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Deborah Fait
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Il triste crollo del femminismo 29/11/2023
Il triste crollo del femminismo
Diario di guerra di Deborah Fait

Guardando le manifestazioni indette per Giulia Cecchettin, contro la violenza sulle donne, sono stata presa da un tale sconforto e senso di schifo cui non potevo reagire,  non riuscivo a pensare ad altro. Continuavo a vedere quei giovani volti sfigurati da una rabbia infernale, a sentire quelle voci rese stridule dall’odio. Quelle manifestazioni dovrebbero essere ricordate come una vergogna nazionale. Il movimento -Non una di meno- dovrebbe essere dichiarato fuori legge perché fortemente antisemita. Quale donna ebrea avrebbe potuto parteciparvi dopo aver letto quanto elencato nella piattaforma della manifestazione, un diretto attacco a Israele “ stato coloniale, razzista e genocida” e ancora “Lo stato italiano deve smetterla di essere complice di genocidi schierandosi in supporto dello stato coloniale di Israele e appoggiando di fatto il genocidio del popolo palestinese”. Nemmeno una parola sulle violenze subite da Israele da parte dei palestinesi, gli stupri di donne e bambini, anche lattanti. Oggi il movimento pseudo femminista è legato alle sinistre quindi è automaticamente contro Israele. Ai miei tempi, mi riferisco alla mia lontanissima gioventù, si era comunisti o fascisti. Io, figlia della Shoah, non potevo che essere comunista. Poi ho incominciato a sentire alcune voci, a leggere alcuni articoli, a sentir parlare Mario Capanna e i suoi deliri antisemiti e ho capito in che fogna ero cascata, ingenuamente, colpevole la mia giovane età e il mio idealismo. Facevo anche parte della CGIL e una sera, durante una cena per festeggiare un contratto portato a casa, un mio collega si è alzato e, alzando il bicchiere di vino verso di me, ha detto “Brindiamo agli ebrei e peccato che non li abbiano fatti fuori tutti”. È stata la fine di qualsiasi cosa avesse per me odore o colore di “sinistra”. Nel frattempo Il partito Radicale di Marco Pannella si era trasformato in soggetto politico e là ho trovato la mia casa. Con Marco e i compagni radicali ho potuto finalmente condurre le mie lotte con l’animo privo di odio sociale e con amici innamorati di Israele. Abbiamo lottato per il divorzio, per l’aborto, per i diritti civili, per Israele. Abbiamo ricevuto insulti e aggressioni da quelli che sventolavano la falce e il martello. Comunque i comunisti di un tempo, nonostante i katanghesi del Movimento Studentesco girassero con le chiavi inglesi nascoste sotto gli immancabili eskimo, non avevano nulla da invidiare alla violenza dei manifestanti di oggi, intabarrati in kefieh, simbolo di morte e odio feroce contro gli ebrei e Israele. La kefiah al posto dell’eskimo, qualche cacciavite nascosto per sostituire la chiave inglese, l’odio nel cuore e il nulla assoluto nel cervello. Almeno i katanghesi ogni tanto pensavano, i manifestanti di oggi hanno troppo odio e ignoranza per poterlo fare.  Le ragazze e i ragazzi che il 25 novembre sono partiti dal Circo Massimo, hanno reso inutile, ingiusta e violenta una manifestazione che avrebbe dovuto e potuto unire tutte le donne per onorare Giulia, le donne iraniane, e l’ultima mostruosità: lo stupro di massa contro le donne ebree di Israele da parte degli “eroici” maschi palestinesi.
Il 5 dicembre, in Piazza del popolo, a Roma la comunità ebraica organizzerà una manifestazione per dire NO all’antisemitismo, NO al terrorismo: “ No all’Antisemitismo, no al Terrorismo. Questo è l'appello della Comunità Ebraica di Roma e dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che insieme promuovono la manifestazione nazionale in programma martedì 5 dicembre alle ore 19:00 a Roma, in Piazza del Popolo.  Viviamo con grande preoccupazione il clima di crescente antisemitismo degli ultimi tempi. Vogliamo quindi esprimere apertamente una chiara condanna contro questo fenomeno in tutte le sue forme e denunciare insieme il Terrorismo e la radicalizzazione.  Insieme ai massimi rappresentanti delle istituzioni del mondo politico, religioso e civile, scendiamo in piazza in questa grande mobilitazione popolare in difesa dei nostri valori comuni. Vi aspettiamo!”
Speriamo che almeno quel giorno chi ci odia ci lasci in pace.

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Deborah Fait

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