Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Libero Rassegna Stampa
30.11.2023 Iran e Russia pro Hamas contro Israele e Ucraina
Analisi di Fabrizio Cicchitto

Testata: Libero
Data: 30 novembre 2023
Pagina: 13
Autore:
Titolo: «Perché serve un’operazione-verità»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/11/2023, a pag.13, con il titolo "Perché serve un’operazione-verità", il commento di Fabrizio Cicchitto.

Fabrizio Cicchitto - Wikipedia
Fabrizio Cicchitto

Guai a sottovalutare gli avversari, anzi i nemici. È dal 1989-91 che l’Occidente ha sottovalutato sia la Russia che la Cina, per molti aspetti più la Russia che la Cina. Non si venga a dire, come l’ha fatto anche Papa Francesco dicendo che la «Nato ha abbaiato ai confini della Russia». Putin non si è affatto allarmato quando la Polonia e tutti i Paesi Baltici si sono collocati nella Nato. Invece ha cominciato a dare in escandescenze quando in Ucraina ha prevalso un movimento popolare di base che ha cacciato via Yanukovic, il corrispettivo di Lukashenko in Bielorussia per i pericoli di propagazione che quel nuovo movimento avrebbe potuto avere in altri Paesi provenienti dalla Federazione Russa e nella stessa Russia. Fino ad allora Putin era rimasto del tutto tranquillo per le molteplici “prove d’amore” che gli aveva dato l’Occidente: da Obama che sostanzialmente aveva messo nelle sue mani la Siria di Hassad, alla Merkel, Schroeder, Berlusconi e Prodi che gli avevano consegnato il controllo di larga parte del fabbisogno energetico della Germania e dell’Italia. 

LA DEMOCRAZIA FA PAURA Di fronte però al pericolo assai concreto costituito dal successo del Movimento democratico in Ucraina, Putin ha deciso di fare un blitz in quel Paese sicuro di due cose: che l’Ucraina sarebbe crollata in tre giorni, che né gli Usa né l’Europa si sarebbero mossi. Anche per Putin, però, vale il principio di non sottovalutare mai l’avversario. Zelensky e il popolo Ucraino gli si sono rivoltati contro e facendolo hanno costretto l’Occidente a “svegliarsi”: sono stati costretti a capire che se non bloccavano Putin in Ucraina, i passi successivi sarebbero stati la Georgia, la Moldavia e i Paesi Baltici. Il fatto che nazioni da sempre neutraliste come la Svezia e la Finlandia abbiano chiesto l’adesione alla Nato dimostra l’entità dell’allarme che si è propagato nella Europa del Nord. Così gli Usa, la Nato e la Ue hanno appoggiato l’Ucraina e Zelensky. Lo hanno fatto, però, con un braccino assai corto perché, come ha sempre proclamato Macron «non bisogna umiliare Putin». Il problema era di infliggere a Putin tali colpi da togliergli la possibilità di piegare l’Ucraina. Invece, combattendo con una mano sola, e quindi limitando gli aiuti alla Ucraina, si è arrivati a una condizione di stallo che è molto più favorevole a Putin che non a Zelensky e all’Occidente. Infatti non a caso Putin ha deciso che bisognava fare di tutto per aprire un secondo fronte che indebolisse lo stesso Zelensky, gli Usa e le nazioni europee, tutti alle prese con elezioni realmente democratiche, non quelle farsa che si fanno in Russia. Così Putin ha lavorato per costruire una sorta di lodo militare a tre punte, costituito dall’Iran, che sta fornendo droni sia alla Russia sia ad Hamas, ovviamente dalla stessa Russia e da Hamas impiegati in una azione militare terroristica. Così Hamas, che ha lavorato all’operazione per due anni, nel momento cruciale del 6-7 ottobre è stato aiutato anche dall’accecamento delle difese cibernetiche israeliane al confine di Gaza che Hamas non aveva le capacità tecniche per realizzare. 

STRATEGIA MEDIATICA Tutto ciò è stato favorito dagli errori commessi da Netanyahu che ha sottovalutato la pericolosità di Hamas e del suo retroterra internazionale. Grazie a tutto ciò Hamas ha potuto sferrare il 7 ottobre un colpo micidiale, di straordinaria crudeltà e intensità terroristica, usando anche lo stupro sistematico come strumento di umiliazione di un nemico fino ad allora considerato invincibile. Hamas è ricorso a due risorse che, come ha scritto ieri Daniele Capezzone, gli servono per giocare una incredibile partita mediatica sia rispetto al terzo mondo sia specialmente rispetto all’Occidente: da un lato i rapiti dai kibbutz , dall’altro i due milioni di palestinesi. I rapiti servono per condizionare gli israeliani, e anche per realizzare una incredibile operazione mediatica secondo cui una parte dei giornali e delle tv dell’Occidente mandano il seguente messaggio: «Quanto sono buoni i resistenti di Hamas che ogni giorno rimettono in libertà bambini e persone anziane». Nessuno rileva che in cambio essi ottengono la liberazione di terroristi combattenti nella proporzione di 1 a 3-1 a 4. Poi quasi nessuno rileva che nel corso di questi anni Hamas ha realizzato a Gaza una operazione di insediamento in seguito alla quale larga parte delle sue truppe sono inabissate nei suoi tunnel o sotto gli ospedali, mentre la popolazione civile è diventata carne da cannone o scudo umano perché gli israeliani, essendo costretti dopo tutto quello che è accaduto a combattere Hamas, armi alla mano, finiscono anche col colpire una parte della popolazione palestinese non per crudeltà ma perché Hamas si è incorporata in essa esponendola al massimo possibile. 

MOSTRARE TUTTO In questo contesto scatta l’operazione politico- mediatica, per cui è scomparso il 7 ottobre con i suoi 1300 morti e le centinaia di stupri sulle donne israeliane, e appare che la inevitabile risposta di Israele è l’espressione di una prevaricazione colonialista al limite del nazismo come hanno osservato le gentili e acute femministe che hanno manifestato a Roma. Questo è il retroterra che dà una motivazione all’esigenza che Israele non si autocensuri ma faccia conoscere al mondo quello che è avvenuto davvero il 7 ottobre e poi che contribuisca ad aprire un ragionamento intorno a ciò che stanno combinando due potentissimi Stati canaglia (Iran e Russia). Nei confronti di quest’ultima è straordinario il fascino che essa esercita sulla estreme (destra e sinistra). Esistono i nipotini rossi e bruni del patto Ribbentrop Molotov che esercita tuttora un fascino perverso su settori estremi della opinione pubblica.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui