Quando re Hussein avvertì Israele sulla Guerra del Kippur 50 anni dopo dagli archivi i dettagli sull'incontro con Golda Meir
Testata: ANSA Data: 06 ottobre 2023 Pagina: 1 Autore: Ansa Titolo: «Quando re Hussein avvertì Israele sulla Guerra del Kippur»
Riprendiamo oggi, 06/10/2023, da ANSA la notizia "Quando re Hussein avvertì Israele sulla Guerra del Kippur".
Al centro, Golda Meir
(ANSAmed) - TEL AVIV, 04 OTT - Nell'imminenza della guerra del Kippur - lanciata simultaneamente dagli eserciti di Egitto e Siria nell'ottobre 1973 - Israele ricevette un avvertimento da re Hussein di Giordania. Era il 25 settembre quando Hussein incontrò a Tel Aviv la premier di Israele Golda Meir. "Le forze siriane - disse - hanno completato i preparativi, aviazione e missili inclusi. Devono avere la sembianza di esercitazioni, ma secondo le mie informazioni si apprestano a lanciarsi in avanti". La Meir gli chiese se i siriani avrebbero sferrato un attacco da soli, o assieme con l'Egitto. "Fra loro c'è piena collaborazione", rispose il sovrano hashemita. Al termine di quel drammatico incontro, il segretario della Meir Eli Mizrahi scrisse un documento che sarebbe stato poi affidato agli archivi di Stato. Da tempo il suo contenuto era di dominio pubblico: ossia che la Giordania aveva messo in guardia Israele della minaccia incombente. Adesso quel testo storico è reperibile sul web. Si è appreso così che nei messaggi segreti re Hussein era chiamato con il nome in codice 'Lift'. Nel 50esimo anniversario di quella guerra, il mese scorso gli archivi hanno infatti messo a disposizione del pubblico 3.500 dossier con centinaia di migliaia di pagine. Un evento che ha riattizzato aspre polemiche sulle responsabilità del governo Meir. Da questi documenti si apprende fra l'altro che da mesi Hussein avvertiva, con crescente insistenza, sia gli Stati Uniti sia Israele della tempesta in arrivo. In codice aveva anche un altro nominativo: 'Yanuka', poppante. Ciò perchè era stato proclamato re a soli 17 anni. Il 12 giugno 1973 'poppante' incontrò a Washington l'ambasciatore d'Israele Simcha Dinitz e lo aggiornò sui tentativi di Siria ed Egitto di trascinare il suo Paese in un attacco contro Israele, per recuperare i territori perduti nel 1967 nella guerra dei Sei giorni. Il re disse che i progetti - a cui si opponeva - prevedevano lo schieramento in Giordania di forze egiziane e siriane, sotto comando egiziano. In extremis, il 25 settembre Hussein cercò ancora di avvertire Israele. Ma anche nei giorni seguenti l'intelligence militare stimava che fossero basse le probabilità di una guerra. Gli spostamenti sul fronte egiziano - fu assicurato alla Meir, secondo Eli Mizrahi - avevano "carattere difensivo". Dagli archivi risulta che all'alba del 5 ottobre il capo del Mossad Zvi Zamir volò all'estero e che poi la aggiornò nel cuore della notte. Aveva incontrato a Londra - secondo un libro pubblicato di recente dal Mossad - 'l'Angelo': il funzionario egiziano Ashraf Marwan, intimo del presidente Anwar Sadat. E 'Angelo' confermava l'imminenza della guerra. Seguirono ore convulse, con un richiamo parziale di riservisti. Poi alle ore 14 del 6 ottobre partì il blitz siro-egiziano sul Golan e nel Sinai che avrebbe spiazzato Israele, costringendolo ad affrontare la sfida militare più grave della sua storia. L'apertura degli archivi ha rispolverato vecchie ruggini fra i servizi di sicurezza. Al capo dell'intelligence militare Eli Zeira e al capo dell'aviazione Benny Peled viene attribuita da alcuni un'errata sicumera nell'analizzare le capacità offensive arabe. Altri, come il direttore di Haaretz Aluf Ben, accusano invece il governo Meir di miopia politica: di non aver cioè saputo (o voluto) verificare, già in una consultazione ministeriale del 18 aprile 1973, la disponibilità ad un accordo da parte del presidente egiziano Sadat. (ANSAmed).
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