Roberto Giardina
Da casa mia a Berlino, potrei arrivare in Palestina in metro, con tre euro e 20, in 45 minuti. Il capolinea della linea 7 è Rudow, sul limite del quartiere di Neukölln, dove un quarto dei 370mila abitanti, circa diecimila più di Firenze, è formato da immigrati da 160 paesi, la metà ha origini straniere, 32mila sono islamici, di cui 12mila provenienti dal Libano, molti dai campi profughi palestinesi. E 16mila turchi, che erano integrati, anni fa vedevo le ragazze girare in minigonna, oggi le figlie sfoggiano il kopftuch, il velo islamico, anche per orgoglio nazionalistico. Erdogan a Istanbul ha dichiarato: “L´Occidente è colpevole per i crimini di Israele.” Siamo tutti nemici.
I poliziotti berlinesi come nemici, a San Silvestro hanno sparato i razzi per salutare il nuovo anno ad alzo zero contro di loro, i feriti furono un centinaio. A Neukölln si bruciano le bandiere di Israele, e la responsabile per l´integrazione, la signora Güner Yasmin Balci, 48 anni, di origine turca, nata in Germania, avverte che è pericoloso per gli ebrei farsi riconoscere per strada. Ma lo diceva anche l´anno scorso, prima dell´attacco e la strage compiuta da Hamas, il sette ottobre. Da quel giorno nel quartiere, sono state 850 le denunce per atti di antisemitismo, 350 l´ultimo venerdì. Gli ebrei nella capitale sono 20mila, forse il doppio, si contano solo quanti frequentano le sinagoghe.
“E´colpa anche della Linke”, dichiara Martin Hikel, socialdemocratico, sindaco di NeuKölln, 34 anni, “la sinistra in Germania rimane in parte contro Israele, e a Berlino ha sottovalutato a lungo il problema degli immigrati musulmani,” dichiara alla Frankfurter Allgemiene. Hanno denunciato come razzistico l´ordine di controllare i clan arabi che controllano la malavita, e il traffico di droga. Il Görlizer Park è una zona franca, un centro dello spaccio tollerato. La Linke nel quartiere alle ultime elezioni ha ottenuto il 9 per cento, contro il 15 dei socialdemocratici.
La Sonnenallee, che gli italiani conoscono per il film “Goodbye Lenin” (1999), attraversa il quartiere per cinque chilometri, in gran parte nella zona che apparteneva al settore orientale. Alle finestre sventolavano le bandiere della Ddr, anni dopo la riunificazione. Dal 2015, quando in pochi mesi giunse in Germania oltre un milione di fuggiaschi, è stata occupata dagli arabi, che aprono negozi, chioschi di kebab, bar per fumare il narghile. A Neukölln, per gli odori, i colori, si ha l´impressione di trovarsi in una città orientale. Le insegne e i menu sono scritti in arabo, all´ingresso sono esposte bandiere palestinesi, si vendono cappellini con la scritta Free Palestine, per 10 euro, una maglietta con il volto di Arafat, ne costa 15. Una giovane palestinese ha aperto il Risa Chicken, pollo allo spiedo, ora possiede otto filiali. L´altro venerdi, nel giorno di sciopero per Hamas, l´80 per cento dei locali ha chiuso. Una pasticceria, ha distribuito per solidarietà dolci arabi per festeggiare il massacro.
Ma alla Rathaus, il municipio nella Karl Marx Srasse, per tre settimane hanno issato la bandiera di Israele, ammainata alla sera per evitare che la dessero alle fiamme. Il quartiere è multikulti, multiculturale, cambia di strada in strada, è anche sudamericano, mongolo, un poco italiano, perfino tedesco. Nella Weserstrasse si aprono i ritrovi dei giovani tedeschi, negozi di computer, di cellulari. I prezzi delle case stanno raggiungendo quelli dei quartieri alla moda, Prenzlauerberg o Kreuzberg.
Berlino non ha una periferia, è ha molti centri. E´ formata da 12 Bezirke, quartieri, quasi indipendenti, con un proprio sindaco, e ovunque si trovano palazzi residenziali, e caseggiati popolari. Berlino è una metropoli fatta di paesi. Pochi dicono Ich bin ein Berliner, come dichiarò John Kennedy nella storica visita nel luglio del´63. Io dovrei dire: sono un Charlottenburger, un abitante di Charlottenburg. E´ un quartiere borghese, oltre un secolo fa il suo sindaco, Kurt Schustehrus, si batté contro la linea 7, perché temeva che turbasse la tranquillità dei suoi elettori. Neukölln è dall´altra parte della metropoli, un altro mondo. La posso ignorare. Se ci vado, ci arrivo da turista.