martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.06.2003 Arafat rabbioso
Guido Olimpio riporta le reazioni del rais dopo Aqaba

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 giugno 2003
Pagina: 5
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Arafat boccia l'offerta di Sharon sulle colonie»
Riportiamo un articolo di Guido Olimpio pubblicato su Corriere della Sera venerdì 6 giugno 2003 sull'attacco di Arafat al processo di pace.
Yasser Arafat poteva perdere l’occasione? Quando mai. Escluso dal summit in Giordania, il raìs non è riuscito a celare il malumore. «Sfortunatamente, Sharon non ha ancora offerto nulla di tangibile», ha affermato il presidente palestinese comparso nel cortile della Mukata a Ramallah. «Che cosa significa - ha aggiunto - rimuovere un caravan da un posto e dire che "abbiamo sgomberato un insediamento?"». Dichiarazioni che rivelano il suo stato d’animo. Al vecchio leader non è certo piaciuto vedere al suo posto, ad Aqaba, il premier palestinese Abu Mazen. Fatta la sparata, Arafat è tornato nelle stanze spartane del suo comando dove ha ricevuto nel pomeriggio l’inviato speciale europeo Miguel Moratinos. Un incontro che conferma come solo gli europei - e con qualche eccezione, a cominciare dall’Italia - ritengano che il raìs debba godere di considerazione. Per vedere l’emissario Ue Arafat ha spostato alla serata l’atteso appuntamento con Abu Mazen. Un cambio d’orario sull’agenda che probabilmente racchiude un dispetto nei confronti del premier, innalzato agli onori della diplomazia internazionale ma guardato con sospetto dalle fazioni estremiste. Gli esponenti dei vari gruppi hanno ribadito il loro no ad una tregua e ieri, a Gaza, le Brigate Al Aqsa, fazione legata al Fatah, hanno organizzato una manifestazione in sostegno di Arafat. Poco incoraggiante il messaggio. «Siamo tutti martiri in attesa, la road map porta all’inferno, prepariamo una risposta dolorosa», hanno gridato decine di uomini mascherati.
E’ con queste forze che dovrà vedersela Mohammed Dahlan, di fatto il superpoliziotto del governo Abu Mazen. Nei colloqui in Giordania, Dahlan ha mostrato fiducia nei suoi mezzi, ha presentato un piano per fermare la violenza. Ma in privato ha ammesso di non avere la forza necessaria per reprimere gli estremisti. Per questo vuole «comprarli». Dahlan sogna di dare un lavoro e uno stipendio ai miliziani, spera di coinvolgerli nell’amministrazione palestinese. Progetto tutto da costruire e guardato con scetticismo dagli israeliani. Che sono in allerta da giorni nel timore di nuovi attentati. L’intelligence sostiene che l’Iran e l’Hezbollah avrebbero esercitato pressioni su tutti i gruppi palestinesi perché riprendano gli attacchi. Un’azione destabilizzante contrastata dall’Egitto che sta aiutando Abu Mazen nel raggiungere almeno un cessate il fuoco.
Non è calmo neppure il fronte israeliano. I coloni, dopo aver organizzato un’imponente manifestazione nel centro di Gerusalemme, preparano altre iniziative. E i più duri minacciano battaglia sperando di ottenere il sostegno di quella parte del Likud, il partito di Sharon, contraria alla mappa della pace. Il clima è velenoso e preoccupa i servizi di sicurezza. E’ stato infatti deciso di rafforzare la protezione attorno al premier nel timore di un attentato dell’estrema destra. Gli slogan usati dai coloni ricordano quelli lanciati contro Yitzhak Rabin, il premier che concluse gli accordi di Oslo (1993) e venne poi assassinato da un ultrà.
Sharon per ora va avanti con la sua strategia ed ha promesso agli americani lo smantellamento, entro un paio di giorni, di uno o due avamposti selvaggi. Il governo questa volta deve fare sul serio evitando quello che è accaduto in passato quando i coloni hanno rimpiazzato le postazioni appena sgomberate occupando altre colline.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@corriere .it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT