Putin, l’esercito in difficoltà Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 01 ottobre 2023 Pagina: 16 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Sogni imperiali»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/10/2023, a pag.16 con il titolo 'Sogni imperiali' l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Vladimir Putin
«Ci saranno sempre più nuove regioni russe»: l'ex presidente russo Dmitry Medvedev abbandona per una volta le sue ormai quasi quotidiane minacce di Apocalisse nucleare in Europa per promettere nuove conquiste dei territori ucraini. Nell'anniversario della annessione dei territori occupati di quattro regioni ucraine – Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk – la propaganda di Mosca decide di istituire una nuova festa nazionale, il «giorno della riunificazione dei nuovi territori», una rivendicazione apertamente imperialista dei motivi della guerra, e Medvedev promette «l'annientamento definitivo del regime nazista a Kyiv e la liberazione dei territori storicamente russi». In realtà, soltanto nell'anno trascorso dal giorno in cui Vladimir Putin firmò al Cremlino la «riunificazione», i territori ucraini sotto il controllo della Russia si sono sensibilmente ridotti: soltanto un mese dopo gli ucraini hanno liberato Kherson, e attualmente Mosca non occupa completamente nessuna delle «nuove regioni». Le truppe russe sono riuscite ad avanzare di pochissimo, e anche se la controffensiva di terra ucraina procede con fatica, gli attacchi di missili e droni contro la Crimea occupata dai russi hanno spinto il comando, secondo alcune fonti, a cominciare a costruire strade e ferrovie sulla costa del mare di Azov, presumibilmente per avere altre linee logistiche in caso di ulteriore avanzata delle truppe di Kyiv. La replica del governo ucraino è stata immediata: «Non ci sono "nuovi territori russi", esiste solo il territorio dell'Ucraina, dove si stanno combattendo pesanti battaglie per distruggere gli occupanti e le ambizioni dello Stato autoritario russo», ha dichiarato Mykhailo Podolyak, il consigliere di Volodymyr Zelensky. Due settimane fa, le autorità dell'occupazione russa hanno tenuto nei territori sotto il loro controllo delle «elezioni» amministrative, per tentare una ulteriore legittimazione dell'annessione e creare una amministrazione locale sulla quale trasferire parte della responsabilità per le proprie politiche, tra cui lo spostamento dei minori ucraini in territori russi e la costrizione della popolazione a prendere il passaporto russo con ricatti come il diniego di farmaci salvavita o dei pagamenti del welfare. Ma il sospetto che i confini di quella che Putin dichiara essere la «nuova Russia» continueranno a essere soggetti al cambiamento, e non a favore di Mosca, rende il tono delle celebrazioni piuttosto sommesso. Anche il concerto in piazza Rossa in onore delle «nuove regioni» non ha visto la partecipazione di Vladimir Putin, la cui apparizione sul palco di solito è il momento culminante di eventi del genere. Il presidente russo si è limitato a un brevissimo videomessaggio sull'anniversario di un «evento storico che cambia il nostro destino», insistendo soprattutto sulla «legalità internazionale» dei referendum di annessione di un anno fa, nonostante non siano stati riconosciuti da nessuno. Il concerto in piazza Rossa non è stato trasmetto in tv, e tra le star del pop che si sono esibite mancavano volti di spicco, circostanza che ha suscitato qualche brontolio tra il pubblico. Del resto, le interviste condotte in mezzo alla folla da alcuni giornalisti indipendenti come i cronisti della Bbc, hanno confermato che anche stavolta il Cremlino ha preferito reclutare un pubblico controllato: dipendenti pubblici, studenti e qualche attivista di organizzazioni filogovernative, convocati d'ufficio e abbastanza incerti nel spiegare il motivo delle celebrazioni davanti alle telecamere. A portare solidarietà all'Ucraina è arrivato ieri anche l'Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrell, che è apparso a sorpresa a Odessa, visitando la cattedrale della Trasfigurato devastata da un missile russo due mesi fa e denunciando gli «attacchi barbari» alla città sul Mar Nero, regolarmente bombardata dai russi anche negli ultimi giorni allo scopo di distruggere le infrastrutture portuali necessarie all'esportazione del grano ucraino. «L'Europa rimarrà a fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario», ha promesso, annunciando anche che entro la fine dell'anno i militari ucraini addestrati nei Paesi dell'Unione europea diventeranno 40 mila. Che l'impegno bellico degli alleati di Kyiv sia proiettato in una prospettiva a lungo termine, lo si è visto anche dall'iniziativa lanciata ieri da Zelensky di fondare una alleanza di produttori dell'industria militare, che produca armi direttamente in territorio ucraino. Secondo il governo di Kyiv, all'idea hanno già aderito 38 imprese di 19 Paesi, che otterranno condizioni di favore per i loro impianti. Uno dei primi progetti sarà la fabbrica di droni turchi Bayraktar, fondamentali soprattutto nella prima fase dell'invasione russa: un altro segnale che Putin non può contare su Recep Tayyip Erdogan, nonostante Ankara formalmente non abbia aderito alle sanzioni contro la Russia. E intanto, ieri è scattato di nuovo l'allarme in Romania. Un altro drone russo potrebbe essere finito nel territorio del Paese Nato. Allerta per gli abitanti delle località di Galati e Tuclea. I radar hanno segnalato una potenziale violazione dello spazio aereo. Bucarest ha fatto sapere che per ora non sono stati trovati oggetti compatibili con frammenti di un drone, ma proseguono le ricerche vicino al confine con l'Ucraina.