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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Deborah Fait
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La barzelletta del mese: Erdogan difensore dei diritti umani 5/12/2023
La barzelletta del mese: Erdogan difensore dei diritti umani
Diario di guerra di Deborah Fait
 
 
Turchia, Erdogan marchiato di crimini contro l'umanità - Per I Diritti Umani
Erdogan
 
 
Oggi ho letto la barzelletta del mese e mi è scappata una risata anche se in questo periodo non si ride molto in Israele. Avete presente Erdogan? Il presidente turco, quello che da anni rade al suolo intere città e villaggi curdi, che usa contro il popolo curdo armi chimiche e gas tossici, quello che ha fatto a pezzi con le bombe a grappolo, illegali secondo gli accordi internazionali,  migliaia di bambini? Quello i cui soldati urlano “ammazziamo tutti quei porci di curdi atei” e giù come matti a urlare “Allahu akhbar”. Un ragazzo curdo ha detto “Se dovessimo scegliere tra Erdogan e Assad (presidente siriano) ovviamente sceglieremmo Assad”. Il che è tutto dire. Ebbene, questo signore turco che, dal 7 ottobre, ha preso le parti di Hamas e ha usato la retorica antiisraeliana anche dopo il terribile pogrom, ha definito Netanyahu “criminale di guerra” e “macellaio di Gaza”. “Israele-ha detto il dittatore turco- non è solo assassino ma anche ladro perchè Gaza è dei palestinesi”.

Per puro caso ho sentito le stesse perle di Erdogan uscire dalla bocca del prof Orsini a Carta Bianca. Lungi da me fare dei paragoni tra un dittatore che, tutto sommato, è un capo di stato di un grande paese musulmano nemico di Israele, e uno sconosciuto (fino a qualche tempo fa) professore italiano, fan di Putin e con un odio profondo per Israele. Costui, con la sua solita parlantina da fiume in piena che non dà a nessuno la possibilità di interromperlo, ha snocciolato tanti di quegli improperi contro Israele e il suo premier da far rizzare i capelli in testa. Da suscitare persino l’invidia di quell’altro innamorato dei terroristi assassini di ebrei, l’ineffabile Dibba, al secolo Alessandro Di Battista. Il gatto e la volpe dei talk italiani.

Nel frattempo escono altre terribili testimonianze dagli ostaggi liberati finora. Un ostaggio è stato tenuto prigioniero in soffitta nella casa di un insegnante dell’Urnwa; una bambina, Emily, cui urlavano, mettendole la pisola alla testa, di non parlare e non piangere, tanto che ancora oggi ha paura di alzare la voce e parla sussurrando. Un soldato ha testimoniato di aver visto a Gaza corpi smembrati di ragazze, in precedenza stuprate, gettati a terra a marcire, di aver visto pezzi di bambini appesi alle corde del bucato davanti alle case palestinesi. Più il tempo passa più orrori mai visti e mai pensati, vengono alla luce e Israele urla di dolore e disperazione ad ogni testimonianza. I nostri bambini, i bambini israeliani che non sanno odiare, che non vengono mandati a otto anni in campi di rieducazione per imparare a uccidere, i nostri bambini felici, catturati da mostri che li bastonano, che li costringono a guardare i filmati degli stupri, che li minacciano, che, con crudeltà infinita e inimmaginabile, dicono loro che i genitori sono morti e che Israele non li vuole più, che li ha abbandonati. Le strade di Israele sono coperte con le foto degli ostaggi, la piazza di Tel Aviv, dedicata a loro, è sempre piena di gente che guarda, prega, piange, canta e anche protesta contro il governo che non riesce a riportare a casa tutti. Israele è diverso, non si sorride più, ma la vita prevale sempre, con il lavoro, con la grande vivacità della nostra gente, con il coraggio che dobbiamo dimostrare ai nostri bambini e con la fantasia per inventare storie che giustifichino e leniscano la paura che provano al suono delle sirene, dei colpi dei missili e delle fughe nei rifugi. Per loro che sono il futuro di Israele dobbiamo avere la forza di trasformare la tragedia in un gioco. Israele è sempre grande, in pace come in guerra.
 
 
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Deborah Fait

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