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TG 1 Rassegna Stampa
12.06.2003 Per ora sono ancora lì
Longo e Innaro: ma la Rai quando li manda a Pechino?

Testata: TG 1
Data: 12 giugno 2003
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «sui corrispondenti da Israele»
Non è il caso di stupirsi più di tanto. Lo sappiamo tutti che il normale avvicendarsi degli incarichi va valutato a seconda di chi governa. Se c'è l'ulivo, tutto procede sempre nella normalità. I guai nascono quando al governo c'è Berlusconi. Cambia il direttore al Corriere? E' lui che vuole impossessarsene. Cambiano alcuni direttori degli istituti italiani di cultura all'estero? E' la destra che vuole mettere i suoi licenziando chi "aveva così ben lavorato", come se la sinistra, nel gestire le nomine, non avesse scelto rigorosamente tutti direttori di sinistra facendo fuori tutti gli altri. Ma allora la destra, distratta come le capita di sovente, non aveva nemmeno alzato il dito per dire la sua. Andava bene così.
Sta succedendo lo stesso con la Rai. Normali cambiamenti o rotazioni hanno fatto subito gridare all'occupazione di potere, come se il fronte unito dei corrispondenti di "prima", tutti allineati a sinistra, fosse invece una cosa normale.
Ha fatto urlare di un tono più in alto il richiamo dei due corrispondenti dell'ufficio Rai a Gerusalemme, Paolo Longo e Marc Innaro. Subito i giornali di sinistra hanno preso le difese dei due poveri richiamati, come se stessero per essere messi sul marciapiede e non, invece, destinati ad altra sede. Ma perchè tanto darsi da fare per mantenere i due a Gerusalemme, avanzando complotti e minacce che sarebbero arrivate in Rai se non se ne andavano? Chiunque abbia seguito le loro corrispondenze non potrà non aver notato con sgomento la partigianeria dei due nell'elaborare i loro servizi. Tutte le notizie sono sempre state date in modo da mettere in cattiva luce Israele. Se c'era un attentato di terroristi palestinesi Longo e Innaro forzavano la mano sulla "rappresaglia" israeliana che ne sarebbe seguita. A volte hanno addirittura anteposto la reazione di Israele alla notizia dell'attentato. Non occorre aver studiato tecnica dell'informazione per sapere che se si usano certe parole invece di altre cambia completamente l'effetto sull'ascoltatore. Non occorre nemmeno mentire, basta far vedere delle immagini piuttosto che altre e farle seguire da un commento sbilanciato per condizionare il telespettatore. L'altra sera Paolo Longo al TG2 delle 20,30, riferendosi ad Hamas, l'ha definita "organizzazione militare e politica". Nessun riferimento al terrorismo, nemmeno un accenno ai crimini efferati che ha commesso e agli attentati che continua ad organizzare. No, per Paolo Longo Hamas è una organizzazione militare e politica, come dire un normale esercito e un normale partito politico. Degni eredi di Riccardo Cristiano, il precedente corrispondente da Gerusalemme che aveva accordi sottobanco con l'OLP per non trasmettere mai notizie che potessero danneggiare la reputazione di Arafat e della causa palestinese, i due dovrebbero essere stati richiamati dopo le migliaia di proteste giunte in Rai sulla scorrettezza del loro lavoro. Diciamo dovrebbero, perchè in realtà sono sempre lì a disinformare. Avevamo letto che la loro prossima sede sarebbe stata Pechino, e la cosa ci aveva non poco rallegrato. Sede prestigiosa, nazione importante, notizie interessanti. E poi, soprattutto, quasi nessun ebreo. Un luogo ideale quindi per i nostri per trascorrere una convalescenza da anti-israelismo acuto. Ma succederà? Ci viene il dubbio che i padrini di sinistra si prendano più cura di altri dei loro picciotti, che li proteggano con armi più sofisticate. Niente lupara, per carità. Ma qualche marcia in più devono averla, se l'informazione radiotelevisiva, a guardarla e sentirla bene, è ancora più o meno la stessa.

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