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Il Foglio Rassegna Stampa
30.09.2023 Ucraina, intellettuali al fronte
Analisi di Cecilia Sala

Testata: Il Foglio
Data: 30 settembre 2023
Pagina: 1
Autore: Cecilia Sala
Titolo: «Intellettuali al fronte»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/09/2023, a pag.1, con il titolo "Intellettuali al fronte", l'analisi di Cecilia Sala.

Cecilia Sala (@ceciliasala) | Twitter
Cecilia Sala

Zelensky arrivato a New York per l'Assemblea dell'Onu - Mondo - Ansa.it
Volodymyr Zelensky

Roma. A un incontro del Forum per gli studi ucraini – che riunisce gli artisti e gli accademici dell’Ucraina di oggi – la regista e scrittrice Iryna Tsilyk ha parlato ai suoi colleghi di un tema che la angoscia: mandare al fronte gli intellettuali, rischiare di perderli, è un disastro di lungo periodo per la cultura del paese. Mette in pericolo la possibilità di preservare, spiegare all’estero, tramandare per generazioni la nuova identità dell’Ucraina libera: le conquiste e l’emancipazione ottenute fin qui. Gli anziani di Kyiv, che sono cresciuti in Unione sovietica, chiamano la nuova generazione di ucraini, cresciuta nell’Ucraina indipendente, “la generazione d’oro”. Ai funerali in cattedrale di Roman Ratushny, soprannominato “il coltissimo black bloc”, che ha combattuto la prepotenza russa prima in piazza, a quindici anni, durante Euromaidan, e poi al fronte, dove è morto a 24 anni, una signora disse: “Putin perderà, ma la sua vittoria sarà aver tolto a un paese che odia i suoi cittadini migliori. I più intelligenti, i più generosi, i più coraggiosi. Qui li chiamiamo ‘la generazione d’oro’. E’ migliore della mia, noi siamo stati tristi a lungo e la tristezza ci ha spenti: oggi vorrei che potessimo morire noi per conservare loro”. Al Forum Iryna Tsilyk, che ha suo marito al fronte, ha parlato del suo mondo descrivendolo come “una bolla” composta dai registi, le scrittrici, i cantautori, gli attivisti e gli intellettuali tutti dell’Ucraina contemporanea. E ha detto che la bolla “non deve certo vivere in prima classe” mentre gli altri vengono lasciati in seconda, ma che bisogna comunque interrogarsi su un fatto: se resistere con le armi all’invasione serve a difendere l’identità libera dell’Ucraina, anche evitare che si sacrificano tutti quelli che incarnano questa identità e hanno contribuito a costruirla, a renderla concreta e contagiosa, è indispensabile allo stesso scopo. A Zaporizhzhia c’è un’isola in mezzo al fiume Dnipro che è stata abitata dai cosacchi, si chiama Khortytsia: oggi è il più grande museo sulle origini dell’Ucraina ed è anche un progetto di ricerca “che continuerà per sempre”, come raccontano al Foglio le archeologhe e gli storici che ci lavorano. Nel 2023 l’isola-museo è un luogo simbolico vivo e visitatissimo, ma non è sempre stato così. Il suo padrino, Viacheslav Zaitsev detto “Slava”, dopo la laurea in Storia e un’esperienza da archeologo in Francia, aveva cominciato a cercare i fondi per il polo culturale di Khortytsia quando a Kyiv c’era ancora un presidente amico di Vladimir Putin e le ricerche sulla storia dell’Ucraina, antecedente e indipendente dalla storia russa e sovietica, non erano affatto popolari e non potevano contare su generosi finanziamenti pubblici. Dopo la rivoluzione arancione del 2004, e soprattutto dopo Euromaidan nel 2014, i visitatori sono decuplicati e decidere di portare a Khortytsia i figli o le scolaresche è diventato un gesto politico, un modo per partecipare alla costruzione di una nuova identità. Così Slava era diventato un giovane eroe nazionale e aveva vinto le elezioni a Zaporizhzhia, finché non è andato – da volontario – a combattere sulla linea del fronte nell’est. E’ morto in battaglia non lontano da dove è stato trovato, in una fossa comune, anche il corpo dello scrittore ucraino Volodymyr Vakulenko. Alina, che lavora da anni sull’isola-museo, dice che è grazie al lavoro del suo amico Slava se “dieci anni fa i bambini non sapevano neanche dove cominciasse la storia del nostro paese e chi fossero i cosacchi, oggi invece sono loro a spiegare ai propri nonni che cos’è l’Ucraina”. La regista Iryna Tsilyk è preoccupata che, in questa guerra che è anche una guerra di fondazione dell’Ucraina libera e indipendente, si perdano le persone che hanno saputo e sanno spiegare meglio, agli ucraini stessi e poi agli stranieri, che cosa sia davvero, e da dove venga, questa nuova Ucraina libera.

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lettere@ilfoglio.it

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