Hamas vuole il cessate il fuoco immediato e permanente per salvarsi e restare al potere Commento di Zina Rakhamilova
Testata: israele.net Data: 09 gennaio 2024 Pagina: 1 Autore: Zina Rakhamilova Titolo: «Hamas vuole il cessate il fuoco immediato e permanente per salvarsi e restare al potere»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Zina Rakhamilova tradotto dal Jerusalem Post, 04.01.24, dal titolo "Hamas vuole il cessate il fuoco immediato e permanente per salvarsi e restare al potere".
Sono trascorsi più di 90 giorni dall’orribile massacro del 7 ottobre in cui terroristi di Hamas hanno fatto irruzione in Israele, hanno trucidato 1.200 civili e soldati e hanno rapito e deportato a Gaza più di 230 ostaggi. Si ritiene che più di 100 persone tuttora tenute in ostaggio siano ancora vive.
Il gruppo terroristico ha già rifiutato due offerte di pausa umanitaria, pretendendo che Israele sospenda tutte le operazioni militari a Gaza prima di iniziare a discutere un nuovo potenziale accordo. Sebbene alcune voci di Hamas abbiano recentemente lasciato intendere che siano disposti a riavviare una trattativa, rimane la domanda su come mai Hamas ritenga di poter dettare i termini di un cessate il fuoco.
Consapevole che non vi è altra via d’uscita, Hamas sta facendo tutto il possibile per dettare i termini di un cessate il fuoco permanente, con i suoi massimi esponenti che vanno ripetendo di non essere più interessati a “una pausa qui e una là, per una settimana, due settimane o tre settimane”.
L’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Meir Ben-Shabbat, ha scritto che ora Hamas “si sente abbastanza fiduciosa” da rifiutare qualsiasi accordo che non le garantisca di impedire la distruzione del gruppo.
I capi di Hamas saranno anche ingenui, ma la loro fiducia ha una base solida. Dopotutto, il mondo è pieno di dichiarati sostenitori del terrorismo o di persone semplicemente incompetenti e sprovvedute che fin dall’inizio della controffensiva israeliana invocano a gran voce un “cessate il fuoco immediato”. Sapendo di poter contare su questo ampio sostegno, perché mai i terroristi non dovrebbero consentire che le continue sofferenze della loro gente contribuiscano a salvar loro la pelle?
A parte le enormi manifestazioni pro-Hamas e la massa di paesi che alle Nazioni Unite hanno votato per un cessate il fuoco (guardandosi bene dal denunciare Hamas per i suoi crimini di guerra e dall’esortare il gruppo terrorista a deporre le armi e arrendersi), è in parte per le pressioni dell’amministrazione Biden che Israele sta utilizzando meno potenza di fuoco, in vista della terza fase della guerra.
La terza fase si riferisce a un momento in cui le Forze di Difesa israeliane continueranno a operare a Gaza con azioni antiterrorismo più puntuali e circoscritte. Ciò significherà una drastica riduzione degli attacchi aerei e del ricorso all’artiglieria (che attualmente danno copertura alle truppe di terra colpendo gli edifici da cui vengono bersagliate ndr). Ciò significherà meno distruzioni a Gaza e verosimilmente meno vittime civili: cosa in sé sicuramente positiva, ma che pone un grave problema per le truppe israeliane che rimangono sul terreno in aree dove Hamas è ancora molto attiva. E’ noto che i terroristi di Hamas tendono trappole e imboscate piazzando armi ed esplosivi in siti civili “protetti”, e agiscono in abiti civili per mimetizzarsi fra i non combattenti e nascondersi come civili. Per le Forze di Difesa israeliane combattere queste tattiche con meno supporto aereo è estremamente pericoloso. Anche se desideriamo tutti disperatamente che vi siano meno vittime e distruzioni, non possiamo prendere alla leggera i maggiori rischi a cui verrebbero esposti i soldati con un passaggio prematuro a questa terza fase.
Sapendo che Washington sta facendo pressione su Israele affinché “passi alla fase successiva”, i terroristi di Hamas si rendono conto di avere ancora delle possibilità di cavarsela. Questo è il motivo per cui Hamas ha rifiutato altre tregue respingendo la richiesta di Israele di rilasciare circa 40 ostaggi, tra cui le restanti donne e bambini, nonché uomini anziani che necessitano di cure mediche urgenti. I terroristi di Hamas ritengono che ritardando il più possibile l’uso delle loro ultime carte di scambio (esseri umani in ostaggio) e restandosene acquattati nei tunnel (a spese dei palestinesi in superfice), Israele alla fine dovrà cedere alle pressioni internazionali.
L’agonia che la Israele ha sopportato negli ultimi tre mesi è più opprimente di quanto pensassi possibile. Ho intervistato diverse famiglie i cui cari sono ancora prigionieri a Gaza e, come tutti gli israeliani, sono lacerata tra la determinazione a combattere e la disponibilità a rinunciare a qualsiasi cosa pur di garantire il ritorno sicuro di tutti gli ostaggi. Per contro, la società palestinese sembra sostenere a stragrande maggioranza Hamas, Jihad Islamica e altri gruppi estremisti violenti. Come essere umano, vorrei non vedere più morte e distruzione a Gaza. Ma sono lungi dal poter parlare in modo obiettivo perché, come tutti gli altri in Israele, vorrei che tutto questo finisse al più presto, liberazione degli ostaggi compresa.
D’altra parte, so che un futuro in cui il terrorismo continuasse a controllare Gaza non può essere un’opzione. Coloro che invocano il cessate il fuoco immediato o fanno pressione su Israele affinché entri in una fase in cui Hamas avrà la possibilità di tendere imboscate ai nostri soldati (cosa che ha pianificato da tempo), in pratica chiedono che il terrorismo l’abbia vinta.
Un finale che vedesse i tirapiedi dell’Iran in condizione di poter di nuovo scatenare l’inferno su palestinesi e israeliani a loro piacimento sarebbe un disastro per la sicurezza di tutta la regione e per ogni speranza di pace.
Abbiamo perso troppe vite e sofferto troppo per tornare allo status quo di prima del 7 ottobre. Anche se la guerra è più terribile di ogni altra cosa, i leader occidentali e i cosiddetti “attivisti per i diritti umani” dovrebbero smetterla di fare pressione su Israele perché accetti una realtà in cui Hamas riprenderebbe di fatto il controllo su Gaza. (Da: Jerusalem Post, 4.1.24)
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