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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Chi non vuole la riconciliazione? 31/10/2023
Chi non vuole la riconciliazione?
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Editorial cartoons for Oct. 15, 2023: Israel-Hamas war, leaderless House -  syracuse.com

Israele è di nuovo in guerra, ma questa volta il nemico ha portato il conflitto sul suo territorio. Hamas, che ha lanciato i suoi uomini armati all’assalto di Kibbutz indifesi all'interno dei confini riconosciuti a livello internazionale, continua a lanciare centinaia di missili contro le città del Paese. I suoi terroristi hanno rapito quasi 300 ostaggi civili, tra cui dozzine di lavoratori tailandesi che non avevano nulla a che fare con il conflitto. Nel nord, Hezbollah, anche lui, prende di mira delle località all’interno dello Stato ebraico. Dietro questa offensiva ben architettata, si profila l’Iran, il nemico mortale che non cerca di nascondere la sua intenzione di distruggere con tutti i mezzi l’“entità sionista”. L’Iran che arma e finanzia Hamas e Hezbollah.

L'IDF è impegnata su tutti i fronti, quasi 400.000 uomini sono mobilitati e diverse unità sono entrate nella Striscia di Gaza e stanno lottando per eliminare la minaccia.

Tricky Iran | Cartoon Movement

In questi momenti difficili, il Paese deve essere unito nello sforzo bellico. Adesso non è il momento di regolare i conti. Dobbiamo dimenticare il clamore degli ultimi mesi, le accuse degli uni e degli altri, le manifestazioni colossali. Gli israeliani di tutti gli schieramenti sembrano averlo capito. Sembra che vogliano dimostrare fino a che punto le accuse mosse dai leader più estremisti di entrambe le parti, fossero false. Cosa non era stato detto dei riservisti che si rifiutavano di prestare servizio? Sono stati definiti traditori e nemici del popolo e persino sostenitori del BDS. Eppure, nessun riservista si è sottratto all’appello quando la Patria ha avuto bisogno di loro. Meglio ancora, si sono offerti volontari giovani e anziani che non erano stati mobilitati. Per quanto riguarda i kibbutz lungo i confini e i loro tanto denigrati abitanti, proprio loro costituivano la prima linea di difesa. Nonostante il loro eroismo, loro hanno pagato un pesante tributo. Bersagli dell'altro campo, anche i “religiosi” hanno capito la gravità del momento e in centinaia  si sono presentati davanti agli uffici di reclutamento e in migliaia hanno cercato di venire in aiuto alle famiglie sradicate.  

Ahimè, il fuoco dell’odio cova ancora sotto la brace. Le stesse persone che in entrambi i campi hanno ostacolato qualsiasi tentativo di compromesso, non vogliono vedere che è giunto il momento della riconciliazione. Di qui campagne ben orchestrate sui social network per scaricare da una parte o dall’altra, il peso della responsabilità della tragedia che stiamo vivendo. Gli uni cercano a tutti i costi di rendere colpevoli del disastro il governo e chi lo guida, gli altri puntano il dito contro le manifestazioni che, secondo loro, hanno indebolito il Paese.

In questa lotta fratricida, l’esercito e i suoi leader non vengono risparmiati. I media non sono da meno e i dibattiti sulle piattaforme non fanno altro che infiammare ulteriormente gli animi. Lasceremo che questa nuova guerra tra ebrei avveleni la nostra esistenza?

Immagine correlata
Michelle Mazel

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