione diplomatica passa attraverso l’Autorità.
PERDITE - I danni economici sono devastanti, la fiducia dei cittadini è diminuita, ha dimostrato di essere rimasta ancorata a vecchi schemi che ne ha sminuito il suo status. Dopo l’11 settembre Arafat e i suoi non hanno capito che la tattica violenza-negoziato era controproducente. Dovevano, se potevano, fermarsi prima.
GLI ISLAMICI - L’uso dei kamikaze ha sovrapposto l’immagine di Jihad e Hamas a quella di Al Qaeda. Dunque ne è emerso un giudizio negativo. Un punto a sfavore bilanciato dalla considerazione del palestinese della strada. La lotta armata ha fatto crescere la considerazione per gruppi considerati onesti quanto coraggiosi. In caso di elezioni regolari la componente islamica potrebbe anche farcela.
La lotta armata? Si chiama terrorismo contro civili innocenti!!
GUADAGNI - Hamas si è imposta come un attore protagonista. Ha accettato l’hudna e ha costretto Abu Mazen a tener conto delle sue richieste. E’ riuscita ad imporre delle regole di condotta a Israele: se non ci uccidi non ti uccidiamo. Una lezione appresa dall’Hezbollah libanese Siamo sicuri che il giornalista sia inviato a Gerusalemme o vive il conflitto chiuso dentro casa in Italia? E' Israele ad aver imposto delle regole ad Hamas. Le stesse regole da applicare nella Road Map: prima devono cessare gli attacchi terroristici contro civili israeliani e i gruppi armati devono essere disarmati, poi Israele inizierà a percorrere il suo cammino verso la pace. E' da mesi ormai che Sharon lo afferma. E l'ha fatto. PERDITE - Gli israeliani hanno quasi decapitato i quadri politici e militari.
Non sono quadri politici a militari. Israele sta decapitando le cellule terroristiche. Olimpio scrive che le ondate di attacchi suicidi "hanno provocato seri contraccolpi internazionali e che molti amici arabi hanno tagliato i fondi: misura che taglia la rete sociale (asili, scuole, mense, ambulatori), in pratica il vero serbatoio di arruolamento". Spiega meglio Caro Guido Olimpio: i fondi sono fondi che finiscono nelle casse dei terroristi, non nelle scuole, dove comunque si incita all'odio e all'antisemitismo.
I LAICI - Il Fatah, con le Brigate Al Aqsa, e i vari «Fronti» sono stati l’avanguardia dell’intifada. Una scelta che li ha resi all’inizio molto popolari. Quando la rivolta ha assunto il carattere di pura guerriglia e terrorismo, lo schieramento laico si è diviso tra un’ala pragmatica, pronta a far tacere i fucili, ed una oltranzista. Divergenze strategiche e personali che hanno favorito i concorrenti islamici.
GUADAGNI - Ridotti. Possono crescere se la mappa per la pace riuscirà a procedere sul serio. Quando il quadro generale della società palestinese migliora, il Fatah - identificato con l’Autorità palestinese - riacquista posizioni. Chi invece ha sicuramente rafforzato la propria posizione è Marwan Barghouti. Già popolare durante i primi mesi dell’intifada, è stato consacrato leader dall’arresto. Il suo intervento dal carcere per favorire la tregua lo ha portato ad un passo dalla libertà e gli ha conferito un ruolo primario.
PERDITE - La crescita caotica delle Brigate Al Aqsa, fazione che in teoria dovrebbe obbedire al Fatah, ha incrinato l’autorità del movimento. I ribelli di Jenin e Nablus sono visti come dei vendicatori dell’occupazione mentre i capi tradizionali sono bollati con il marchio dei corrotti. E non è un caso che i militanti delle Al Aqsa operino in tandem con Hamas o la Jihad. Una spinta radicale legata al momento ma che dovrà essere contenuta.
Insomma, fra i palestinesi brillano gli eroi della resistenza e alla fine, come in un film che si rispetti, ne trarranno fama e gloria, come il buon Barghouti. Olimpio, anche se sta lasciando la sede di Gerusalemme, non ha perso il vizio di presentare Israele come un gigante cattivo che accetta la pace solo perchè costretto, mentre dall'altra parte ci sono sempre miliziani,attivisti, militanti. Mai terroristi.
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