lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Internazionale Rassegna Stampa
17.06.2003 Sempre attenti ad una parte sola
Da Internazionale del 13 giugno 2003

Testata: Internazionale
Data: 17 giugno 2003
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «La strada per la pace»
Internazionale di questa settimana riporta in copertina, a tutta pagina, la foto di un bambino chiaramente palestinese, che cammina sulle macerie di una casa, sotto la scritta "la strada per la pace".

A pag. 4 è pubblicata (su 2 pagine), la foto del terribile attentato di mercoledì scorso in centro Gerusalemme, ma resta il fatto che, quando si tratta di affrontare l'argomento, le copertine di Internazionale sono sempre dedicate alla parte palestinese.

A pag. 20 è pubblicato un articolo, tratto dal quotidiano arabo edito a Londra, Al Hayat, dello scrittore palestinese E. Said, bilanciato, come sempre dovrebbe essere, da un pezzo tratto dal settimanale Observer di D. Aaronovitch.

A pag. 19: dalla cronaca della settimana da Israele (dalle ore 19 del 04-06-2003 alle ore 19 dell'11-06-2003)

Violenze
Due attentati contro Israele: 20 morti
L'11 giugno un kamikaze palestinese si è fatto saltare in aria vicino a un
autobus a Jaffa road, la più grande via nel centro di Gerusalemme ovest. Le
vittime israeliane sono almeno sedici, oltre 65 i feriti.
L'attentato è la risposta annunciata degli estremisti palestinesi di Hamas al tentativo di uccidere il leader Abdelaziz al Rantisi con un raid mirato, il 10 giugno.
Internazionale li chiama estremisti, ma dovrebbe chiamarli con il loro vero nome, ovvero terroristi, non sembra così difficile da capire.
Inoltre Internazionale omette di collegare la tentata eliminazione del leader di Hamas all'attentato terrorista costato la vita a 4 soldati israeliani ad Erez, alcuni giorni prima, subito dopo la firma di Aqaba. La notizia di questo attentato viene data in seguito, ma rimane comunque slegata dal contesto.

Un'ora dopo l'attentato dell'11 giugno, sette palestinesi sono stati uccisi
in un altro raid mirato dell'esercito israeliano a Gaza. Elicotteri di
Tsahal hanno colpito l'auto di Massud Titi, uno dei leader delle Brigate
Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas. Il leader palestinese Yasser
Arafat ha condannato l'attentato di Hamas e ha chiesto la fine delle
violenze.

L'8 giugno tre kamikaze palestinesi, travestiti da soldati israeliani,
hanno attaccato alcuni militari a un posto di blocco di Erez, tra Israele e
la Striscia di Gaza. I palestinesi hanno ucciso quattro militari israeliani
prima di essere uccisi a loro volta. L'attentato è stato rivendicato da Hamas, dalla Jihad islamica e dalle Brigate dei martiri di al Aqsa, un gruppo armato legato ad al Fatah.
Sarebbe stato utile ricordare che Al Fatah è il partito di Arafat.

Agguato a Rantisi
Il 10 giugno Abdelaziz al Rantisi, uno dei leader del movimento radicale
palestinese Hamas, è sfuggito a un raid mirato dell'esercito israeliano nel
centro di Gaza. Due elicotteri hanno sparato cinque missili contro la sua
auto. Rantisi, 55 anni, è rimasto ferito; due passanti palestinesi sono
stati uccisi, trenta sono feriti.
Qui Internazionale fa un pò di confusione, riportando ancora la notizia del tentativo di eliminazione al leader di Hamas, ma omette, ancora una volta, di dire che questa operazione è la risposta all' attentato di Erez.

Il presidente statunitense George W. Bush si è detto "turbato" dal raid.

Il presidente Bush si era detto "turbato" anche per l' attentato di Erez che ha dato il via alla rappresaglia, ma la redazione omette di scriverlo.

Israele ha ammesso l'attacco: il premier Sharon ha detto che "Israele continuerà ad agire contro i nemici della pace".

Sharon ha anche detto che, visto che l'Anp, non ha mai fatto nulla per fermare il terrore, allora ci penserà Tsahal, la redazione scrive solo un sunto peraltro incompleto.

Secondo un sondaggio del quotidiano israeliano Maariv, il 56 per
cento degli israeliani interpellati ritiene opportuno il momento scelto per
colpire il leader di Hamas, mentre per il 33 per cento sarebbe stato meglio
aspettare [10]. L'esercito israeliano ha smantellato dieci dei quindici
avamposti israeliani (colonie) illegali in Cisgiordania, come previsto dalla
road map per la pace in Medio Oriente [10].

Belgio
Processo a Sharon
La magistratura belga ha giudicato accoglibile la denuncia di alcuni
palestinesi contro il generale israeliano Amos Yaron per il suo ruolo nel
massacro di Sabra e Chatila, in Libano, nel 1982. Le accuse sono le stesse
mosse contro il premier israeliano, all'epoca ministro della difesa e
potrebbero portare Sharon in tribunale a Bruxelles.
Qui non si capisce se, quello di Internazionale, sia l' auspicio di vedere Sharon in tribunale in Belgio, oppure una notizia. Se è una notizia, è priva di fondamento, in quanto la corte d'appello di Bruxelles ha già definito non accoglibile la richiesta riguardo Sharon.

Pag. 55: riassunto di un articolo del giornale arabo Al-Wasat, correttamente definito filopalestinese, scettico nei confronti della road-map, ma sostanzialmente neutro.

La questione più dibattuta attualmente in Medio Oriente è la road map, il piano di pace elaborato dal Quartetto – Nazioni Unite, Russia, Stati Uniti e Unione europea. Un progetto che non convince al Wasat, un settimanale schierato su posizioni panarabe e filopalestinesi. Il giornale non crede al suo successo: "Un nuovo piano di pace complessivo potrebbe permettere un rilancio del dialogo, il che è sempre positivo. Ma gli ostacoli sono numerosi".
La maggiore debolezza della road map non risiede tanto nel suo contenuto – non molto diverso da quello dei piani precedenti – quanto nello spettro del passato: "In questi cinquant’anni il conflitto ha visto decine di piani suscitare grandi speranze, per poi provocare una disperazione ancora maggiore".
La riuscita della road map dipende dall’accettazione delle diverse parti in causa, anche se comunque "non sarà affatto facile da realizzare". In particolare Al Wasat sottolinea la feroce opposizione della destra israeliana e l’atteggiamento delle organizzazioni islamiche fondamentaliste ostili all’Autorità Nazionale Palestinese. Al Wasat conclude che "la pace nasce e cresce gradualmente prima di tutto nella vita quotidiana".
Nella stessa pagina viene pubblicato un riassunto di un servizio estratto dal periodico Jerusalem Report, riguardo alla situazione dei clandestini in Israele. Il riassunto fornisce una visione distorta della realtà, come se Israele fosse xenofobo e ci fosse la caccia ai clandestini, i pogrom al rovescio, di lugubre memoria.
Il governo è chiaramente costretto a controllare il fenomeno per motivi di ordine pubblico legati anche alla possibilità di infiltraggio di eventuali terroristi stranieri.
Ogni fenomeno fuori controllo rappresenta un rischio per il piccolo stato ebraico; già alle prese con una lotta senza quartiere al terrorismo ed ai rischi presenti nell'area mediorientale, densa di ostilità e odio nei suoi confronti.
Questi rischi, la redazione omette di presentarli.
O si pubblica il servizio per intero, altrimenti il riassunto deve essere corretto, fedele alla realtà ed al contesto.

Alice ha trentatré anni ed è originaria del Ghana. Vive con suo marito John a Tel Aviv, dove sono nate le loro due figlie. Alice e John fanno parte dei duecentomila immigrati clandestini residenti in Israele. Qualche tempo fa la polizia si è presentata a casa loro nel cuore della notte. Dopo avere bussato inutilmente, ha sfondato la porta, messo sottosopra l’appartamento e malmenato i due immigrati. Poi John è stato portato via in manette.
Le condizioni per il suo rilascio sono drastiche: 2.700 euro di cauzione e quattro biglietti aerei per il Ghana. La famiglia ha un mese per sistemare le sue cose, dopo di che dovrà lasciare il paese definitivamente (a quel punto le verrà restituita la cauzione). Il governo israeliano ha dichiarato guerra all’immigrazione clandestina e a questo scopo ha creato a settembre un’apposita divisione della polizia, l’autorità per l’emigrazione.
Spesso i clandestini vengono fermati in mezzo alla strada e rimpatriati direttamente. Molti lasciano il paese volontariamente per paura di essere scoperti. Intanto si moltiplicano le denunce per maltrattamenti. Da settembre quarantamila stranieri hanno lasciato Israele. Di questi 25mila lo hanno fatto di propria iniziativa, gli altri sono stati espulsi.
Riassumendo, elementi positivi del numero preso in esame:

- Due articoli bilanciati in apertura di Said e Aaronovitch, come dovrebbe sempre essere.

Elementi negativi:

- Quando Internazionale affronta il conflitto israelo-palestinese, la copertina è sempre dedicata alla sofferenza palestinese. Non era impossibile fare altrimenti, magari dividendo in due la copertina e dedicarla alla sofferenza di entrambi i popoli.
- Internazionale pubblica un diario settimanale da Ramallah. Manca ancora un diario settimanale da Gerusalemme, che possa testimoniare la paura quotidiana delle persone intente a svolgere i compiti, per noi, più normali e abitudinari.
- Riportare le notizie di cronaca nel modo corretto e nella giusta sequenza, evitando così di dare una visione distorta dei fatti.
- Se decidono di pubblicare un riassunto di un articolo, che sia fedele al pezzo originario, altrimenti meglio pubblicare l' intero articolo, per evitare di dare una immagine distorta della realtà dei fatti.

Invitiamo i nostri lettori a scrivere il loro parere alla redazione di Internazionale. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


la.redazione@internazionale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT