Lgbt terroristi per Mosca Analisi di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 01 dicembre 2023 Pagina: 31 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Se la Russia di Putin vieta l'amore LGBT»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/12/2023, a pag.31 con il titolo 'Se la Russia di Putin vieta l'amore LGBT' l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Fuori legge per "estremismo". La Corte Suprema di Mosca ha fatto un passo che in un giorno ha portato la Russia ben oltre l'ideale del passato sovietico professato da Vladimir Putin: a venire messo al bando è stato l'intero "movimento interazionale LGBT", e il fatto che una entità politica e giuridica con questo nome non esista non è stato d'ostacolo per nessuno. Dal 10 gennaio 2024, quando la sentenza entrerà in vigore (ed è impossibile che venga impugnata, anche perché non esiste una organizzazione con questo nome), qualunque attivista LGBT rischierà potenzialmente da due a cinque anni di carcere, anche per un eventuale finanziamento a qualche Ong di difesa dei diritti delle minoranze. I dirigenti delle organizzazioni LGBT richiederanno fino a 10 anni di carcere per "estremismo", e anche i semplici utenti di Internet saranno potenzialmente a rischio anche per gesti innocenti come un repost di tematiche queer sui social. Un'operazione lampo della giustizia putiniana, avvenuta soltanto due giorni dopo che al Concilio del popolo russo il presidente russo ha parlato a un pubblico composto essenzialmente da gerarchi del patriarcato di Mosca delle tradizioni della Santa Russia, della necessità di tornare a famiglie di quattro-cinque figli, dei "valori russi". Il patriarca Kirill sta invocando il divieto dell'aborto, e molte cliniche private in Russia stanno già rinunciando a praticare interruzioni di gravidanza, perché a tutti è chiaro che il capo della chiesa ortodossa è sceso in campo con la benedizione del Cremlino. In attesa dell'annuncio ufficiale della ricandidatura di Putin alle elezioni del marzo prossimo, è già chiaro che la campagna elettorale per la quinta presidenza del leader russo si svolgerà sotto il segno di un conservatorismo reazionario, che ormai più che a Stalin si ispira a Ivan il Terribile. In Paesi come l'Iran o l'Uganda, dove la "omosessualità aggravata" viene punita con l'ergastolo o la pena di morte, non sono ancora arrivati all'idea del Cremlino: rendere potenzialmente criminali tutti quelli che non sono esplicitamente omofobi. La decisione di dichiarare "estremista" il movimento LGBT non riguarda infatti soltanto le persone omosessuali: a poter venire incriminati saranno anche attivisti, giornalisti, simpatizzanti, avvocati, chiunque si metta una spilletta arcobaleno o alzi la voce in difesa delle persone queer. Per Mosca girano già le voci sulle liste degli omosessuali e attivisti di spicco contro le quali verrà emesso un mandato di arresto, e molte persone LGBT stanno cercando freneticamente un modo per lasciare la Russia. Perfino alcuni giornalisti e opinionisti leali al Cremlino sono rimasti sotto shock per una decisione giuridicamente folle. Ma tutto quello che sembrava troppo assurdo, estremo e oscurantista per un Paese che si considera una superpotenza culturale, tutti quelli che apparivano come personaggi marginali ed emarginati di un circo mediatico, diventano ora politica ufficiale del Cremlino. La censura delle scene omosessuali nei film, le sovracopertine speciali dei libri che trattano tematiche LGBT, e l'oscuramento dell'arcobaleno nel videoclip di una band coreana trasmesso dalla tv russa potevano sembrare ridicoli eccessi di zelo di un regime in cerca di una ideologia. Il bando del "movimento LGBT" trasforma la farsa in tragedia, anche perché è una mossa politica ancora prima che moralista: per Putin, la lotta per i diritti degli omosessuali è un progetto dell'Occidente per "minare i valori tradizionali russi", e quindi nella sua Russia forse sarà possibile (di nascosto e a proprio rischio) amare una persona dello stesso sesso, ma difendere i diritti dei gay sarà punito con condanne equiparabili a quelle per un omicidio.