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Libero Rassegna Stampa
14.12.2023 La strategia di Hamas
Commento di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 14 dicembre 2023
Pagina: 12
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «La strategia di Hamas: l’isolamento di Israele»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/12/2023, a pag. 12, con il titolo "La strategia di Hamas: l’isolamento di Israele", il commento di Amedeo Ardenza.

Israele combatte due guerre: la prima a Gaza, fra edifici pubblici e cunicoli senza fine.
La seconda, non meno pericolosa, fra cancellerie, forum dell’Onu e redazioni delle testate internazionali. In queste ore il bilancio degli effettivi caduti a Gaza dall’inizio dell’operazioni di terra lanciata contro la Striscia lo scorso 20 ottobre è balzato a 115. 115 funerali per un paese piccolo che aveva appena finito di seppellire le oltre 1.200 persone – in gran parte civili disarmati – assassinate nel pogrom del 7 ottobre.
Un paese che cerca anche di riscattare i 137 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas. Fatte le debite proporzioni è come se in Italia fossero stati uccisi 7.800 cittadini, se altri 890 fossero nelle mani di una mostruosa anonima sequestri e 750 militari fossero stati abbattuti in meno di due mesi. Tutto questo al netto dei feriti. Numeri che danno l’idea di come lo stato ebraico sia in un profondo stato di shock. E cosa si fa con le persone in stato di shock che continuano a essere raggiunte ogni giorno da salve di missili dal sud e da colpi di mortai e obici anticarro a nord? Si sorreggono e si aiutano a superare il momento brutto. Sbagliato.
La risposta la dà la Reuters che titola sulle perdite subite a Gaza – in 24 ore Israele ha perso dieci militari, nove dei quali vittime di un’imboscata di Hamas nella Striscia – e parla dell’isolamento internazionale dello Stato ebraico. «Israele ha goduto della simpatia mondiale quando ha lanciato una campagna per annientare il gruppo militante di Hamas che controlla Gaza», scrive l’agenzia internazionale sottolineando però che oggi questo supporto è evaporato.


SCUDI UMANI

A causare la fine del presunto idillio – idillio che non c’è mai stato – sarebbero le oltre 18.000 vittime che le Israeli Defense Forces avrebbero provocato bombardando l’infrastruttura del terrore che Hamas ha sapientemente mescolato a quella civile usando i gazawi come scudo umano. Questo scudo umano adesso starebbe funzionando testimonia la Reuters che sottolinea il progressivo irrigidimento del presidente degli Usa Joe Biden, in apparenza non più disposto a dare carta bianca all’alleato israeliano.
Anche il Financial Times nota la distanza fra il capo della Casa Bianca e il premier d’Israele Benjamin Netanyahu, con il primo contrario al “bombardamento indiscriminato” di Gaza. Biden ha anche apertamente criticato “questo governo di Israele” che renderebbe difficile un cambiamento. Parole pronunciate mentre l’Assemblea Generale dell’Onu isolava Israele – sai la novità – chiedendo un cessato il fuoco umanitario a Gaza.
Che la popolazione della Striscia sia in grande difficoltà è un dato incontrovertibile ma quello che Biden, l’Onu e il Financial Times dimenticano è che è stato Hamas a creare questa condizione e ad aprire la guerra. Senza dimenticare che l’odiato Netanyahu, ha pur fondato il suo sesto governo sull’alleanza con due poco raccomandabili partitini estremisti, ma oggi non è più il leader di una coalizione di destra-destra bensì il capo di un gabinetto di guerra a cui partecipa il centrosinistra del generale Benny Gantz.


OCCIDENTE NEL MIRINO

Sul futuro politico del premier targato Likud oggi non scommette più nessuno, nemmeno in Israele. Ma a chi giova attaccare lo stato ebraico nel più grave momento della sua storia? E se Bibi scaricasse per ipotesi i partiti dei coloni per imbarcare altre forze progressiste? I diplomatici onusiani come quelli dell’Ue lancia in resta contro i coloni si illudono se pensano che la sinistra sionista sia meno determinata a liberare Israele dal giogo del terrorismo islamico sostenuto dall’Iran. Né additare in Israele il cattivo di turno sembra aiutare la comunità ebraica globale vittima di un’ondata di antisemitismo senza precedenti. La guerra non piace a nessuno, in primis non alle madri dei soldati israeliani che Hamas uccide ogni giorno. La guerra è brutta e non piace neppure a Biden, all’Onu o al Financial Times. Ma non fare la guerra contro Hamas – anzi, impedire a Israele di fare la guerra contro Hamas – rischia di ritorcersi contro lo stesso Occidente, già dimentico dell’11 settembre, della stazione Hatocha a Madrid, di Londra, di Nizza, del mercato di Natale a Berlino, di Charlie Hebdo e del Bataclan.

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