Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/10/2023, a pag. 9, con il titolo “Melman: 'Débacle dell’intelligence è il giorno più nero della nostra storia' " l'intervista di Stefania De Lellis.
Yossi Melman
«Un gigantesco fallimento per Israele. Abbiamo consentito ad Hamas e all’Iran di dimostrare che siamo deboli». Yossi Melman solleva gli occhi dalle immagini degli ostaggi portati a Gaza, dai notiziari che a sera ancora raccontano di spari dei miliziani davanti alle case in numerosi villaggi. «È il giorno peggiore della nostra storia», sospira. E dette da uno scrittore egiornalista esperto di questioni militari e di intelligence sono parole pesanti: «L’intera macchina dello Stato ha fallito: l’intelligence che non ha saputo prevedere, i militari che non hanno reagito in modo efficace e perfino le strutture civili come gli ospedali che sono andati in tilt».
Un attacco il giorno dopo il 50esimo anniversario della guerra del Kippur. Data intenzionale? «Non penso. Ad Hamas premeva solo agire in un giorno festivo come oggi così da avere davanti una preda con la guardia abbassata. Ma dal punto di vista strategico ci sono similitudini con il ’73: allora gli arabi si prepararono all’attacco fingendo esercitazioni militari, ora Hamas da giorni conduceva false manovre per ammassare e far filtrare armi».
Oggi tecnologia, esercito e intelligence di Israele sono più avanzati. Perché hanno ceduto? «Il preconcetto che ci ha danneggiati è lo stesso. All’epoca pensavamo che gli Stati arabifossero troppo deboli per attaccarci. Adesso eravamo ugualmente convinti che Hamas non fosse in grado di farci la guerra. Pensavamo che fosse solo interessata agli aiuti di Qatar e Turchia. È la nostra Hybrisancora una volta ad accecarci».
Perché parla di presunzione? «Gli esperti militari definivano ‘impenetrabile’ la barriera che protegge Israele. È sotto gli occhi di tutti la facilità in cui si è sbriciolata”. Il paese è infatti sotto shock… «Mentre parliamo ancora si spara, ancora c’è gente barricata in casa. Non capiamo come questo sia possibile. Il numero dei morti e dei feriti è scioccante. E poi le brutalità sugli ostaggi, anche su civili e donne anziane. Assistiamo a crimini di guerra e non ci sentiamo protetti».
La reazione dell’esercito non è stata tempestiva? «Le ripeto: nulla ha funzionato, i terroristi sono penetrati per chilometri indisturbati. L’intera catena di comando militare e civile non ha agito come avrebbe dovuto».
Hamas conosceva la attuale vulnerabilità di Israele e per questo l’azione è scattata ora? «Credo ci sia un evidente coordinamento con l’Iran. Potrebbe trattarsi di un test: studiare la reazione di Israele a una guerra».
Vuol dire che non esclude che quello che è accaduto oggi possa diventare qualcosa di più grande? «Non lo escludo affatto. L’attacco di oggi è poi anche un segnale mafioso . L’Iran avverte l’Arabia Saudita pronta a dialogare con noi: ‘Ehi, non contate su Israele. È uno Stato più debole di quello che pensate. E attenti ai vostri passi, guardate quello che possiamo fare’. Una minaccia mafiosa, insomma».
Ma Israele è davvero debole? «Sì, lo è in questo momento. Il governo che lo guida ha fallito».
Pensa che le proteste che percorrono da mesi il paese contro l’esecutivo Netanyahu e la riforma della giustizia, la rivolta dei riservisti e dei corpi scelti abbiano minato la sicurezza? «Penso che un premier che da mesi rifiuta di parlare con i militari che lo contestano sia un fattore di debolezza. Penso che la crisi sociale e il declino economico lo siano».
Netanyahu pagherà un prezzo? «Non ora. Siamo in guerra e il paese è unito. Ma ci sarà un dopo».
Teme per il futuro di Israele? «Israele supererà tutto questo. Ma ci sarà chi pagherà. I fatti di oggi tracciano una linea che non è ignorabile. I social media hanno mostrato gli ostaggi, la gente ha visto cosa è accaduto. La stampa farà inchieste e scoprirà ciò che non ha funzionato. E i responsabili pagheranno».