sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
28.09.2023 La porta europea è aperta all’Ucraina
Analisi di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 28 settembre 2023
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «La torta europea»

Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 28/09/2023, a pag. 1, con il titolo 'La torta europea', l'analisi di Paola Peduzzi.

Risultati immagini per paola peduzzi
Paola Peduzzi

Quali tempi per l'ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea?

Kyiv, dalla nostra inviata. La porta dell’Unione europea è aperta e non lo era da tantissimo, quindi bisogna prepararsi bene per varcarla. L’Ucraina sta facendo i compiti – le riforme – con determinazione: “Non ci faremo sfuggire l’occasione – dice una fonte del governo – Da quando siamo una nazione indipendente, un’accoglienza così non l’avevamo mai sentita”. I funzionari europei ripetono che l’invasione su larga scala della Russia in Ucraina ha dato uno slancio nuovo all’allargamento dell’Ue per come era stato pensato: una forza d’attrazione liberale in grado di garantire benessere e convivenza per tutti gli stati membri, vecchi e nuovi. Nel 2013 c’è stato l’ingresso della Croazia, l’ultimo, e poi è cominciato quello che si potrebbe chiamare il decennio del restringimento, con la Grexit sventata e con la Brexit invece realizzata (a Kyiv, dove la passione per il Regno Unito è smisurata e dove Boris Johnson potrebbe diventare facilmente presidente, molti dicono: abbiamo riacceso l’allargamento, vi riportiamo indietro anche gli inglesi). La famiglia disfunzionale europea ha sospeso così il suo abbraccio verso est, dando naturalmente parecchie delusioni. Ora che il processo è stato rilanciato – la siesta dell’allargamento è finita, ha detto il capo della diplomazia europea Josep Borrell – ci si interroga sulla preparazione dei candidati, ma anche su quella dell’Ue stessa. L’Ucraina non riuscirà a soddisfare tutte e sette le richieste fatte dalla Commissione europea, ma ne ha completate due e ha avviato la macchina legislativa per completare il lavoro: la Commissione europea sta valutando il lavoro fatto finora, deve consegnare il suo responso entro il mese di ottobre e probabilmente la prossima settimana il consiglio degli Affari generali europeo si riunirà a Kyiv, in modo da mostrare l’impegno di tutti. Gli altri due paesi che hanno ricevuto l’invito europeo dopo che Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina sono la Moldavia e la Georgia (alla quale è stata data “la prospettiva europea” e non la candidatura). La Moldavia ha implementato tre delle nove richieste fatte dalla Commissione europea che ha sottolineato i “grandi progressi” fatti dal paese che chiede con insistenza la protezione dell’Ue dalle persistenti minacce russe (militari ma anche propagandistiche). La Georgia è in una situazione un po’ più particolare perché ha fatto i compiti meglio di Ucraina e Moldavia ma ha un governo guidato da un partito che subisce l’influenza russa, Sogno georgiano, che non dà sufficienti garanzie di rispetto dello stato di diritto. Il governo di Irakli Garibashvili sta già mettendo le mani avanti: se il rapporto sulla nostra prospettiva europea non sarà positivo, è perché l’Europa non fa sul serio con il nostro paese, ma intanto nel centro di Tbilisi è stato montato un grande schermo per vivere in diretta la decisione europea – comunque vada, Garibashvili sta già facendo in modo di sfruttarla a proprio favore. L’Unione europea anche sta facendo i suoi preparativi e a occhio sembra molto meno attrezzata dei paesi che vogliono entrare. I ministri degli Affari europei sono riuniti da ieri in Spagna per discutere di come l’Ue deve cambiare per poter allargarsi fino a 35 stati (se si considerano anche i Balcani occidentali): serve una riforma della governance, ripetono tutti, ma ancora i suoi contorni non sono delineati e nelle ultime settimane, tra crisi migratoria e lotte su grano in realtà anche la convivenza a Ventisette sta subendo qualche scossone. A Kyiv però si vedono con chiarezza alcune cose che nelle capitali dell’Ue sfuggono: l’allargamento per l’Ucraina è un’occasione esistenziale, per la Moldavia e la Georgia anche, mentre per molti paesi già membri è una concessione, quasi un favore dall’elevato significato simbolico fatto in nome di una sicurezza comune temporaneamente messa a rischio. Ogni volta che si va nel dettaglio non soltanto della governance europea ma del fatto che per un lungo periodo l’Ucraina sarà un beneficiario netto dentro l’Ue essendo un paese in guerra, iniziano i discorsi sulla torta: dovremo dividerci la stessa torta europea tra più paesi? L’allargamento è stato pensato (e anche fatto) per aumentare la grandezza della torta, è un meccanismo bidirezionale che porta vantaggi a chi entra e a chi c’è già. Bisogna prepararla però, la torta, e la preoccupazione a Kyiv è che il tempo che passa faccia passare lo slancio. Come per molte altre cose, gli ucraini combattono la stanchezza degli altri diventando più operosi e determinati, e andando più veloci.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT