Martin Kramer
Pubblico ministero: “Andavate ad ammazzare persone indifese. Ebbene, non vi siete mai posti delle domande sulla moralità di questo?”
Imputato: “Ho visto molti bambini uccisi da attacchi aerei in questa guerra, e l’esecuzione di ordini di bombardamento anche se molti bambini potevano essere uccisi”.
Un giudice: “Ma la vostra carneficina di innocenti è stata fatta prima di quei bombardamenti”.
Pubblico ministero: “Sta cercando di tracciare un parallelo morale tra il pilota che sgancia bombe sperando di non colpire bambini e voi che avete deliberatamente ucciso i bambini? Vi pare un parallelo moralmente proponibile?”.
La scena (che abbiamo leggermente riassunto) si è svolta al Tribunale di Norimberga. L’imputato era l’SS gruppenführer Otto Ohlendorf, comandante dell’Einsatzgruppe D che perpetrò stragi in Moldavia, Ucraina meridionale e nel Caucaso. Gli Einsatzgruppen erano squadroni della morte paramilitari della Germania nazista incaricati dell’annientamento di ebrei, zingari e avversari politici mediante fucilazioni di massa nell’Europa occupata dai nazisti.
La linea di difesa adottata da Otto Ohlendorf al processo di Norimberga (“i bombardamenti alleati su città tedesche come Dresda giustificano a posteriori le stragi perpetrate dai nazisti”), passata alla storia come la “difesa Dresda”, venne respinta dal Tribunale. Nel verdetto di condanna i giudici scrissero: “È stato affermato che gli imputati devono essere sollevati dall’accusa d’aver ucciso popolazioni civili poiché ogni nazione alleata ha provocato la morte di non combattenti con il ricorso a bombardamenti. … Tuttavia, quando una città viene bombardata per scopi tattici militari, accade inevitabilmente che vengano uccise persone non combattenti. E’ una grave occorrenza, certo, ma è un’inevitabile conseguenza dell’azione di guerra. I civili non sono specificamente presi di mira. La bomba cade mirata su scali ferroviari, le case lungo i binari vengono colpite e molti loro occupanti rimangono uccisi. Ma è cosa completamente diversa, di fatto e di diritto, da una forza armata che marcia su quegli stessi binari, irrompe nelle case adiacenti, trascina fuori uomini, donne e bambini e li fucila a sangue freddo”.
Scrive Martin Kramer: Il professore della Columbia University Rashid Khalidi ha iniziato come portavoce dell’Olp a Beirut negli anni ’70, e da allora non ha mai smesso. Newyorchese di nascita, sa che il terrorismo ha ripetutamente ostacolato la causa palestinese. Ecco perché ha trascorso gran parte della sua carriera cercando di distogliere l’attenzione dal terrorismo o di minimizzarlo. L’orrenda carneficina di uomini, donne e bambini israeliani commessa da Hamas il 7 ottobre ha reso il suo compito assai più difficile. Ecco allora l’argomento che Khalidi raccomanda ai suoi seguaci, in un’intervista in arabo: “Esistono modi di fare la guerra utilizzati dalle società tecnologiche avanzate che comportano l’uccisione di un grande numero di civili che non vengono mai conteggiati. Se un pilota uccide 50 persone da mille piedi di altezza o qualcuno con un’arma entra in casa e uccide 50 persone, ovviamente c’è differenza. Ma in ultima analisi, se è una violazione delle regole di guerra da una parte, è una violazione delle regole della guerra anche dall’altra. Tuttavia, solo una delle due viene chiamata terrorismo mentre l’altra viene semplicemente ignorata”.
Questo è diventato un argomento standard nei molti tentativi di “contestualizzare” il 7 ottobre. La regina Rania di Giordania l’ha usato in forma abbreviata in un’intervista televisiva vista da milioni di persone: “Ci viene detto che è sbagliato uccidere un’intera famiglia sotto tiri di arma da fuoco. Ma va bene ucciderli bombardandoli? Voglio dire, qui c’è un evidente doppio standard. Ed è semplicemente scioccante per il mondo arabo”.
Sono uno storico (come Khalidi), interessato all’origine delle idee e degli argomenti. E si scopre che l’argomento di Khalidi ha una genesi molto precisa: la linea di difesa nel processo alle Einsatzgruppen condotto dal Tribunale di Norimberga tra la fine del 1947 e la primavera del 1948.
Norimberga fissò una distinzione fondamentale. Tutte le vite dei civili sono uguali, ma non sono uguali i modi in cui un civile viene ucciso. L’uccisione deliberata e intenzionale di civili è un crimine. Non lo è la perdita di vite civili non voluta, non intenzionale, ma che risulta inevitabile (in un’azione di guerra). L’errore commesso da una squadra di bombardieri non diminuisce in nulla il crimine di strage perpetrato da uno squadrone della morte. La distinzione diventa ancora più netta quando gli uomini, donne e bambini civili ammazzati vengono sottoposti a tortura, stupro e mutilazione. “In ultima analisi”, per citare Khalidi, questa distinzione è ciò che separa la civiltà moderna dalle epoche che l’hanno preceduta.
E’ inquietante il pensiero che quella distinzione separa anche la moderna civiltà occidentale da molti contemporanei. Otto Ohlendorf e il regime da lui servito fecero tutto il possibile per nascondere i loro crimini agli occhi degli occidentali. La Germania nazista operava ancora all’interno di un Occidente fondato sui valori dell’Illuminismo. Una violazione così imponente di un patrimonio di valori condiviso doveva essere nascosta alla vista. Al contrario, Hamas inizialmente ha pubblicizzato la sua impresa, ritenendo che avrebbe guadagnato applausi, ammirazione o almeno tacita approvazione nel mondo arabo e musulmano a cui fa riferimento. E ha funzionato oltre ogni aspettativa. Milioni di persone che non condividono il patrimonio dell’Occidente e che non sanno pressoché nulla di Shoà e di Norimberga, insieme a una frazione di alienata opinione pubblica occidentale, la vedono come Khalidi e la regina Rania.
Ancora più inquietante, infine, è il fatto che la difesa “alla Otto Ohlendorf” venga riproposta per “contestualizzare” un massacro di ebrei. Intendiamoci: questa non è una guerra mondiale, il 7 ottobre non è la Shoà. Per avere un’idea, in soli tre mesi del 1942 i nazisti uccisero in media ogni giorno più di dieci volte il numero di ebrei uccisi il 7 ottobre (Operazione Reinhard). E a Gaza non sta accadendo nulla di paragonabile a Dresda o Amburgo o nessuna delle altre città tedesche bombardate così intensamente da prendere letteralmente fuoco. Niente di tutto questo. Ma la linea di “difesa” di Ohlendorf e dei difensori d’ufficio di Hamas è la stessa, così come lo è l’identità delle vittime.
Ecco perché è importante che Israele catturi alcuni dei capi Hamas e li sottoponga a un processo in stile Norimberga. Israele lo deve ai morti e ai feriti, alle loro famiglie, a tutti gli israeliani e a tutti gli ebrei. Ma sono gli arabi e i musulmani che hanno più bisogno di vedere le prove, ascoltare le testimonianze e soppesare le argomentazioni – come avvenne a Norimberga.
(Da: Times of Israel, 26.10.23)