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La Repubblica Rassegna Stampa
12.10.2023 Il tritolo contro i tunnel
Analisi di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 12 ottobre 2023
Pagina: 10
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «La sfida dei tunnel, il mondo di sotto che deciderà la guerra»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/10/2023, a pag. 10, con il titolo "La sfida dei tunnel, il mondo di sotto che deciderà la guerra" l'analisi di Gianluca Di Feo.

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Gianluca Di Feo

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La guerra non si deciderà nell’alto dei cieli, dove l’aviazione israeliana continua a bombardare Gaza, ma nel profondo degli inferi: nella rete di cunicoli costruiti dai jihadisti sotto la Striscia e sotto il confine libanese. Vere fortezze sotterranee, che si ramificano su più livelli per decine di chilometri, dove sono asserragliati i combattenti più esperti e le armi migliori. Ma se nel passato queste catacombe avevano soprattutto una funzione difensiva, adesso sono state trasformate in basi d’assalto. I maestri in queste opere ingegneristiche sono gli hezbollah libanesi, che hanno ricevuto il supporto di tecnici iraniani e nordcoreani. Il movimento sciita nell’ultimo decennio ha moltiplicato le sue capacità militari: l’intervento nel conflitto in Siria gli ha permesso di perfezionare le tattiche di combattimento. All’ombra di Damasco si sono forgiate intese inedite tra fondamentalisti sciiti e sunniti di tutto il mondo arabo: probabilmente anche il piano per l’attacco di Hamas è stato concepito in questo crogiolo del terrore, fornendo competenze e addestramento ai palestinesi che sabato hanno aggredito Israele e che ora attendono l’irruzione dei tank a Gaza. Hezbollah ha una legione di veterani che da anni si prepara a colpire Israele: l’“Unità Radwan”,dal nome di battaglia di Imad Mughniyeh, il numero due del movimento ucciso dal Mossad nel 2008. Si tratta di 2.500 uomini, con equipaggiamenti moderni, che sanno muoversi alla perfezione nell’oscurità e conoscono a memoria la ragnatela creata sotto il confine libanese. Un rapporto del centro studi Alma sostiene che abbiano realizzato una linea Maginot lunga 45 chilometri. I castelli scavati nella roccia dispongono di gruppi elettrogeni, riserve d’acqua e prese d’aria con filtri a prova di gas. Custodiscono le scorte di ordigni per bersagliare le città israeliane, con postazioni per lanciare i razzi chiuse da portelli che nascondono il calore ai visori infrarossi. Da tempo i tentacoli invisibili si sono spinti oltre la frontiera: grazie a unarete di sismografi e sensori acustici, nel 2018 i genieri delle Israel Defense Forces hanno individuato otto cantieri. Quello che si è visto a Gaza però fa ipotizzare che l’operazione non abbia fermato il lavoro delle talpe ma le abbia soltanto spinte ancora più in basso. Il sottosuolo infatti è teatro di un duello silenzioso per cogliere i rumori dell’avversario. La stessa sfida che ha spesso deciso gli assedi dal Cinquecento alla Prima guerra mondiale, quando non solo intere trincee venivano inghiottite dall’esplosione delle gallerie ma persino le cime delle Alpi: nel 1918 gli austriaci hanno sbriciolato la vetta del Pasubio. Orrori del passato? No, molti analisti temono che questo possa essere un capitolo della nuova guerra. Due volte Hamas ha usato i cunicoli per far saltare in aria le torrette sul Muro. Ma gli israeliani potrebbero ribaltare lo scenario, perforando il ventre di Gaza per demolire con il tritolo gli antri jihadisti, seppellendo razzi e uomini. Dal 2013 il quartier generale considera i tunnel “una minaccia s trategica” e il battaglione del genio guastatori Yahalom è stato convertito alla nuova missione. La punta di lancia è la compagnia Samoor (donnole) che deve lottare nelle catacombe. Sono gli eredi dei fanti americani che penetravano nei labirinti vietcong, descritti da Michael Connelly ne La memoria del topo :i marines strisciavano armati di torcia e pistola, gli israeliani mandano avanti i robot. A Tel Aviv c’è un pool di scienziati, “the Brain”, che inventa sistemi innovativi, in gran parte top secret, per individuare ed espugnare i tunnel. L’ultimo è il minuscolo drone volante Lanius, dotato di intelligenza artificiale: un pipistrello capace di riconoscere nel buio i terroristi dai civili e se serve abbatterli. Queste macchine scambiano dati con altri automi, gestendo da soli i raid senza esporre gli umani alle trappole. Ma la convivenza tra robot e soldati non sempre è idilliaca e spesso gli incursori preferiscono fare di testa loro, come il generale Rafi Milo che nel 2018 fu punito per essere entrato in una galleria: «Comando dei combattenti – fu la sua risposta – non posso rinunciare a rischiare».

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