Il meritorio, ma patetico, stupore dei maître à penser di sinistra israeliani Analisi di Ben-Dror Yemini, da Israele.net
Testata: israele.net Data: 15 novembre 2023 Pagina: 1 Autore: Ben-Dror Yemini Titolo: «Il meritorio, ma patetico, stupore dei maître à penser di sinistra israeliani»
Il meritorio, ma patetico, stupore dei maître à penser di sinistra israeliani
Analisi di Ben-Dror Yemini, da Israele.net
Ben-Dror Yemini
Lo sfregio sui volti degli ostaggi in Australia
Si tratta di un fenomeno notevole, allarmante e inquietante. Social network e canali tv mostrano ripetutamente brevi videoclip di giovani e studenti che strappano le foto coi volti degli ostaggi israeliani. Il gesto è diventato di tendenza, e non si limita agli studenti palestinesi o di origine mediorientale. Studenti provenienti da contesti e background diversi prendono parte alla nuova moda con aperto divertimento. Una giovane ragazza sorride intenzionalmente, alla ricerca del sostegno internazionale per la sua “liberazione”, mentre vengono strappate con derisione le immagini con quei volti. Non si tratta di schierarsi con Hamas. Il 90% di costoro non ha idea di chi o cosa sia Hamas. È la fissazione woke per cui il soggetto percepito come “debole” ha sempre ragione, anche se è uno spietato assassino, e quello percepito come “forte” è sempre un cattivo malvagio. Non importa che Hamas persegua l’annientamento degli ebrei, dei cristiani e il dominio sul mondo. Per costoro, Hamas rappresenta “i palestinesi”, che sono diventati gli oppressi per eccellenza, e Israele, dopo anni di indottrinamento, è ormai etichettato come uno stato “colonialista di apartheid” (benché non sia né l’una né l’altra cosa). Nelle ultime settimane, anche la sinistra israeliana si ritrova costernata per questa celebrazione dell’odio. Molti dei suoi esponenti condividono articoli in cui dicono addio alla sinistra globale, che ignora le atrocità e talvolta le giustifica. Meritano un applauso. Capiscono che qualcosa è andato molto storto nell’elaborazione del pensiero all’interno degli ambienti progressisti di sinistra, alcuni dei quali insistono nel sostenere o difendere Hamas con le ben note scusanti menzognere come “il loro diritto di reagire”, “Gaza è la più grande prigione del mondo”, “è colpa dell’oppressione e dell’occupazione” e altri slogan dello stesso campionario. Alcuni giorni fa, questi nuovi dissidenti della sinistra hanno sottoscritto una dichiarazione in cui prendono le distanze dalla sinistra globale. Dunque meritano l’applauso, ma anche un po’ di introspezione. Come mai solo adesso? Per decenni hanno dipinto Israele come un mostro, diffondendo bugie sul paese. Per decenni hanno etichettato la “nakba” come uno dei crimini più gravi della storia, benché siano decine di milioni le persone nel mondo che hanno subito lo sfollamento come conseguenza della creazione di stati nazionali. Per decenni hanno ignorato la “nakba” ebraica (dai paesi arabi), che non è stata meno dura di quella palestinese. Per decenni hanno chiuso gli occhi davanti al rifiuto arabo di qualsiasi proposta di spartizione e all’invasione di Israele mirata alla sua distruzione. Per decenni hanno ignorato il rifiuto palestinese di accettare qualsiasi soluzione a due stati. Per decenni hanno ignorato i proclami dei capi di Hamas sull’annientamento degli ebrei. Per decenni hanno fornito giustificazioni al terrorismo palestinese. E ora si stupiscono? La conseguenza ovvia di quel lavaggio del cervello è strappare i manifesti che raffigurano i volti degli ostaggi. Che diamine, le vittime sono i palestinesi! “Molti intellettuali ebrei sono segnati dalla macchia del peccato antisemita, come Peter Beinart, Noam Chomsky, Judith Butler, Avi Shlaim, Shlomo Sand”, lamentava la professoressa Eva Illouz esattamente undici anni fa. Ma predicava dall’interno, e non si è mai fermata un attimo. Ha condotto una straordinaria campagna, parte della quale è apparsa sulle pagine del francese Le Monde, per denunciare presunte ingiustizie di Israele. In uno dei suoi articoli, “47 anni schiavo”, Illouz spiegava che bisognava cambiare approccio: non le bastava più l’accusa di “apartheid”. Ora è “schiavitù”, nientemeno. L’articolo che scrisse allora era talmente pieno di imbarazzanti distorsioni che anche un quotidiano di sinistra come Ha’aretz dovette pubblicare una rettifica. Il professor Oren Yiftachel dell’Università Ben-Gurion è, insieme a Illouz, uno dei firmatari della recente dichiarazione. Davvero notevole, giacché Yiftachel è uno dei capiscuola della teoria che dipinge il sionismo come “colonialismo”. Oltre due decenni fa, quando un suo articolo su una rivista accademica venne rifiutato solo perché lui è israeliano, accettò di apportare modifiche equiparando Israele al Sud Africa. Successivamente, guidò la campagna per definire Israele come uno stato di apartheid. Nel 2009, durante l’operazione anti-terrorismo Piombo Fuso, andò oltre e pubblicò un articolo in cui suggeriva di interpretare gli attacchi missilistici di Hamas come “un tentativo di ricordare al mondo, e a Israele, ma anche alla leadership palestinese, che la questione dei profughi è viva e vegeta”. È un’affermazione così strampalata e stupida da meritare un posto nel Guinness dei primati. Decine di milioni di persone in Europa sono diventate profughi. Quasi ogni ebreo in questo paese discende da profughi delle persecuzioni in Europa orientale o nei paesi arabi. Dunque anche loro hanno il diritto di lanciare razzi sulla gente dei paesi da cui sono fuggiti o da cui sono stati espulsi per “ricordare la questione dei profughi”? La seconda guerra mondiale potrebbe rivelarsi solo un gioco da ragazzi, se si adottasse a livello globale il principio morale con cui Yiftachel giustificava la violenza. E se questa non è giustificazione del terrorismo, allora non si capisce cos’è.