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La Stampa Rassegna Stampa
30.06.2003 Ritratto di un paese
che non ha paura di guardare dietro se stesso

Testata: La Stampa
Data: 30 giugno 2003
Pagina: 3
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Contro i soldati israeliani 1200 denunce»
Riportiamo un articolo di Fiamma Nirenstein pubblicato su La Stampa lunedì 30 giugno 2003.
ZAHAL, l’esercito israeliano, si ritira da Gaza dopo mille giorni di Intifada in cui gli attacchi terroristici sono stati seguiti spesso da attacchi portati nel cuore sia della Striscia che della Cisgiordania. L’esercito è tornato a presidiare dall’interno città e zone consegnate all’Autonomia Palestinese ai tempi dell’accordo di Oslo, e Gaza torna per prima alla cura della polizia palestinese. Posti di blocco, ronde, scontri armati, sono state altrettante occasioni in cui l’esercito è stato messo sotto accusa: l’esercito ha ricevuto 1200 denunce per attività contro la legge, violenze contro civili, abuso, furto e ha dichiarato per bocca del giudice maggior generale Menachem Finklestein che accoglie tutte le richieste di indagine. Intato sono state aperte 360 istruttorie che comprendono 134 violazioni della proprietà, 153 casi di violenze, 55 di uso inappropriato delle armi. Un soldato è sotto processo per avere usato un palestinese come scudo umano; una soldatessa per aver costretto una donna a bere un liquido che l’ha fatta andare all’ospedale. Un comandante di un posto di blocco è stato rimosso per condotta impropria. Un’intera compagnia è a rischio di venire sciolta. I rappresentanti delle organizzazioni umanitarie in Israele dicono che 24 palestinesi si sono rivolte solo in giugno al Betzelem per accusare i soldati di maltrattamenti. Il comandante Noam Tivon, 42 anni che ha su di sè la delicatissima zona di Hevron, Betlemme e Nablus racconta che proprio ultimamente ha mandato un suo soldato in galera per due settimane per avere maltrattato un’anziana palestinese.
L’esercito israliano è diventato un esercito senza norma, nemico dei civili?
«La risposta è assolutamente negativa, e questo lo si vede dal fatto che non tentiamo di nascondere i nostri difetti, ma li discutiamo in pubblico, processiamo i soldati che si comportano male, li puniamo con durezza. Le nostre azioni sono contestate e esposte una a una da giornalisti severissimi, specie israeliani, e questo credo non sia permesso da nessun altro esercito. I nostri soldati hanno un codice di comportamento che imparano in corsi speciali, intensivi, insieme alle tecniche di combattimento, e ci tengono loro stessi in grande maggioranza».
Questo non toglie che i comportamenti aggressivi ai check point, le ambulanze fermate nonostante le norme internazionali, le donne incinte che non riescono ad arrivare all’ospedale, e anche i bambini uccisi durante i vostri attacchi, siano casi frequenti.
«Questa intifada ci ha costretto a un tipo di prestazione militare completamente sconosciuta, quella contro il terrorismo che utilizza tutto e tutti, che si nasconde in mezzo ai civili: lei sa che ai check point sono stati fermati 200 attacchi terroristici? E che fermare un’ambulanza può essere cruciale, come fermare una donna incinta, specie da quando ci sono tante terroriste?».
Ma che c’entra spintonare o peggio chi insiste per passare, o urlargli in faccia? Non è un segno di imbarbarimento?
«Ci sono casi molto brutti, e noi li puniamo. Ma sono pochissimi: in genere i soldati ai check point sono calmi e pazienti. E hanno tutto intorno una tensione micidiale, il loro migliore amico può essere stato ucciso un minuto prima, una bomba può essere saltata facendo trenta morti su un autobus. E non hai un esercito di fronte. E magari sei da ore al check point, o partecipi nottetempo a una operazione di ricerca di un capo di Hamas che ha già mandato una ventina di assassini suicidi. E hai diciotto-diciannove anni..»
Sono tutte cose comprensibili, ma diventano crimini troppo spesso, non crede?
«Guardi gli standard di coloro che ci criticano: non è disgustoso quello che hanno fatto i soldati belgi in Africa, o i massacri compiuti dalla Francia in Algeria? E l’Inghiltera con l’Irlanda? E gli Usa con l’Iraq o l’Afghanistan? Non c’è confronto quanto il nostro esercito, tanto criticato, sia più morale. Ma abbiamo affrontato una guerra terribile e nuova per tutti gli strateghi del mondo, i cui bambini e i vecchi sono in prima fila con i terroristi. Per esempio: lo scudo umano, di cui condanniamo l’uso, in una guerra che si compie fra i civili ce lo troviamo di fatto nel mezzo».
Fra i soldati ci sono anche criminali comuni, ladri, violenti..
«Naturalmente: noi processiamo anche chi prende una piccola cosa per portarla a casa come souvenir, e capita. E fra noi ci sono anche dei ragazzi problematici, violenti, come in ogni società. Cerchiamo di neutralizzarli, li puniamo, ne prendiamo cura».
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