Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 30/09/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
Avanzavano gli orchi verso guerra e rapina / e innanzi marciavano i Balrog capitani / [...] / quali creature della notte, fisse a un compito oscuro. J.R.R. Tolkien, Il lai del Leithian (in I lai del Beleriand, Bompiani 2022).
Tra i lavoratori della compagnia statale Rosatom, il capo del Cremlino ha pronunciato frasi inequivocabili sulla volontà di reggere lo scontro a qualunque prezzo. «State creando armi [nucleari] avanzate in grado di mantenere l’equilibrio strategico nel mondo» e sarà utile farlo «con partner affidabili all’estero per il reciproco vantaggio». [Tipo il ciccione di Pyongyang]. Andrea Nicastro, Corriere della sera.
Wunderwaffen (termine tedesco che sta per «Armi-miracolose»). Erano le «armi segrete» del Terzo Reich. Il termine fu coniato e utilizzato dalla propaganda tedesca durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale. Lo scopo era millantare la disponibilità di armamenti che sarebbero in grado di conferire una netta superiorità tecnologica all’esercito tedesco. Wikipedia.
Negli ultimi 25 anni, dopo la moratoria sui test nucleari, l’unico Paese a continuare i test è la Corea del Nord. Ma questo incubo [...] viene rievocato oggi a Mosca come il sogno d’un paradiso perduto: ieri il capo della ricerca nucleare strategica Mikhail Kovalchuk ha ricordato come il test della bomba termonucleare più potente della storia, la «bomba tsar», condotto dall’Urss nel 1961, «aveva subito convinto gli americani a trattare, all’istante», e sostiene che «oggi la situazione è esattamente identica, e basterebbe farlo una volta soltanto per rimettere ogni cosa al proprio posto». Anna Zafesova, La Stampa.
Putin si è paragonato a Pietro il Grande, ma rischia di somigliare più a Nicola II, l’ultimo zar, il quale pensò che la prima guerra mondiale fosse un’opportunità per rilegittimare il suo regime e si ritrovò a guidare il Paese in una guerra che non avrebbe potuto vincere, condannando sé stesso e la propria dinastia. Forse le difficili decisioni per terminare questa guerra, alla fine, saranno prese dal successore di Putin, chissà chi e chissà quando. Mark Galeotti, Tutte le guerre di Putin, Gremese 2023.
Un drone ucraino ha lanciato due ordigni esplosivi in una sottostazione elettrica nella regione russa occidentale di Kursk, lasciando cinque località e un ospedale senza elettricità. È accaduto nel distretto di Belovsky. repubblica.it
L’Ucraina merita di diventare membro della Nato e lo diventerà. Questa non è solo la nostra ambizione, ma è l’unica prospettiva di sicurezza efficace per l’Europa che garantisca una vera pace. Jens Stoltenberg, segretario generale Nato (Ansa).
Quasi quotidianamente viene ribadita, con qualche compiacimento, la continuità tra governo Draghi e governo attuale: nell’allineamento alla NATO, ma anche alle direttive UE. Del resto non rimane che prenderne atto, dopo che lo ha sancito, in una situazione quasi teatrale, lo scorso 21 febbraio, il presidente ucraino nella sua veste di giudice (e se del caso fustigatore) della nostra condotta politica. Siamo diventati un fedele satellite dell’Ucraina? Luciano Canfora, Sovranità limitata, Laterza 2023.
[Prima un clown, poi un altro]. Quella in Ucraina è una guerra voluta da alcuni strateghi Usa contro la Russia. Dal blog di Beppe Grillo.
Da un anno la Meloni in versione Merkel lo esorta a tornare alla Lega «bavarese» delle origini e ad accontentarsi di rappresentare gl’interessi degli imprenditori del Nordest, lasciando a lei tutto il resto, ma Salvini non sente ragioni e continua imperterrito a volerle contendere i voti del Sud. Da qui la gazzarra sotterranea che ci accompagnerà nei prossimi mesi e anni, perché la destra non è umorale come la sinistra e sa mettere gl’interessi davanti ai sentimenti: i suoi coniugi litigano, si odiano, magari si separano, ma non divorziano mai. Massimo Gramellini, Corriere della sera.
Esercito nelle strade. Tra criminali e soldati, la sinistra sta coi primi. Titolo della Verità.
Euh, la Madonna! Renato Pozzetto.
A Bruxelles non siamo soli. Anche Polonia e Ungheria sono contro il patto per l’Italia sui migranti. Ellekappa, Repubblica.
[Un tempo] si diceva: l’Italia non ha bisogno né di un re, né d’un dittatore, né d’un grande statista: ha bisogno d’un capocomico. La battuta era di Flaiano, e oggi si è pienamente avverata. Edgardo Bartoli, La società del malumore, Elliot 2013.
L’Oms: «La masturbazione va insegnata all’asilo». Titolo della Verità.
Parte la caccia agl’insetti con nome nazifascisti. Alcuni scienziati vogliono cambiare la denominazione di certe specie, dallo scarabeo dedicato ad Adolf Hitler [l’«hanophthalmus hitleri», per esempio, e il «rochlingia hitleri»] alla farfalla libica battezzatta «Hypopta mussolini». Titolo di Libero.
Quattro mari in rivolta, nubi e acque infuriate, / tremano i cinque continenti, scatenati il vento e il tuono. / Dovete spazzarli via, tutti quanti, i cattivi insetti: / questi son gli unici nemici. Mao Zedong, responsabile di milioni (milioni) d’omicidi e poeta (pmli.it).
Dove si vede comparire un delizioso piccolo insetto dai capelli metallici. Max Ernst, Una settimana di bontà, Adelphi 2007.
Be’, spersonalizzare gl’insetti con nomi da tiranni è meglio che dedicare intere città ai medesimi, tipo Leningrado, Città Ho Chi Min, o Stalingrado. Meglio anche che ribattezzare La Thuille, in Val d’Aosta, «Porta Littoria», come sotto il DUX. Pierpaolo Albricci, Italia Oggi.
Ci auguriamo che, quando gl’insetti conquisteranno il mondo, si ricorderanno con gratitudine di come li abbiamo sfamati durante i nostri pic-nic. Dal web.
Anni or sono mi capitava d’avere per le tasche qualche lira in più dell’indispensabile, ma siccome ero spesso giù di morale decisi d’assumere un giovane molto sveglio, nativo di Sanremo, che si chiamava Acquarone. Il suo compito era di attedermi, la mattina, sulla porta di casa, e di salutarmi così: «Quanto siete bello dottò». In cambio, io gli davo mille lire». Luciano Bianciardi, Arriva l’Acquarone (in Opere complete, vol. II, ISBN-Ex Cogita 2008).
Nessuna lode è esagerata per chi non la merita. Roberto Gervaso