Biden: Scelta sbagliata! Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Repubblica Data: 20 novembre 2023 Pagina: 15 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Un nuovo governo per Gaza e stop agli estremisti ebrei. La svolta obbligata di Biden»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/11/2023, a pag. 15, con il titolo "Un nuovo governo per Gaza e stop agli estremisti ebrei. La svolta obbligata di Biden" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Joe Biden
NEW YORK — Sono due le ragioni che hanno spinto Biden all’accelerazione sul Medio Oriente, attraverso l’articolo di sabato sul Washington Post: una internazionale e l’altra domestica. La prima è favorire una soluzione di lungo termine per la crisi a Gaza, che raggiunga anche gli obiettivi di isolare l’Iran e contrastare il tentativo delle autocrazie cinese e russa di trascinare il Sud globale nel loro campo. La seconda è placare la dissidenza interna al suo stesso partito, e nell’elettorato più giovane, che l’anno prossimo potrebbe costargli la rielezione. Dopo il 7 ottobre Biden ha preso una posizione netta in difesa di Israele perché pensa che sia la cosa giusta, ma anche perché è convinto che non si possa tornare alla situazione del 6 ottobre, nel nome della stabilità regionale e mondiale. L’amministrazione americana ritiene che Hamas non possa più avere un ruolo, e vada smantellata la struttura militare con cui minaccia quotidianamente lo Stato ebraico. I compromessi tollerati dalla fine dell’occupazione di Gaza in poi, dallo stesso Netanyahu per dividere i palestinesi, non sono più accettabili. Primo, perché hanno dimostrato di non bastare a garantire la sicurezza dello Stato ebraico; secondo, perché ostacolano la soluzione dei due stati, che secondo Washington resta l’unica praticabile nel lungo termine. Il Wall Street Journal ha scritto che l’obiettivo di Netanyahu era usare Hamas contro l’Autorità palestinese, allo scopo di indebolirla per impedire la creazione dello Stato. Ora però questa strategia non regge più. Biden è convinto che si debba usare la guerra come quella del Kippur, che portò alla pace con l’Egitto, per costruire una soluzione definitiva. La vede in una nuova spinta per i due Stati, riunificando Cisgiordania e Gaza sotto la gestione dell’Anp. Il problema è che l’Autorità palestinese è debole, non è in grado di garantire la sicurezza nella Striscia, e forse neanche di governarla. Quindi come prima cosa bisogna costituire una struttura per legge e ordine nell’immediato, magari sotto mandato Onu, dove però Egitto, Giordania e altri Paesi arabi stanno puntando i piedi, perché non vogliono essere visti come nemici dei palestinesi o complici degli israeliani. Poi è necessario “rivitalizzare” l’Anp, ossia cambiare la leadership, eliminare la corruzione, rendere più efficace la sua amministrazione, superare le riserve che ancora sopravvivono contro Israele. Questo non solo perché lo Stato ebraico non si fida dell’Autorità attuale come partner per la pace, maanche perché per avere successo il piano di Washington ha bisogno di un governo palestinese in grado di funzionare e produrre risultati concreti per la popolazione. Un percorso essenziale per garantire la stabilità futura della regione, e rilanciare il negoziato con l’Arabia Saudita sulla normalizzazione delle relazioni con Israele, che sarebbe il vero colpo temuto dall’Iran. Biden nel suo articolo ha associato Hamas a Putin perché li vede come due facce della stessa medaglia, ossia le forze determinate a distruggere l’ordine globale emerso dopo la Seconda guerra mondiale. Quindi la soluzione della crisi a Gaza servirebbe non solo a portare la stabilità in Medio Oriente, ma anche a contrastare questa offensiva. Liberare gli ostaggi, sollecitare Israele a proteggere i civili, e richiamare i coloni che attaccano i palestinesi nel West Bank - nel suo articolo Biden ha annunciato che è pronto a negare a questi ultimi il visto di ingresso negli Usa - serve a favorire questo piano e rispondere alle critiche interne. Domenica il senatore Bernie Sanders ha pubblicato un documento per dire che bisogna sostenere lo Stato ebraico, vincolando però gli aiuti a cinque punti: stop ai bombardamenti indiscriminati e pause umanitarie dei combattimenti; ritorno degli sfollati di Gaza alle loro case; no all’occupazione israeliana o il blocco della Striscia; fine delle violenze dei coloni in Cisgiordania e degli insediamenti; ripresa dei colloqui per i due Stati. Anche il deputato democratico Dan Goldman e il senatore Cory Booker hanno scritto una lettera simile a Biden. Il presidente deve ascoltarli perché altrimenti rischia di perdere voti a sinistra e tra i giovani, giocandosi la rielezione. Nel 2020 sconfisse Trump di 24 punti tra gli elettori sotto i 29 anni d’età; secondo un sondaggio pubblicato dallaNbc,ora in questa fascia perderebbe 46 a 42%. La sua popolarità tra i giovani sotto i 34 anni è scesa al 31%, e il 70% disapprova la linea in Medio Oriente. Correggerla e ottenere la soluzione della questione palestinese sarà una delle chiavi per restare alla Casa Bianca.