Ruth Dureghello, sinistra solidale con gli assassini La intervista Daniele Dell'Orco
Testata: Libero Data: 07 novembre 2023 Pagina: 9 Autore: Daniele Dell'Orco Titolo: «'Sinistra solidale con gli assassini dell'Occidente'»
Riprendiamo da LIBERO del 07/11/2023, a pag. 9, con il titolo 'Sinistra solidale con gli assassini dell'Occidente' l'intervista di Daniele Dell'Orco.
Ruth Dureghello
Durante gli 8 anni alla guida della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che ha recentemente passato il testimone a Victor Fadlun, è stata al vertice di un vero e proprio osservatorio sull’odio antiebraico. Dalla Capitale al resto d'Italia e in generale nel Vecchio Continente, con la guerra in Israele il clima si sta surriscaldando. E lei se n'è accorta.
Come sta vivendo queste settimane così delicate? «L’aggettivo delicato mi sembra persino riduttivo. Vivo con sconcerto e preoccupazione ciò che vedo, ciò che sento e ciò che avverto direttamente nei confronti degli ebrei che vivono in Italia e in Europa».
A cosa si riferisce? «Dopo il 7 ottobre, ovverosia il giorno in cui si è dato sfogo all’espressione più bieca possibile di antisemitismo, con gli atti di violenza e i massacri che Hamas ha eseguito contro civili ebrei in Israele, ci sono state ripercussioni un po’ in tutto Occidente, dov'è riaffiorato un odio culturale e viscerale. Stavolta con l'aggravante che Hamas lo sponsorizza e lo fomenta incoraggiando la distruzione dell'ebreo ben oltre ciò che professa nel suo statuto (il rifiuto di “qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare”, quindi dal Mediterraneo al Giordano, NdR). Ciò produce la comparsa di una nuova serie di atti antisemiti».
Dal clima tossico si è già passati ai fatti? «In generale vale la pena di ricordare che gli atti antisemiti non sono affatto isolati: in qualsiasi momento in questi decenni abbiamo riscontrato atti di vandalismo nei confronti di cimiteri, scritte antiebraiche, cori negli stadi. Certo, in un momento così particolare questi episodi stanno progressivamente aumentando di intensità: dalla brutalizzazione delle pietre d'inciampo a Roma fino a gravi fatti di cronaca come le svastiche di Parigi e l'accoltellamento di una donna ebrea a Lione. Non sappiamo se e come possano moltiplicarsi, ma l'aria che si respira di certo sta facendo emergere tutti gli istinti più beceri».
Negli ambienti cospirazionisti la “minaccia ebraica” è dipinta come una mano invisibile e potente. Non teme possa esserci il rischio che il “colpevole ebreo” possa assumere una consistenza fisica e quindi diventare un bersaglio chiaro e definito? «Sì, in parte. Il fenomeno della “colpa ebraica tout court” lo abbiamo visto anche durante la pandemia, quando ci accusavano prima di aver rilasciato il virus poi di aver usato i vaccini per controllare il mondo; ma anche con la guerra Ucraina e le dure dichiarazioni della Russia. Certo, oggi per colpa di Hamas sta passando il messaggio che sia legittimo “colpire l'ebreo in quanto ebreo” come fosse una missione sociale, ma non dobbiamo dimenticare che anche ciò che stiamo vivendo non è una novità».
Ci spieghi meglio.
«Be’ io ricordo benissimo nel 1982 che nelle settimane che precedettero l’attacco alla Sinagoga di Roma (morì un bambino di 2 anni, NdR) si era innescato un processo di colpevolizzazione di tutto il popolo ebraico (erano i mesi dell’invasione israeliana del Libano meridionale, NdR) fino a ritenerci “stranieri” nelle nostre stesse città lontane ad attaccare fisicamente il Paese dei Cedri. Storia già vissuta. Peraltro anche quell'attentato, di cui non sono mai stati individuati i responsabili, era di matrice palestinese».
E ricorda anche che pochi giorni prima venne posta una bara proprio lì davanti.
«Come dimenticare, fu durante un raduno della Cgil». Anche in questo caso la storia si sta ripentendo, con la sinistra che solidarizza in piazza con Hamas... «Purtroppo. Non possiamo nasconderci di fronte all’evidenza. Le piazze in democrazia sono sempre legittime, ma queste sono evidentemente vittime di un cortocircuito. E mi trovo d'accordo con quando affermato da Edith Bruck nella sua intervista al vostro giornale. La sinistra sostiene di voler tutelare i diritti, ma non ricordo di averla vista scendere in piazza con la stessa intensità di oggi ad esempio per condannare i massacri in Siria, per solidarizzare con le ragazze iraniane, per difendere i gay e le donne palestinesi che rivendicano il diritto a potersi esprimere anche in Palestina. Stavolta, invece, si identificano addirittura con Hamas, gli assassini dell’Occidente».
Dell’Occidente dice? «Certo, cosa pensa vogliano fare quelli di Hamas? Oggi vogliono distruggere noi, domani vorranno fare la stessa cosa con l'Occidente tutto. La cosa più terribile che si possa fare in questo momento è solidarizzare con degli assassini. Quello che dovrebbe fare la sinistra è scendere in piazza per chiedere il rilascio degli ostaggi, di donne, anziani e bambini».
Ha provato a darsi una spiegazione logica del motivo per cui ciò non avviene?
«Non c’è, non me la voglio dare. So però che c'è una narrazione storica che una parte della sinistra ha sposato dal 1967, abbracciando in toto la causa palestinese. Ma badi bene, sposare la causa palestinese non è ciò che fa Hamas. Non è l'Islam moderato, di cui ho grande rispetto, anche se perla verità lo vedo molto assente. Hamas vuole uccidere, smantellare, sottomettere».
Magari la prossimità tra Hamas e sinistra sta proprio nell'odio comune nei confronti dell'Occidente? «È un’ipotesi verosimile, ma sarebbe improvvida, irresponsabile e incivile. Solidarizzare con movimenti del genere vuol dire odiare se stessi, e addirittura offrire uno uno scudo di legittimità alle azioni condotte e a quelle che potrebbero condurre in futuro».
A proposito di “scudi”: molti, anche a sinistra, sostengono di non essere antisemiti e preferiscono definirsi antisionisti. C'è differenza secondo lei? «No, è un alibi, costruito ad arte per chi vuole nascondere l'antisemitismo. Io mi rivedo nella definizione dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance, NdR) che spiega che la critica nei confronti dello Stato di Israele ad esistere diventa negazione del diritto degli stessi ebrei ad esistere».
C'è qualcosa che si sente di rimproverare al governo israeliano per le azioni di questo mese? «Non ho il privilegio, da cittadina italiana, di poter esprimere giudizi come lo hanno i cittadini israeliani. Spero però che questa guerra finisca presto, che gli ostaggi vengano restituiti alle loro famiglie e che il popolo palestinese possa avere dei rappresentanti che lo tuteli in modo degno».
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