Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/10/2023, a pag.7, con il titolo "Khodorkovskij: 'Lo Zar ora è più debole, una rivolta per cacciarlo' " l'intervista di Antonello Guerrera.
Antonello Guerrera
Mikhail Khodorkovskij
LONDRA — Putin si è rafforzato? «Non credeteci. È molto più debole». La minaccia nucleare? «Non credeteci». Il presidente russo un giorno la ucciderà per il suo attivismo? «Alla minaccia ci ho fatto il callo». E però niente di buono dal fronte occidentale per l’Ucraina, viste le prime fratture tra Paesi? «Questo è inquietante. Se l’Occidente allenta la presa, tra pochi anni si ritroverà la guerra in casa». Mikhail Khodorkovskij parla dalla sua casa del centro di Londra, dove ha appena pubblicato un libro, “How Do You Slay a Dragon?”. Ossia come uccidere il dragone, che oggiha il volto di Putin ma che sembra reincarnarsi in ogni epoca della Russia. Ex oligarca, in esilio prima in Svizzera e poi in Inghilterra dal 2016, incarcerato, deportato in Siberia e torturato su ordine del presidente russo per 10 anni prima della liberazione e della fuga, la sua ultima opera (editore Polity) è un audace manuale per costruire, passo dopo passo, la democrazia in Russia. Primo comandamento: «Serve una rivolta armata. Le proteste pacifiche non cambieranno mai niente».
E come si fa? Khodorkovskij, lei sembra molto ottimista. «Putin è molto più debole di quanto ci vogliono far credere la propaganda del Cremlino o i suoi discorsi. Il golpe di Prigozhin ha dimostrato quanto molle fosse il suo ventre, tra i militari, nei servizie nella popolazione di Rostov. Non credete alle sue minacce nucleari: se avesse voluto, avrebbe già sganciato un’atomica su Kiev e ordinato il genocidio degli ucraini. Non ha scrupoli. Ma non lo fa perché altrimenti avrebbe tutta la Nato e soprattutto la Cina contro: sarebbe la sua fine. E non credete che a Putin possa succedere un leader ancora più pericoloso».
Perché? «Lui è già il peggio. E non credete al suo “enorme consenso”, come dice il Cremlino. Se, magari con il sostegno di pezzi dell’esercito, iniziasse una rivolta popolare armata che non si fermi a pochi metri dal palazzo di Lukashenko come in Bielorussia perché senza armi, Putin avrebbe i giorni contati. Penso a gruppi che si ispirano ai vecchi “bolscevichi” o un fronte ancora più ampio. Difficile dire ora come, ma vedremo. Solo così la Russia potrebbe tornare sulla strada della democrazia dopo la chance persa nel 1993».
Il presidente russo sembra rafforzato dagli eventi recenti. E nel fronte occidentale, ecco le prime crepe: lo stop del Congresso Usa ai fondi all’Ucraina, la vittoria di Fico in Slovacchia, l’Italia che balbetta su nuove armi a Kiev, e il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. «Tutto ciò mi preoccupa molto. Da sempre, Putin si ciba di guerre per rimanere al potere, o quando si sente minacciato. Stavolta, nel caso dell’Ucraina, ha commesso un madornale errore strategico. Ma non dovete illudervi come ha fatto la Germania di Scholz: un appeasement o una pace affrettata gli darà il tempo di riorganizzarsi, riarmarsi grazie alla sua economia di guerra e tornare alla caricamolto presto. Se nel frattempo l’Occidente non sosterrà più l’Ucraina, l’Europa si ritroverà la guerra in casa in un paio di anni. Per lo stesso motivo, credo che anche uno come Trump capirà che non potrà mollare la presa».
Quindi la guerra in Ucraina continuerà a lungo? «Di questo discutiamo sempre con il mio amico (e altro dissidente, ndr ) Garry Kasparov. Lui pensa che il conflitto in corso farà cadere il regime putiniano. Io penso il contrario: una pace arriverà solo con una “rivoluzione” prima a Mosca».
Magari anche con l’aiuto di oligarchi ribelli? «Figuriamoci. Se cade Putin, tutti i loro asset verranno nazionalizzati. Gli oligarchi saranno gli ultimi a mollarlo. La rivolta deve esserepopolare, e qui l’Europa commette un grave errore».
Quale? «Noto sempre una forte russofobia nei miei viaggi europei. È controproducente. Come i bombardamenti ucraini in Russia, ciò fa serrare i ranghi a Putin, solidifica la sua narrativa, aumenta le reclute. Mentre oggi, secondo sondaggi semi-governativi, solo il 10-15% dei russi giustifica il combattimento al fronte».
L’ingresso dell’Ucraina nella Ue o nella Nato può cambiare il risiko di questa guerra? «Kiev in Europa avrebbe molto più sostegno finanziario. L’ingresso nell’Alleanza atlantica invece mi pare rischioso e politicamente impossibile: nessuno lo vuole davvero».
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