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Internazionale Rassegna Stampa
11.06.2003 Attenti su Israele
ma con il solito sguardo parziale

Testata: Internazionale
Data: 11 giugno 2003
Pagina: 15
Autore: Giovanni De Mauro
Titolo: «Una lettera»
dal numero di Internazionale 491 del 6-12 giugno 2003

Il corrispondente dall’Italia del quotidiano israeliano Maariv Menachem Gantz critica il modo in cui Internazionale segue il conflitto in Medio Oriente


Cari lettori, vorrei ringraziare la redazione di Internazionale per avermi lasciato pubblicare un nuovo articolo, dopo quello pubblicato il 18 aprile scorso e intitolato Un virus pericoloso (numero 484). Ringrazio i lettori che mi hanno scritto. Non potevo avere da voi testimonianze più chiare di come l’antisemitismo sia un virus pericoloso e ancora attivo. Non intendo rispondere a tutte le accuse che ho ricevuto, perché sono troppe, piene di errori e per le maggior parte dimostrano un’ignoranza preoccupante.

Non posso che consigliare di nuovo a questi signori di comprare un libro di storia. Nei prossimi giorni uscirà un volume intitolato Israele-Palestina, storia, giudizi e pregiudizi (Proedi editore). Leggetelo e capirete che è difficile accusare Israele di colonialismo, riferendosi a quello europeo del novecento, per la semplice ragione che mentre gli italiani andavano in Libia e gli inglesi in India, la distanza di certe città israeliane dai Territori palestinesi, da cui il mio paese è quotidianamente attaccato, è di pochi metri. Spero di essermi spiegato.

Ma vorrei tornare sull’argomento della mia lettera, l’antisemitismo. Nessuna delle email che ho ricevuto esprimeva preoccupazione per il fenomeno. In una un lettore ringraziava Internazionale per avergli dato "l’opportunità di rivolgersi a un ebreo per la prima volta", come se si trattasse di un oggetto strano che viene dallo spazio. Questo lettore, a proposito, ammette che la sua conoscenza della materia viene sopratutto dai giornali e dai mass media. È questo problema che vorrei analizzare in questo breve articolo.

Sinceramente non ce l’ho con i lettori che mi hanno scritto, non li conosco e per alcuni di loro provo solo pietà. Sfogliando il numero della rivista in cui ho pubblicato la mia lettera posso capire benissimo come sono arrivati a queste conclusioni. Internazionale, che vuole pubblicare articoli e opinioni di vari giornali del mondo, fa una scelta ben precisa dei suoi articoli. Nelle pagine degli editoriali (pagina 11) ha scelto un commento di Ha’aretz dove si spiega che anche quando Sharon parla di "dolorose concessioni" è "un bluff"; come a dire: non credete mai a quel bugiardo. A pagina 19 la notizia centrale è che gli israeliani "uccidono un altro pacifista", come se gli unici nemici che l’esercito israeliano cerca di eliminare fossero la stampa e i pacifisti.

E sotto si può leggere il numero di vittime del conflitto dall’inizio dell’intifada (28 settembre 2000), visto che finora ci sono più vittime palestinesi (ci mancava solo che augurassero la par condicio). Nelle pagine seguenti si parla della "guerra assurda in Iraq", e poi dei "vantaggi" che Tel Aviv trae dal conflitto nel golfo. Poi viene la mia lettera, che doveva servire proprio a dimostrare che viene pubblicata un’altra opinione. Ma poi (a pagina 32) c’è un articolo accompagnato da una foto che mira a suscitare simpatia verso il dolore di una famiglia palestinese che ha appena perso un figlio. Ah sì, dimenticavo: il figlio è un kamikaze e chissà quanti innocenti ha ammazzato quella mattina. Ma a chi importa?

Vedete, cari amici di Internazionale e cari lettori, Ha’aretz è un buon giornale. E Amira Hass è una giornalista importante, che dimostra che Israele è una società pluralista. Ma sicuramente non rappresentano quello che sente la maggioranza degli israeliani. Se volete far capire ai vostri lettori cosa pensano gli israeliani potete pure continuare a pubblicare questi articoli, ma mostrate anche cosa sentono i cittadini che, da quando hanno teso la mano nel 1993 in segno di pace, hanno ricevuto in cambio solo una ondata di terrorismo che nessun paese al mondo ha mai dovuto affrontare nel passato.

Così risponde Giovanni De Mauro di Internazionale:
Menachem Gantz è un bravo giornalista. Qualche mese fa lo abbiamo difeso dopo che Tareq Aziz si era rifiutato di rispondere a una sua domanda durante una conferenza stampa a Roma.


Non c'era bisogno che il direttore, De mauro, rinfacci al giornalista del Maariv di averlo difeso. Menachem Gantz cosa avrebbe dovuto fare visto la difesa di De mauro, non criticare e far finta di niente?


Oggi Gantz ci accusa di alimentare l’antisemitismo dei nostri lettori (le lettere ricevute da Gantz sono online).
Sono online 4 lettere scelte dalla redazione, non tutte le lettere.


L’affermazione è talmente strampalata che se non fosse per la delicatezza dell’argomento sarebbe meglio lasciar correre. Che Amira Hass e Ha’aretz siano antisemiti o possano favorire l’antisemitismo è un’evidente sciocchezza.

Qui De mauro prende un abbaglio: non è il quotidiano Ha'aretz e Amira Hass ad alimentare l'antisemitismo, ma il suo giornale (e non è un accusa strampalata), pubblicando solo, o per la maggior parte, articoli con una certa veduta rispetto al conflitto, tralasciando altre e contrapposte opinioni, solo perchè, forse, non collimano con le sue.


Non hanno certo bisogno di presentazioni, ma vale la pena ricordare che Ha’aretz è uno dei giornali più venduti in Israele e da molti considerato il più autorevole.
E che Amira Hass, ebrea, israeliana, figlia di genitori sopravvissuti all’Olocausto, è la giornalista più seguita di Ha’aretz. Gantz sostiene inoltre che non diamo spazio a tutti i punti di vista.

Attenzione, non ci accusa di dar voce solo a una delle due parti coinvolte nel conflitto mediorientale (i palestinesi): ci critica perché pur pubblicando articoli di giornalisti israeliani privilegiamo le voci che ci sembrano più interessanti.
Non più interessanti De mauro, più vicini alla Sua opinione, è diverso.


È una scelta soggettiva, certo, e non abbiamo mai detto che Ha’aretz o Amira Hass rappresentano tutti gli israeliani. D’altronde diamo spesso spazio anche agli editoriali di Maariv e di altri giornali israeliani, (ma dove?) ma forse Gantz non lo ha notato. Insomma, Gantz se vuole può dire che sul Medio Oriente non la pensiamo allo stesso modo (ed è vero) ma non può, per questo, accusarci di antisemitismo o di non essere corretti.

Antisemitismo forse no, è esagerato, ma non molto corretti, sicuramente.

Quanto alla tabella con le vittime del conflitto, la pubblichiamo fin dall’inizio della seconda intifada, quando il rapporto tra i morti palestinesi e israeliani non era quello di oggi. E non ci auguriamo nessuna par condicio: ci auguriamo semplicemente che questa guerra finisca al più presto.

Questo è l'augurio di tutti, spero.

Invitiamo i lettori che ci seguono a scrivere alla redazione di Internazionale, invitandoli a pubblicare anche articoli meglio rispondenti del panorama israeliano.
Cliccare sulla e-mail sottostante


settimana@internazionale.it

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