Folle piene di odio minacciano impunemente l’esistenza degli ebrei e dello stato ebraico
Editoriale del Jerusalem Post, da Israele.net
Una recente manifestazione di odio antisemita
Sono scene che stanno diventando familiari quanto le immagini della guerra stessa. In tutto il mondo, centinaia di migliaia di manifestanti pro-palestinesi sfilano nelle strade delle principali città gridando slogan che, nella migliore delle ipotesi, chiedono un immediato cessate il fuoco senza condizioni da parte di Israele, e molto spesso aggiungono il mantra palestinese “Palestina libera dal fiume al mare” più un assortimento di slogan antisemiti. Membri della sinistra liberal spesso si uniscono a queste manifestazioni, sventolando bandiere palestinesi e avvolgendosi nella kefiah. Pensano di essere i custodi dei valori democratici e umani, ma in realtà sono gli utili idioti di oggi.
Queste manifestazioni di massa non chiedono mai a Hamas di smettere di lanciare razzi contro gli israeliani e non reclamano il rilascio immediato degli ostaggi rapiti da Hamas e deportati a Gaza: due cose che Hamas potrebbe e dovrebbe fare immediatamente per ottenere un cessate il fuoco. Ciò che fanno è invocare la distruzione dello stato ebraico, dello stato d’Israele. Non urlano contro l’inesistente genocidio di Gaza: urlano a favore del genocidio degli ebrei d’Israele. Queste manifestazioni di massa ricordano quelle che si videro nel 2014, quando Israele combatteva l’aggressione di Hamas da Gaza. Fu allora che per la prima volta da parte israeliana venne fatto il paragone tra Hamas e ISIS. Ma il mondo non riuscì a vedere il nesso. Nel 2023 non ci sono più scuse. La barbarie assoluta dell’invasione di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre ha dimostrato che l’organizzazione terroristica islamista con sede a Gaza ha imparato dalle atrocità dell’ISIS, e le ha portate a un livello ancora peggiore. Intere famiglie sono state legate e date alle fiamme, persone sono state decapitate, donne violentate e ci sono i segni e i video di orrende torture e mutilazioni. Coloro che sostengono la striscia di Gaza controllata da Hamas dovrebbero chiedersi cosa stanno difendendo. Anche i governi dovrebbero capire bene il vero significato di queste manifestazioni nelle loro strade. La libertà di espressione e la libertà di manifestare sono valori che ci stanno a cuore, valori che non esistono sotto Hamas e che ora vengono sfruttati. In nome della libertà di parola, sarebbe stata consentita in quelle stesse strade una protesta di migliaia di persone a sostegno dell’ISIS? La situazione è chiaramente fuori controllo. Si prenda anche solo l’esempio di Sydney. Le autorità australiane si sono scusate per una manifestazione pro-palestinese di qualche giorno fa vicino al Teatro dell’Opera, durante la quale sono stati gridati slogan anti-ebraici e anti-israeliani particolarmente vergognosi, come “ebrei al gas”. La soluzione delle autorità? Avvertire gli ebrei che per loro non era sicuro avvicinarsi a quel luogo. Riflettiamoci un momento: in nome della libertà di espressione di coloro che sostengono un regime islamista totalitario e sanguinario, agli ebrei viene negata non solo la libertà di movimento, ma un basilare diritto al senso di sicurezza. Ad una recente manifestazione pro-palestinese a Londra hanno partecipato circa 100.000 persone, molte delle quali hanno scandito analoghe oscenità e minacce antisemite. Le riprese di una protesta di massa avvenuta sabato scorso, sempre a Londra, mostrano decine di migliaia di manifestanti che sfilano per le strade chiedendo al primo ministro britannico Rishi Sunak di esigere un cessate il fuoco israeliano. Di nuovo, non si chiede la cessazione del terrorismo: si chiede che cessi l’operazione mirata a distruggere la capacità dei terroristi di perpetrare altre carneficine come quella del 7 ottobre. Scene identiche si sono viste in altre città europee come Parigi, Copenaghen, Roma e Stoccolma, così come nelle città e nei campus del Nord America. Siamo nell’anno 2023 e in tutto il mondo gli ebrei si chiedono se sono al sicuro. E questo è il segnale d’allarme che tutti i governi occidentali dovrebbero comprendere e affrontare. L’Occidente, è stato sottolineato, si trova ad affrontare “una crisi di civiltà”. I leader dell’Occidente devono seguire una linea delicata. Molti temono di essere accusati di islamofobia. Ma per il bene dei loro stessi paesi, devono saper riconoscere e reprimere le espressioni di sostegno all’islamismo totalitario. Il terrorismo jihadista minaccia “l’altro”, chiunque esso sia: a partire dagli ebrei, ma anche i cristiani e i musulmani che non si adeguano alla loro teologia estremista. La storia ci ha dimostrato che quando gli ebrei non sono al sicuro, nessuno è al sicuro. Israele e gli ebrei sono l’obiettivo primario di Hamas, ma non sono l’unico obiettivo dell’ideologia islamista e jihadista su cui Hamas si fonda.
(Da: Jerusalem Post, 30.10.23)