Ostaggi, l’esercito pronto per liberarli Cronaca di Enrico Franceschini
Testata: La Repubblica Data: 10 ottobre 2023 Pagina: 8 Autore: Enrico Franceschini Titolo: «Ostaggi, la minaccia dei miliziani: 'Ne uccidiamo uno per ogni raid'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/10/2023, a pag. 8, la cronaca di Enrico Franceschini dal titolo 'Ostaggi, la minaccia dei miliziani: 'Ne uccidiamo uno per ogni raid' '.
Enrico Franceschini
Come colpire Hamas e al tempo stesso provare a liberare gli ostaggi catturati dal movimento fondamentalista palestinese? È uno dei dilemmi che si presenta adesso a Israele, forse il più atroce, certamente per i familiari dei cittadini dello Stato ebraico presi prigionieri e portati a Gaza. In interviste ai media e in messaggi postati sui social, finora i parenti degli ostaggi dicono di non avere ricevuto informazioni, né su dove siamo tenuti i loro cari, né su che piani abbia il governo di Benjamin Netanyahu per ottenerne in un modo o nell’altro il rilascio e salvarli. Ma ieri sera un portavoce delle forze armate israeliane ha dichiarato: «Abbiamo tutti i dati degli ostaggi in mano adHamas». Non è chiaro se significhi semplicemente che Israele conosce il numero e l’identità degli ostaggi, o se le forze armate hanno notizie anche su prigioni, covi, rifugi, in cui i militanti di Hamas li hanno portati. Fonti del gruppo islamico palestinese affermano di avere 130 ostaggi israeliani. Il braccio militare di Hamas ha reso noto sulla piattaforma digitale Telegram che quattro di essi sarebbero morti sotto gli intensi bombardamenti che hanno colpito per tutta la giornata la Striscia, ma è una notizia non altrimenti verificabile. La medesima ala militare di Hamas ha più tardi minacciato di uccidere in pubblico un ostaggio per ogni bombardamento di obiettivi palestinesi a Gaza da parte di Israele “senza previo avvertimento”. Anche la veridicità di questa minaccia è da stabilire, ma in effetti ci sono stati svariati attacchi dello Stato ebraico sulla Striscia preceduti da un invito del governo di Gerusalemme ai residenti palestinesi ad abbandonare immediatamente la località, se non volevano essere colpiti da un missile: è accaduto, per esempio, prima del bombardamento di Rimal, una zona residenziale e commerciale nel centro di Gaza City, capitale della Striscia. Poco dopo, un raid aereo ha distrutto la sede della Compagnia di Telecomunicazioni Palestinese, che si trova in quel quartiere. Sono anche circolate voci di trattative per liberare gli ostaggi. Di una ha parlato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani con interlocutori egiziani, dicendosi pronto a creare “un corridoio umanitario”per evacuare i prigionieri israeliani. Un altro negoziato sarebbe portato avanti dal Qatar, uno stato arabo che ha stretti contatti con Hamas in quanto uno dei suoi finanziatori: l’ipotesi sarebbe di “uno scambio” fra 36 donne e bambini israeliani tenuti in ostaggio a Gaza con altrettante donne palestinesi detenute in Israele per terrorismo e apparentemente con figli a loro nati mentre erano in carcere. Ma in passato Hamas non ha mai accettato scambi di prigionieri “alla pari” con Israele: la liberazione di Gilad Shalit, un soldato israeliano catturato da Hamas nel 2006, costò a Israele il rilascio di oltre mille prigionieri palestinesi, molti dei quali con “le mani macchiate di sangue” per attentati. E ci vollero cinque anni per organizzare lo scambio.
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