Borrell anti Israele, l’élite che comanda in Europa Commento di Giovanni Sallusti
Testata: Libero Data: 13 dicembre 2023 Pagina: 6 Autore: Giovanni Sallusti Titolo: «Borrell il socialista ce l’ha con Israele ma adora Di Maio»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/12/2023, a pag.6 con il titolo "Borrell il socialista ce l’ha con Israele ma adora Di Maio" il commento di Giovanni Sallusti.
Giovanni Sallusti
Non vorremmo essere spicci come lui, bizzarro caso di (anti)diplomatico, certo che un catalano ferocemente ostile alla battaglia della sua terra (che è cosa diversa da un catalano laicamente non indipendentista) non ispira grande fiducia. E il modo in cui Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera Ue, affronta l’inferno mediorientale, conferma la sensazione. Ieri intervenendo all’Europarlamento ha fatto rivalutare retrospettivamente Neville Chamberlain come esempio di schiena dritta di fronte al totalitarismo. «Il livello di distruzione a Gaza resta senza precedenti, è un livello peggiore di quanto successo a Dresda, a Colonia e simile ad Amburgo» (si è solo dimenticato di portare in fondo il parallelismo: e come allora stava sul conto dei nazisti col Mein Kampf, oggi sta sul conto dei nazislamisti col Corano). Conclusione: «Tale orrore non può essere giustificato con l'orrore del 7 ottobre». È l’equiparazione finale tra la lotta per l’esistenza della democrazia ferita e la mattanza delle belve sgozzatrici, è come se allora un leader europeo avesse paragonato il pilota alleato al persecutore delle Ss. No, peggio: Borrell addirittura ribalta i poli, il 7 ottobre è già svanito, non “giustifica” nulla, non era il ritorno della Storia nella sua versione più abissale e antisemita, è al massimo una breve una cronaca. «Ci deve essere un altro modo per combattere Hamas». In attesa di reperirlo (sconsigliamo la versione hippie, fiori nei cannoni per bendisporre i macellai che vogliono cancellarti dalla cartina geografica), l’ultima idea dell’Alto rappresentante sono le sanzioni. Naturalmente contro Israele. Non è uno scherzo, è una «proposta di sanzioni ai coloni ebrei in Cisgiordania». È infatti «arrivato il momento» di compilare «una lista di persone responsabili per le violenze».
COLLABORAZIONISMO
No, di nuovo, non sta parlando di chi ha rapito, seviziato, decapitato gli ebrei in quanto ebrei, ma proprio degli ebrei. Intendiamoci, alcuni coloni perseguono una condotta goffamente controproducente per la stessa causa d’Israele. Ma che il cosiddetto «Ministro degli Esteri europeo» voglia colpire lo Stato ebraico mentre sta lottando perla sopravvivenza, ha un nome solo: collaborazionismo.
Non a caso il giorno prima si era lasciato andare: «Purtroppo gli Stati Uniti hanno posto il veto!». Si riferiva alla proposta di “cessate il fuoco” presentata in sede Onu che viceversa «i membri europei del Consiglio di sicurezza hanno votato», compatti ancora una volta verso l’obiettivo numero uno di Hamas. Quello del socialista eurofondamentalista con l’America è del resto da sempre un rapporto travagliato.
Nel novembre 2018, da ministro degli Esteri spagnolo, regalò la seguente, meditata analisi storiografica. «Gli Stati Uniti sono coesi politicamente perché al momento dell'indipendenza praticamente non avevano storia. L’unica cosa che hanno dovuto fare è stata uccidere quattro indiani». A parte che era falso (per guadagnare l’indipendenza le tredici colonie sconfissero l’allora esercito più potente del globo, quello inglese), non pareva un capolavoro di strategia geopolitica. Dev’essere per questo che il governo Sanchez lo premiò sponsorizzandolo per l’alto incarico a Bruxelles.
CONTRO GLI USA, PER LA CINA
Appena preso possesso del ruolo, si dedicò a smontare la dottrina sulla Cina come «rivale strategico» dell’Europa. Perché, bontà sua, «è chiaro che non abbiamo gli stessi sistemi politici», ma «non penso che la Cina giochi un ruolo che può minacciare la pace mondiale». La copertura fattuale del Dragone all’aggressione putiniana contro l’Ucraina e la sua alleanza sbandierata con i tagliagole iraniani, i veri capi dei tagliagole subordinati di Hamas, stanno lì a dimostrare quanto fosse lucida la profezia di Borrell. Del resto, quando nel maggio scorso un giornalista gli chiese conto di un attacco ucraino a Belgorod, città di confine russa, rispose: «Non so cosa è successo a Belgrado». Ma la gaffe di gran lunga peggiore è tutta politica: aver indicato Giggino Di Maio come «il candidato più adatto» a ricoprire il ruolo di inviato Ue nel Golfo Persico
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