Putin non condanna Hamas Cronaca di Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica Data: 13 ottobre 2023 Pagina: 11 Autore: Rosalba Castelletti Titolo: «Putin stretto tra ayatollah e Netanyahu ma non riesce a condannare Hamas»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 13/10/2023, a pag.11, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "Putin stretto tra ayatollah e Netanyahu ma non riesce a condannare Hamas".
Rosalba Castelletti
Putin "Grande fratello"
MOSCA — Vladimir Putin cammina sul ghiaccio. Dopo essersi presentato per anni come un fedele alleato del premier Benjamin Netanyahu, tace davanti al peggior attacco subito da Israele da quando è al potere. Un silenzio sintomo di grande imbarazzo. Mentre il rabbino Aleksandr Boroda, presidente della Federazione delle comunità ebraiche russe, ha subito invocato una punizione «massima, senza concessioni o scusanti per i terroristi», deposto fiori davanti all’ambasciata israeliana a Mosca ed espresso di persona le sue condoglianze all’ambasciatore Aleksandr Ben Zvi, a distanza di quasi una settimana il presidente russo non ha mai chiamato Netanyahu, né il Cremlino ha diffuso il messaggio di solidarietà che riserva abitualmente ai leader globali in seguito a sciagure. Martedì, commentando per la prima volta l’attacco di Hamas, si è accodato alla portavoce della diplomazia Maria Zakharova e all’ex leader Dmitrij Medvedev nell’affibbiare la colpa della violenza al «fallimento della politica statunitense in Medio Oriente». «È necessario lavorare sulla diplomazia piuttosto che sull’aspetto militare e cercare soluzioni per fermare i combattimenti, e il più presto possibile. In secondo luogo, dobbiamo ritornare al processo negoziale, che deve essere accettabile per tutte le parti, compresi i palestinesi », ha aggiunto senza condannare le morti in Israele. Ieri in Kirghizistan, nel suo primo viaggio all’estero dopo il mandato d’arresto emesso contro di lui dalla Corte penale internazionale (Cpi) per la “deportazione” di bambini ucraini, non è più tornato sulla questione. Parlando con il suo omologo Sadyr Zhaparov, halodato i legami con l’alleato centrasiatico — che non ha ratificato lo Statuto di Roma che ha istituto la Cpi e che è accusato di aiutare Mosca ad aggirare le sanzioni. Su Israele più nessun commento. Secondo fonti israeliane, i caldi rapporti tra i due Paesi che si erano sviluppati sotto Putin si sono raffreddati già dopo l’inizio dell’offensiva russa in Ucraina. Benché Israele non si sia unita alle sanzioni occidentali contro Mosca e abbia negato armi sofisticate a Kiev, l’aver dipinto l’“operazione militare speciale” come una lotta contro il neonazismo ha non poco infastidito Tel Aviv. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’intervista del maggio 2022 in cui il ministro degli Esteri Lavrov, rispolverando una vecchia teoria del complotto, ha detto che «i peggiori antisemiti sono proprio gli ebrei e anche Hitler, come Zelensky, era ebreo». Come se non bastasse, il Cremlino ha chiuso la filiale russa dell’Agenzia Ebraica che aiutava gli ebrei a trasferirsi in Israele. E, infine, isolato dalle sanzioni, ha stretto ancora di più rapporti con l’Iran acquistando droni in cambio di sistemi di difesa aerea. Ora si ritrova tra più fuochi. Se appoggia la leadership di Hamas, che ha ricevuto tre volte a Mosca nell’ultimo anno e mezzo, si aliena Israele. Se invece sostiene Israele, rischia di far arrabbiare l’Iran. A trarre vantaggio dal “grande freddo” tra Russia e Israele potrebbe essere Kiev. Dopo aver criticato la neutralità israeliana, ha paragonato l’attacco di Hamas all’offensiva russa: «L’unica differenza è che un’organizzazione terroristica ha attaccato Israele e qui uno Stato terrorista ha attaccato Kiev», ha detto Zelensky. La sua annunciata visita a Tel Aviv potrebbe essere uno scacco matto a Putin.
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