domenica 22 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
26.06.2003 "Hudna", la tregua
ecco cosa significa veramente

Testata: La Stampa
Data: 26 giugno 2003
Pagina: 8
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Una "Hudna" piena di incertezze»
Per capire il significato della parola "Hudna" ed il suo percorso storico. Un ottimo approfondimento di Fiamma Nirenstein.
I RETROSCENA DELLA PAUSA NEGLI ATTENTATI DA PARTE DELL’ESTREMISMO PALESTINESE

Gerusalemme: è una trincea per lanciare altri attacchi

GERUSALEMME
MILLE e non più mille, ma sarà vero? Per uno strano giuoco del destino è nella millesima sera dall’inizio dell’Intifada di Al Aqsa che Hamas, responsabile del maggior numero degli attacchi terroristici di questi tre anni, dal Cairo ha mostrato la sua disponibilità a una tregua di tre mesi. Si tratta della famosa Hudna di cui si parla dal summit di Aqaba. Allora Abu Mazen promise a Bush, in presenza di Sharon, di fermare il terrorismo di casa sua, in cambio dell’inizio dello sgombero israeliano e del blocco degli insediamenti, prima di trattative onnicomprensive. Ben presto però fu chiaro che Abu Mazen, che tuttavia si era garantito contro il parere di Arafat i servizi di Mohammed Dahlan, un ministro degli Interni che è di fatto un uomo d’armi, intendeva arrivare al blocco del terrorismo non arrestandone i capi o impegnandosi in uno scontro anche violento, ma accordandosi con le organizzazioni estremiste per raggiungere, appunto,una tregua, la Hudna.
In cambio Abu Mazen, che si è incontrato varie volte con Hamas, le Brigate di Al Aqsa, la Jihad Islamica, offriva loro promesse di compartecipazione al governo, spinto a questo anche da Arafat, che non ha mai inteso alienare la simpatia dei gruppi terroristi alla casa madre. Inoltre, come dimostrano alcune minute venute nelle mani del quotidiano «Haaretz», agli uomini di Hamas che chiedevano duramente conto ad Abu Mazen perché li avesse, secondo loro, traditi col discorso di Aqaba, Abu Mazen ha spiegato che non aveva e non ha molte scelte: Bush, ha detto ai suoi significativamente il primo ministro, ha deciso per una guerra santa contro il terrorismo ovunque, quindi corriamo il serio rischio di diventare i prossimi della lista dopo l’Afghanistan e l’Iraq. Tutti qui, ha detto Abu Mazen, pagheremo le spese del vostro rifiuto. Le eliminazioni israeliane di vari capi di Hamas ha fatto pendere la discussione verso l’accettazione della tregua. All’accettatzione, secondo la Road Map, dovrebbe seguire l’immediato sgombero delle truppe israeliane da Gaza e da Betlemme, e la sicurezza diventerebbe appannaggio esclusivo degli uomini di Dahlan. Sharon dovrebbe dare luogo agli sgomberi degli insediamenti illegali e al blocco delle costruzioni.
Ora che Hamas è stremata e decimata, pronta a alla tregua, ci si può aspettare che la porta della pace si apra? Tralasciando per un attimo la parte israeliana, e quindi la sua fedeltà agli impegni che si tratterà di verificare sul campo nei prossimi giorni, che possibilità ha la Hudna di diventare pace? Intanto la parola Hudna stessa non è promettente: è usata nell’intero mondo musulmano per ricordare soprattutto la tregua di dieci anni stipulata da Maometto con la tribù dei Quraysh che controllava la Mecca nel settimo secolo. Dopo due anni la tregua fu rotta per un’infrazione minore dei Quraysh e Maometto lanciò la piena conquista della Mecca. Arafat usò questa parola per definire il suo impegno rispetto all’accordo di Oslo nel 1994. La Hudna serve a rimettersi in sesto, per curare le ferite. In secondo luogo, la richiesta di una tregua allarma Israele, che teme proprio un ulteriore attacco a base di tritolo e armi non convenzionali varie. Solo il disarmo delle organizzazioni terroriste, dicono gli israliani, può portare alla pace, e Abu Mazen non vuole decidersi.
Il sospetto che la Hudna sia una trincea per lanciare ulteriori attacchi da subito è rafforzata dall’enorme consenso popolare che accompagna sempre gli attacchi terroristici, l’arma base di reclutamento per le organizzazioni terroriste, e dall’idolatria verso la figura dello shahid, ancora un modello sui mezzi di informazioni e di educazione dalla nuova gestione Abu Mazen. Inoltre da Arafat vengono segnali contrari alla sospensione del terrorismo come arma strategica palestinese. Dahlan poi, negli incontri con Amos Gilad, incaricato da Israele di tenere i rapporti di sicurezza in previsione dello sgombero e del passaggio delle consegne, ha detto che la sua polizia non attaccherà frontalmente, e che comunque non intende fornire nessun piano di azione per battere il terrorismo. E’ poco promettente anche che la Hudna venga presentata dal Cairo e non dall’interno dell’Autonomia palestinese, a diminuire la forza della presa di responsabilità delle parti.




Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT