Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Per la nascita del nuovo stato: rileggersi la storia di Israele
Testata: Corriere della Sera Data: 10 giugno 2003 Pagina: 24 Autore: Paolo Mieli Titolo: «Attentati: ruolo di Arafat e memoria dell’«Altalena»»
Riportiamo una lettera a Paolo Mieli di un lettore del Corriere della Sera e la relativa risposta.
Come David Ben Gurion, per affermare la statualità di Israele, non aveva esitato ad affondare la nave Altalena carica di armi clandestine ma anche di ebrei che gli si opponevano, così Abu Mazen deve combattere contro i suoi stessi terroristi palestinesi che ostacolano la nascita dello stato, senza avere timore di imbracciare i fucili e fare fuoco. Anche contro i suoi fratelli. Dopo il bestiale attentato con il quale Jihad, Hamas e Brigate Al Aqsa (cioè, stavolta, anche i seguaci di Arafat) hanno provato a far saltare la «road map», vale a dire il dialogo - appena reiniziato - tra israeliani e palestinesi, leggo che il governo di questi ultimi ha in mente un piano per riprendere il controllo della situazione. Guido Olimpio racconta sul Corriere che Mohammed Dahlan, l’uomo che per conto di Abu Mazen ha l’ingrato compito di sovrintendere alla sicurezza dei palestinesi, vorrebbe indurre i terroristi a «cambiare mestiere» acquistando a peso d’oro le loro armi illegali e inglobandoli nelle legittime forze militari. No so se il modo sia quello giusto, ma certo questo è il problema.
Sandro Pradelli - Roma
Caro signor Pradelli, anche io come lei ritengo che l’elemento più preoccupante di quest’ultimo attentato palestinese sia stata la partecipazione ad esso delle Brigate martiri di Al Aqsa (riconducibili a Yasser Arafat) di concerto, stavolta, con le formazioni fondamentaliste. E ne deduco che si stia avvicinando la resa dei conti tra l’anziano presidente dell’Autorità palestinese, Arafat, e il nuovo capo del governo, Abu Mazen, che aveva appena chiesto di smetterla con queste attività terroristiche. Secondo alcuni osservatori americani la situazione che Mazen ha ora davanti a sè ricorda sotto molti aspetti quella israeliana del giugno 1948. Lo Stato di Israele era venuto alla luce da poco più di un mese e i Paesi arabi circostanti lo avevano attaccato per rimettere in discussione la delibera dell’Onu che ne aveva autorizzato la nascita. La situazione era ancora molto confusa e, più o meno integrate nell’esercito regolare israeliano, agivano formazioni radicali tra cui l’Irgun di Menachem Begin. Il 22 giugno l’Irgun fece avvicinare alle coste a Nord di Tel Aviv una sua nave, l’«Altalena», a bordo della quale erano stipati ottocento immigrati ebrei ma anche 250 mitragliatrici, cinquemila fucili e moltissime munizioni, armi quasi indispensabili per quel frangente in cui era in pericolo l’esistenza stessa dello Stato ebraico. Ma il fondatore di Israele, David Ben Gurion, il quale dopo l’attentato all’hotel King David del luglio 1946 e una serie di successivi atti terroristici dell’Irgun era riuscito, almeno ufficialmente, a ricondurre nei ranghi l’organizzazione di Begin, chiese cha la nave fosse posta sotto la sua autorità. L’Irgun rifiutò e a quel punto Ben Gurion diede ordine all’esercito di risolvere il caso con la forza. Così nel momento più difficile della storia di Israele, mentre era in atto un conflitto «per la vita» con i nemici arabi, le truppe regolari dovettero affrontare in uno scontro a fuoco i «fratelli ebrei» di una formazione estremista. L’esito fu tragico: una quindicina di morti, molti feriti; l’«Altalena», bersagliata da alcuni colpi di mortaio, calò a picco con il carico di armi. In seno al governo del neonato Stato israeliano la discussione fu molto difficile, ma alla fine la scelta di Ben Gurion fu approvata con 24 voti favorevoli e 4 contrari. Quella sanguinosa vicenda, ha scritto Abba Eban nella sua «Storia dello Stato di Israele» (Mondadori) lasciò dietro di sè «un pesante retaggio di amarezza e si perdettero armi preziose; ma, in una prospettiva più ampia, si può dire che la sovranità di Israele sia nata in quel giorno». Credo (o, quantomeno, spero) che la mano tesa di Mohammed Dahlan agli irriducibili del suo campo - di cui ha parlato Guido Olimpio - sia la premessa per un confronto, eventualmente armato, da cui possa nascere lo Stato palestinese alla maniera in cui cinquantacinque anni fa nacque quello di Israele. Meglio, ovviamente, se ciò si verificherà senza scontri fratricidi e affondamenti di navi. Purché, però, accada. Presto. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.