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Libero Rassegna Stampa
10.11.2023 Lo scandalo dei reporters al seguito di Hamas
Commento di Giovanni Sallusti

Testata: Libero
Data: 10 novembre 2023
Pagina: 9
Autore: Giovanni Sallusti
Titolo: «Lo scandalo dei fiancheggiatori dei jihadisti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/11/2023, a pag.9 con il titolo "Lo scandalo dei fiancheggiatori dei jihadisti" il commento di Giovanni Sallusti.

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Giovanni Sallusti

Fotoreporter o complici di Hamas? L'inchiesta di HonestReporting - Mosaico

Ti imbatti nell’assurdo così, di primo pomeriggio, scorrendo meccanicamente l’IPhone, come mille altre volte. «Reporter al seguito di Hamas». Il dito si arresta da solo, la mente si rifiuta. «Reporter al seguito di Hamas il 7 ottobre». È come scrivere reporter al seguito delle Ss negli anni della soluzione finale, reporter al seguito dei khmer rossi durante il genocidio cambogiano, reporter al seguito dell’Isis sulla spiaggia delle decapitazioni. Professionisti dell’informazione a braccetto coi professionisti dell’orrore, a documentare l’Inumano mentre accade, il tutto restando umani (come vuole un noto slogan progressista), senza mostrare il minimo turbamento, il minimo cenno di disapprovazione. O, peggio, condividendo la macelleria, forse conoscendola già da prima, perché pedine consapevoli del piano. Sono le terrificanti domande sollevate da Honest Reporting, ong che si occupa di “combattere i pregiudizi ideologici” contro Israele, quotidianità nel circo mediatico. Quel che è stato documentato ieri, però, va oltre. Quattro nomi, e una dose non banale di riscontri fattuali. I nomi sono Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud e Hatem Ali, quattro fotoreporter freelance di origine araba che lavorano per colossi dell’informazione globale (parliamo di Associated press, Reuters, Cnn, New York Times). 

SUL LUOGO DELLA MATTANZA Ebbene, costoro in quella dannata mattina del pogrom erano lì, sul luogo della mattanza, l’hanno raccontata in diretta, tramite scatti, video, post che hanno fatto il giro del mondo. Come nota il report di Honest, e come risulta autoevidente a chiunque abbia conservato un grammo di lucidità, «la loro presenza in quel luogo» solleva una montagna di “questioni etiche”. Inezie come: «La loro attività era stata coordinata con Hamas? Questi freelance hanno informato le loro testate?». Questi «giornalisti» si sono alzati quel mattino sapendo che si andava allegramente a sgozzare bambini, seviziare donne, bruciare i figli davanti ai padri e viceversa? Sono giornalisti o nazisti del nuovo millennio? Non sono iperboli: una fotografia segnalata da Hosting Reporter mostra uno dei cosiddetti “reporter”, Hassan Eslaiah, felicemente abbracciato a Yahya Sinwar, semplicemente il leader di Hamas a Gaza, il tagliagole in capo che ha organizzato il pogrom, addirittura intento a schioccare un bacio sulla guancia a quello che è evidentemente un amico. Lo stesso Eslaiah ha postato (e poi cancellato, coda di paglia abbastanza dilettantesca per un reporter) su X un video dove si lo vede di fianco a un carro armato israeliano in fiamme, senza nessun elemento che lo identifichi come “stampa”, mentre ci informa che “tutti i soldati sono stati rapiti dalle Brigate Al Qassam”. Anche Masoud era presente sulla scena. Sempre in diretta, sempre così segugi da essere allo stesso tempo così bravi e così fortunati? L’ufficio stampa del governo israeliano ha chiesto spiegazioni ai network internazionali su un coinvolgimento che chiaramente supererebbe «ogni linea rossa, professionale e morale» (ma anche umana, quando il coltello affonda nella culla la persona non può non prevalere sul “reporter”). Associated press ha dichiarato di «non essere a conoscenza degli attacchi del 7 ottobre prima che avvenissero», ma di aver comunque chiuso la collaborazione “occasionale” con Eslaiah. Anche Reuters «nega categoricamente di essere stata a conoscenza dell’attacco», e afferma di aver «acquisito le fotografie di due fotografi freelance con sede a Gaza che si trovavano al confine la mattina del 7 ottobre» (e non quella del 6 o dell’8, costellazione favorevole). Secondo Ynet News, la Cnn «ha deciso di sospendere il rapporto con Eslaiah nonostante non abbia trovato alcun motivo per dubitare dell’accuratezza giornalistica del lavoro che ha svolto» (forse fin eccessiva). Intanto, “reporter” e “Hamas” diventano un unico sintagma, un’unica tendenza social. Il non-senso a portata di polpastrello, in questo scampolo psicotico di Novecento.

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