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Le leggi di guerra hanno due pesi e due misure Analisi di David Elber
Da quando è iniziata l’operazione militare israeliana nella striscia di Gaza, è iniziata contestualmente, da parte degli “alleati” dello Stato ebraico una poderosa campagna politica e mediatica di avvertimenti, relativi al rispetto del diritto internazionale umanitario, su come condurre le operazioni militari.
Proviamo a prendere come esempio di condotta militare rispettosa del diritto internazionale umanitario, il manuale delle leggi di guerra dell’esercito americano, nella sua versione aggiornata al luglio 2023. Penso che nessuno possa mettere in dubbio che la più grande democrazia al mondo, così attenta ai diritti civili e umani, possa avere un manuale militare difforme delle regole del diritto internazionale umanitario. Tale corposo e strutturato manuale, di oltre 1.200 pagine, si attiene alle leggi di guerra internazionali (Convenzione dell’Aia del 1907, le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 con i protocolli aggiuntivi del 1977 e il diritto consuetudinario come pratica generale accettata come diritto) accettate dagli Stati Uniti, e che sono normate in questo manuale di comportamento, ritenute lecite, per le proprie forze armate. Visto il tipo di guerra che si stà profilando a Gaza, e le raccomandazioni degli “alleati” ad Israele, vedremo come il manuale sulle leggi di guerra degli USA affronta due aspetti importanti: l’assedio e la così detta proporzionalità. Il tema dell’assedio e del relativo comportamento da tenere, in questi casi, da parte delle forze militari impegnate ad effettuare un assedio, sono descritte nel manuale al punto 5.19 da pagina 320. Qui se ne riportano degli estratti salienti:
[…].Il comandante di una forza di accerchiamento non è tenuto ad acconsentire al passaggio di personale medico o religioso, di rifornimenti e di equipaggiamenti se ha legittime ragioni militari per negare tali richieste (ad esempio, se il rifiuto del passaggio può aumentare la probabilità di resa delle forze nemiche nell'area accerchiata). Ciononostante, i comandanti devono compiere sforzi ragionevoli e in buona fede per farlo, quando possibile. […] I comandanti devono prendere accordi per consentire il libero passaggio di alcune spedizioni: tutti gli invii di forniture mediche e ospedaliere e di oggetti necessari al culto religioso destinati esclusivamente ai civili; e tutte le spedizioni di generi alimentari essenziali, indumenti e tonici (cioè medicinali) destinati ai bambini sotto i 15 anni, alle madri in attesa e ai casi di maternità. Tuttavia, la parte che controlla l'area non è tenuta a consentire il passaggio di questi beni, a meno che non sia convinta che non vi siano serie ragioni per temere che: le spedizioni possano essere deviate dalla loro destinazione; il controllo non sia efficace; oppure rappresenti un sicuro vantaggio per gli sforzi militari o l'economia del nemico.
In merito alla “proporzionalità”, il manuale delle leggi di guerra americano ci fornisce interessanti informazioni. Il manuale affronta questo tema in modo assai diffuso ed esteso. Ora ne vedremo degli estratti. A livello generale il tema è affrontato da pagina 60 al punto: 2.40 Proporzionalità A pagina 61, al punto 2.4.1.2 vi si trova la definizione di eccessiva o irragionevole proporzionalità:
Nelle leggi di guerra, i giudizi di proporzionalità spesso implicano confronti difficili e soggettivi. Riconoscendo queste difficoltà, gli Stati hanno rifiutato di usare il termine "proporzionalità" nei trattati relativi alle leggi di guerra [il grassetto è mio] perché potrebbe implicare erroneamente un equilibrio tra le considerazioni o suggerire che sia possibile un confronto preciso tra di esse . Cioè non si può fare un rapporto tra costi/benefici tra una azione militare e i danni collaterali da essa prodotta. Più avanti il manuale americano, fornisce altre indicazioni:
I combattenti devono prendere precauzioni fattibili nella pianificazione e nella conduzione degli attacchi per ridurre rischio di danni ai civili e ad altre persone e oggetti protetti dall'essere oggetto di attacco. […] I combattenti devono astenersi da attacchi in cui la perdita prevista di vite civili, le ferite ai civili e i danni agli oggetti civili, dovuti all'attacco, sarebbero eccessivi [il grassetto è mio] rispetto al vantaggio militare concreto e diretto che ci si aspetta di ottenere. Poco oltre si legge: Questo principio non impone obblighi volti a ridurre il rischio di danni agli obiettivi militari. Appare evidente che il danno che si può causare agli obiettivi militari è prevalente sui danni collaterali inflitti ai civili. In pratica il principio di proporzionalità richiede semplicemente che i danni ai civili non siano “eccessivi” rispetto al vantaggio militare previsto da un'azione bellica. Tale concetto come recita il manuale è del tutto soggettivo e pertanto non quantificabile. Si possono fare degli esempi: se Hamas utilizza una moschea per lanciare dei razzi contro la popolazione civile israeliana, questa diventa ipso facto un legittimo obiettivo militare. Oppure se Hamas utilizza dei piani di un ospedale o le sue parti interrate come centri di comando, l’ospedale stesso diventa un obiettivo militare legittimo. Questo perché il principio di distinzione (tra combattenti e non combattenti) ben disciplinato nel diritto internazionale è venuto meno per colpa di Hamas. Cosa dice il principio di distinzione? Che un obiettivo militare deve essere tenuto ben separato e riconoscibile da strutture civili, così come i combattenti devono essere ben riconoscibili e non mischiati alla popolazione civile. Tutto questo a Gaza è venuto meno, per una chiara volontà di Hamas di utilizzare le strutture civili e la popolazione civile come copertura per le proprie attività militari. Ne consegue che chi accusa Israele di uso “eccessivo” o “sproporzionato” della forza lo fa per ignoranza o per malafede o per entrambe.
David Elber
takinut3@gmail.com |
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