Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/11/2023, a pag.10, con il titolo "Gaza, la caccia ai leader Hamas" l'analisi di Daniele Raineri
Daniele Raineri
Tunnel a Gaza
TEL AVIV — L’esercito israeliano ha bombardato un’ambulanza davanti all’ingresso dell’ospedale al Shifa di Gaza che in questi giorni offre rifugio a decine di migliaia di sfollati e secondo il ministero della Sanità palestinese ha ucciso tredici persone e ne ha ferito ventisei. Due video girati nei minuti subito successivi confermano: sull’asfalto ci sono almeno dieci cadaveri – tra loro cinque ragazzini – e altrettanti feriti, e sono video che non mostrano tutto. Secondo il ministero l’ambulanza stava trasportando feriti gravi verso il valico di Rafah. L’esplosione è avvenuta sotto gli occhi di centinaia di persone, perché in questi giorni al Shifa, l’ospedale più grande di Gaza, accoglie circa cinquantamila palestinesi – secondo le stime delle Nazioni Unite – che non hanno lasciato il settore Nord della Striscia ma non si sentono al sicuro nelle loro case. Molti stanno in tende davanti all’ingresso. Dopo il bombardamento è stato il caos, dal cortile alcuni sfollati sono corsi a recuperare i corpi e trascinare dentro i feriti, altri erano nel panico, altri ancora con i telefoni filmavano la scena di distruzione: il sangue sull’asfalto, un cavallo ucciso in mezzo alla strada (perché senza benzina si usano carretti trainati da cavalli), un paio di vetture piene di schegge. Non si è trattato di una Jdam, quindi di una di quelle bombe da cinquecento chili sganciate dai jet e capaci di aprire crateri profondi tre metri nella superficie di Gaza, altrimenti il bilancio delle vittime sarebbe molto più alto, ma più probabilmente di un missile lanciato da un drone oppure da un elicottero – come uno Spike da settanta chili – e questo spiegherebbe il raggio d’impatto corto, l’assenza di una voragine nell’asfalto e i finestrini delle auto ancora intatti a pochi metri dall’ambulanza, poco danneggiata. Sarah Dadouch, del Washington Post , ha contattato un medico di al Shifa che le ha detto: «Qui le condizioni della gente farebbero piangere le pietre». Poco dopo l’Idf ha pubblicato un comunicato, per dire che un suo «velivolo ha colpito un’ambulanza che era usata da una cellula di Hamas in prossimità della zona di combattimento e un numero di operativi di Hamas è stato ucciso. Daremo più informazioni. Ripetiamo con forza che quell’area è una zona di combattimento e chiediamo ai civili di evacuare verso Sud per la loro sicurezza». L’Idf sostiene che usare le ambulanze è una tattica di Hamas per spostarsi. Canali Telegram di Hamas annunciano che nell’esplosione è morto il figlio di Salama Maruf, capo dell’ufficio media di Hamas. Quello che è successo ieri è soltanto un’anticipazione dell’enorme problema dell’ospedale al Shifa, incastonato nel centro di Gaza City e vicino al mare. I soldati israeliani si stanno avvicinando da Sud – lo dice anche il comunicato dell’Idf: “l’ambulanza era in prossimità della zona di combattimento” – e una settimana fa l’esercito lo ha identificato come un luogo a doppio uso: sopra ci sono gli edifici del complesso ospedaliero che curano e accolgono migliaia di abitanti di Gaza e sotto c’è una base sotterranea che è il comando centrale di Hamas. L’ospedale più grande e affollato di Gaza fa da coperchio a un obiettivo primario dell’esercito israeliano. Potrebbero mancare soltanto un paio di chilometri tra i primi mezzi corazzati israeliani e l’ingresso di al Shifa, è chiaro che un qualche tipo di decisione andrà presa in fretta. Ieri il governo israeliano ha ribadito che non aderirà a un cessate il fuoco se prima gli ostaggi nelle mani di Hamas non saranno liberati. IlNew York Times grazie a fonti del Pentagono conferma che droni americani modello Reaper volano sopra la Striscia per aiutare le ricerche degli ostaggi. I tracciati dei droni sono interessanti, perché volano in circolo sopra la metà Sud di Gaza, quella dove sono arrivati centinaia di migliaia di civili palestinesi dopo che l’esercito israeliano aveva intimato loro di evacuare il Nord. Vuol dire che l’intelligence americana pensa che gli ostaggi siano tenuti da Hamas nel Sud, quindi fuori dall’assediodi Gaza City – che in questi giorni è stretta dall’avanzata delle truppe israeliane. Sembra una decisione logica: gli ostaggi sono asset preziosi per Hamas, vanno spostati nei luoghi più sicuri della Striscia. Viene da chiedersi se anche i leader di Hamas, a cominciare dall’introvabile Yahia Sinwar, abbiano fatto questa scelta. Oltre ai droni, anche contingenti di forze speciali americane e britanniche, con il ruolo di consiglieri militari – almeno in via ufficiale – sono presenti in Israele per aiutare a organizzare il salvataggio dei 240 ostaggi sparpagliati in nascondigli non ancora identificati nella Striscia.
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