Donne-bomba suicide Fanno male, perchè Allah non le vuole
Testata: Libero Data: 06 giugno 2003 Pagina: 13 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «Donna kamikaze uccide 18 russi. Ma l'Islam: è un lavoro da uomini»
Riportiamo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su Libero venerdì 6 giugno 2003. In principio fu Wafa Idris, la studentessa universitaria modello che si fece esplodere in Jaffa Street a Gerusalemme il 27 gennaio 2002 provocando un morto e 131 feriti. Qualche mese dopo, il primo venerdì dell'ottobre 2002, Ahmed Al Hakiri, imam governativo dell'Arabia Saudita, un wahabita, non un islamico moderato, proibì severamente l'utilizzo delle donne per missioni militari suicide. Dicendo: "non c'è guerra di liberazione che tenga, nè per Gerusalemme nè per la moschea di Al Aqsa, per la quale un buon islamico possa utilizzare una donna per combattere al posto suo." La questione sembrava chiusa, ma poi arrivò Sheik Yusuf al Qaradawi il decano egiziano per gli studi islamici all'Università del Qatar a dare ufficialmente la sua benedizione agli attentati suicidi femminili. Lo fece in due discorsi distinti nella moschea della capitale del Qatar. La prima volta nell'ottobre del 2002, la seconda a maggio di quest'anno come reazione all'attentato suicida del 21 di quel mese in Afula, compiuto dalla 19enne Hiba Daraghmeh. Yusuf al-Qaradawi in quel caso spiegò che la partecipazione di donne ad atti di martirio in "Palestina" appartiene alle "più lodevoli azioni di onore a Dio". Secondo al-Qaradawi i giuristi musulmani che la pensano come lui sarebbero addirittura d'accordo nel dire che in caso di un attacco nemico a parti del territorio musulmano, la "Jihad" (guerra santa) diventa un obbligo per ogni persona. "Quest'obbligo arriva al punto che una donna deve entrare nella Jihad anche senza il permesso di suo marito, e un figlio senza l'approvazione dei suoi genitori", disse quel religioso. L'esecuzione di un attentato autorizza anche all'infrazione del divieto islamico per le donne di viaggiare senza un parente maschio e senza un copricapo. In accordo con queste dichiarazioni dottrinali, nelle ultime settimane sono state diffuse dalla Jihad islamica circolari nelle università e nelle scuole dei territori contesi (Giudea, Samaria e Gaza) per reclutare attentatori suicidi femminili e contattare "volontarie della muerte" in Siria, Iran, Libia e nel mondo occidentale. Il quotidiano israeliano di sinistra "Haaretz" citò giorni fa una circolare del gruppo terroristico "Jihad islamica" che diceva che "Darin, Wafa, Ajat e Andalib (le prime quattro attentatrici suicide dell'intifada, ndr) non erano né brutte né infelici, come tentano di sostenere i calunniatori sionisti, ma studentesse universitarie che stavano bene. Progettavano di formare famiglie che avrebbero partecipato alla guerra santa. Hanno partecipato alla "Jihad" per sostenere gli uomini che combattono contro il nemico che ha infranto ogni regola di decoro, un nemico che assale bambini e adulti, uomini e donne. Queste combattenti sono "chiocce", e sono capaci sia di combattere e lanciare bombe, sia di allestire mobili e case". In campi di addestramento in Gaza da tempo vengono quindi preparate ragazze e donne dai 16 ai 24 anni alla loro mortale missione. Per fortuna lo sceicco di Hamas Ahmed Yassin, per motivi puramente maschilisti, non sembra pensarla così: "le donne non possono viaggiare a capo scoperto nè senza essere accompagnate da un uomo neppure per i sacri doveri della jihad". Un islamico e islamologo di casa nostra, lo shaik Abdu Hadi Palazzi, uno dei moderati dell'islam sunnita che auspica l'amicizia persino con gli Usa e Israele, dice a "libero" che in questo momento il dibattito anche in seno all'islamismo estremista è al livello di guerra civile e che se gli imam come Al Qaradawi continueranno con le loro "fatwe" per incoraggiare le donne suicide, presto arriveranno altre "contro fatwe" saudite, probabilmente ispirate da motivi di opportunità politica, che li condanneranno a morte, scatenando così una vera e propria guerra di dottrina solo su questo particolare: la liceità o meno dell'esistenza di donne kamikaze, in Palestina e fuori". Intento però, in attesa di una parola risolutiva della dottrina islamica, gli attentati suicidi al femminile continuano e quello di ieri nel Caucaso russo che ha provocato 18 morti, dopo quelli delle due guerrigliere che in Cecenia a maggio fecero altre 78 vittime, dimostrano che gli estremisti islamici che vivono e operano nell'ex Unione sovietica appartengono decisamente alla scuola di Al Qaradawi. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.