'Un museo per tutti i totalitarismi, nessuno escluso' Claudia Osmetti intervista Davide Romano
Testata: Libero Data: 28 ottobre 2023 Pagina: 10 Autore: Claudia Osmetti Titolo: «'Un museo per tutti i totalitarismi, nessuno escluso'»
Riprendiamo da LIBERO di ieri, con il titolo 'Un museo per tutti i totalitarismi, nessuno escluso' l'intervista a Davide Romano.
Davide Romano
«C’è anzitutto una battaglia culturale da fare. Gli islamisti la stanno vincendo perché noi non la stiamo neanche combattendo». Davide Romano è il direttore del museo della Brigata ebraica di Milano. «Faccio un appello al ministro della Cultura Sangiuliano e alla premier Meloni per la costruzione di un museo su tutti i totalitarismi, nessuno escluso. Alla luce ciò che sta succedendo, non si può aspettare che succeda il patatrac e intervenire con solo le forze dell’ordine».
Romano, a cosa si riferisce? «Penso alle manifestazioni pro-Hamas di queste settimane. C’è una confusione quasi voluta, stanno facendo il gioco delle tre carte: antisemitismo, anticapitalismo, antisionismo. Ci sono persone come Michele Santoro o Moni Ovadia che distribuiscono patenti di democraticità o, al contrario, di fascismo: che autorevolezza hanno per farlo?».
Se lo chiede a me, proprio nessuna. Ma che si può fare? «Serve un’operazione culturale di lungo respiro. Un museo dei totalitarismi va in questo senso. È un lavoro che deve coinvolgere il territorio e i ragazzi. Non si può affrontare solo il tema del fascismo, come se fosse a sé. I totalitari si riciclano nelle ideologie: oggi sanno che il fascismo non è più accettabile e subentra l’islamismo, il comunismo, il putinismo e così via».
E ci ritroviamo con la stella di David bruciata in piazza. Però c’è anche una fetta di sinistra che nel migliore dei casi sta zitta e nel peggiore regge lo striscione con scritto “Israele terrorista”… «Esatto. La sinistra radicale italiana sta facendo l’utile idiota. È una storia che abbiamo già visto nell’82, tra l’altro. E aggiungo che se dovesse succedere qualcosa se ne dovranno assumere la responsabilità etica, politica e morale».
C’è anche un problema di informazione? «Certo. Abbiamo delle scorie che ci portiamo dietro dall’era sovietica. Dal 1967 in poi non hanno fatto altro che bombardarci con queste cose qui. È propaganda sovietica aggiornata. Ma possibile che, nel 2023, continuiamo a subirla?».
S’è visto con l’ospedale Al Ahli. Mezza stampa occidentale ha dato per buona la versione di Hamas senza controllare…
«È vero. Però queste fake news, quando toccano il mondo arabo, causano assalti alle ambasciate, rivolte, affossano anche colloqui di pace. Occorre dare alla gente gli strumenti per non cadere nelle trappole. Vede, il totalitarismo ha diverse facce, ma alla fine è sempre uguale: opprime la democrazia e i diritti civili. Tra i miliziani di Hamas e le camicie nere di Mussolini non c’è differenza».
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