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Libero Rassegna Stampa
15.12.2023 Meloni convince Orban
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 15 dicembre 2023
Pagina: 6
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Meloni convince Orban Via libera ai negoziati per l’ingresso dell’Ucraina in Europa»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/12/2023, a pag.6, con il titolo "Meloni convince Orban Via libera ai negoziati per l’ingresso dell’Ucraina in Europa" l'analisi di Carlo Nicolato.
 
Carlo Nicolato
Carlo Nicolato
 
Meloni e Zelensky
Meloni e Zelensky
Il primo via libera è arrivato, anche se si tratta di una vittoria parziale e sofferta. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha annunciato la decisione del Consiglio di avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, di concedere lo status di candidato alla Georgia e di avviare negoziati con la Bosnia -Erzegovina «una volta raggiunto il necessario grado di conformità con i criteri di adesione». «Questa è una vittoria per l’Ucraina. Una vittoria per tutta l’Europa. Una vittoria che motiva, ispira e rafforza» ha subito commentato il presidente ucraino Zelensky su “X” in attesa che si sblocchi anche il difficile negoziato sugli aiuti inseriti nella revisione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
Un accordo sul punto potrebbe essere raggiunto oggi, al più tardi nel fine settimana.

LA SODDISFAZIONE
Palazzo Chigi, in una nota, ha scritto che «Giorgia Meloni esprime grande soddisfazione per i concreti passi avanti nel processo di allargamento raggiunti al Consiglio europeo. Si tratta di un risultato di rilevante valore per l’Unione e per l’Italia», prosegue il testo, «giunto in esito a un negoziato complesso in cui l’Italia ha giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del Trio orientale sia la Bosnia-Erzegovina e i Paesi dei Balcani occidentali».
L’idea che sta venendo fuori dal vertice, avanzata dal presidente Michel, è che la somma aggiuntiva di bilancio cui gli Stati membri dovrebbero far fronte potrebbe passare da 66 a 22,5 miliardi più spese per l’inflazione, 17 dei quali andrebbero interamente all’Ucraina. A Kiev poi spetterebbero altri 33 miliardi in prestiti che non vengono conteggiati nella somma integrativa in quanto già presi dall’attuale bilancio. Ci rimetterebbero in questo caso quasi tutti i soldi destinati all’immigrazione, cosa che di certo non trova d’accordo il governo italiano.
In un videomessaggio al Consiglio Zelensky ha detto di aspettarsi più fondi dalla Ue ma il suo discorso aveva soprattutto insistito sui negoziati di adesione. La decisione di avviarli, ha detto, «non riguarda ciò di cui hanno bisogno i politici, ma ciò di cui hanno bisogno le persone», sia quelle che combattono in Ucraina che quelle in Ue «che credono che l’Europa possa evitare di ricadere nei vecchi tempi di infiniti disaccordi infruttuosi tra le capitali».
Zelensky ha poi insistito sul fatto che l’Ucraina adesso ha tutte le carte in regola, «ha approvato le leggi chiave. Tutti voi – e sottolineo: tutti – sapete bene che abbiamo adempiuto a tutti gli obblighi». Orban alla fine ha deciso di non decidere - ha lasciato l’aula - ma un ruolo fondamentale l’ha svolto il premier Meloni con la quale ha avuto un faccia a faccia prima dell’inizio del Consiglio. «Orban», ha reso noto un alto funzionario dell’Ue presente ai lavori, «ha lasciato momentaneamente l’aula in modo costruttivo e concordato in anticipo». Da giorni si insisteva sul fatto che il premier ungherese potesse essere persuaso con concessioni su temi sensibili come lo sblocco dei fondi congelati per i mancati sviluppi sul rispetto dello Stato di diritto.
Un’eventualità che ha fatto storcere il naso all’ex primo ministro belga ed eurodeputato Guy Verhofstadt (e a qualche altro), che ha scritto al suo gruppo Renew chiedendo una mozione di sfiducia contro la Commissione qualora si decidesse in quella direzione: «I valori dell’Ue sono una pietra angolare fondamentale dell’Unione Europea e non sono in vendita».

POSSIBILI SVILUPPI
Alla luce dei veti incrociati al Consiglio si sta prendendo in considerazione anche un piano B di non facile attuazione, che prevede che i 17 miliardi da destinare a Kiev rimangano invariati ma non vengano messi a bilancio Ue. Vengano cioè sborsati da tutti i membri esclusa l’Ungheria attraverso degli accordi bilaterali con Kiev. Una soluzione che farebbe doppiamente felice Zelensky ma segnerebbe un ovvio il fallimento delle istituzioni europee.
 
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