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La Repubblica Rassegna Stampa
07.01.2024 Ecco chi difende Israele alla Corte dell’Aja
Cronaca di Enrico Franceschini

Testata: La Repubblica
Data: 07 gennaio 2024
Pagina: 13
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: «Il consigliere del re. Per Israele con orgoglio»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/01/2024, a pag. 13, con il titolo "Il consigliere del re. Per Israele con orgoglio" la cronaca di Enrico Franceschini

ENRICO FRANCESCHINI | Cristofariphoto
 Enrico Franceschini

Malcolm N Shaw – EJIL: Talk!
Malcolm Shaw, giurista e autore di “Genocide and international law”

LONDRA — «È un onore, un privilegio e un motivo di orgoglio rappresentare Israele»: Malcolm Shaw, l’avvocato inglese scelto dal governo dello Stato ebraico per difendersi dall’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica presso la Corte Internazionale dell’Aia, commenta così la sua nomina. Di certo, Israele non poteva trovare un giurista migliore. Oltre a essere un King’s Counsel (alla lettera un “consulente del re”), la categoria più prestigiosa dei barrister, come si chiamano nel Regno Unito i legali che difendono un imputato in tribunale (ruolo distinto da quello dei solicitor, gli avvocati che preparano i casi senza partecipare al dibattimento in aula o per questioni che non richiedono una sentenza), il 76enne Shaw è un illustre accademico e un autore di libri di diritto di fama mondiale. Laureato in giurisprudenza all’università di Leicester, ha ottenuto un master in legge all’Università Ebraica di Gerusalemme e un dottorato in legge alla Keele University. A Leicester ha insegnato diritto internazionale e diritti umani fino alla pensione ed è ora un docente emerito all’università di Cambridge. In aggiunta all’attività forense ha scritto un libro sulle dispute territoriali diventato un best-seller globale e innumerevoli altri testi di diritto, incluso uno, “Genocide and international law”, pubblicato nel 1989, specificatamente sul problema che sarà discusso all’Aia l’11 e 12 gennaio. È già intervenuto in vari casi di fronte alla Corte Internazionale, rappresentando Emirati Arabi Uniti, Serbia e Camerun. Israele respinge con sdegno l’accusa di genocidio, ma avendo firmato la convenzione dell’Onu sul genocidio ha accettato di difendersi davanti al tribunale dell’Aia. «Non siamo noi ad avere perpetrato un genocidio, è Hamas che, se potesse, ucciderebbe tutti i cittadini israeliani», ha dichiarato il primo ministro Netanyahu. «Il nostro esercito, viceversa, agisce nel maggior rispetto possibile della morale e delle leggi di guerra». Accusare Israele di “genocidio”, termine generalmente usato per descrivere lo sterminio di 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti durante l’Olocausto, suscita riprovazione nell’opinione pubblica israeliana. I media di Gerusalemme sottolineano che Israele ha lanciato la controffensiva su Gaza dopo l’attacco senza precedenti di Hamas del 7 ottobre scorso, che ha ucciso in un giorno 1.200 israeliani e ne ha presi altri 240 in ostaggio. Il Sudafrica sostiene lo stesso che «gli atti di Israele hanno carattere di genocidio perché intendono portare alla distruzione di una sostanziale parte del popolo palestinese». Israele replica che ha fatto di tutto per allontanare i civili dalle zone di Gaza bombardate e che almeno un terzo delle vittime sono combattenti di Hamas. «La storia giudicherà il Sudafrica senza misericordia per questa vergognosa accusa nei nostri confronti», conclude Eylon Levy, portavoce del governo israeliano. La Corte Internazionale dell’Aia, massimo organo giudiziario dell’Onu (con il compito di risolvere dispute fra Stati ed esprimere opinioni in merito, ma senza il potere di incriminare), ha già esaminato una volta il comportamento di Israele, definendo illegale la costruzione del muro lungo il confine con la Cisgiordania, eretto da Israele per difendersi da attacchi terroristici. Rispetto all’accusa di genocidio, il professor Amichai Cohen, esperto di diritto dell’Israel Democracy Institute, crede che la Corte non ordinerà a Israele di interrompere le operazioni militari, ma potrebbe chiedere un incremento degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.

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