Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 27/09/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
Klen – un comandante dai capelli rossi, vero credente nella causa putiniana – è descritto come un sadico [dai prigionieri rinchiusi nella cantina della scuola di Yahidne, in Ucraina]. «Nel pomeriggio [scrive Olga Meniajlo in un diario inedito] Sveta Minenko si è avvicinata a Klen e gli ha chiesto di non chiudere a chiave le persone durante il giorno perché nel sotterraneo c’è molto caldo e un bambino sta soffocando. Lui ha risposto: “Che soffochi”. Dikhtyar ha chiesto di tornare a casa, ha il cancro, ha bisogno di medicine e d’un letto adeguato. La risposta: ‘Va’ a impiccarti”. [...] Dieci persone sono morte. [...] Un anno e mezzo dopo [ci sono ancora] le copie di marzo 2022 della Komsomolskaja Pravda aperte su una panca lercia, che titolano “Per la patria! Per la vittoria!”» Francesco Chiamulera, il Foglio.
Avo di questi omuncoli cattivi è stato nella nostra letteratura Silvio, nella novella Un colpo di pistola, che l’ingenuo e splendido Puškin prese in prestito da Byron. Se a suo tempo abbiamo tanto apprezzato e stimato questi omuncoli cattivi, è unicamente perché essi ci apparivano persone dall’odio duraturo. Fëdor Dostoevskij, Diario di uno scrittore, Sansoni 1963.
Posti su una scala da zero a dieci, i successi di Kiev si collocano tra zero e uno. Alessandro Orsini, il Fattosky quotidiano.
Colpo alla flotta di Putin. Uccisi in 34 tra cui [l’ammiraglio] Sokolov, comandante in Crimea. Titolo del Giornale.
Chi comanda nel Mar Nero? Nel 2022, all’inizio dell’invasione, tra Odessa e Mariupol la flotta russa spadroneggiava con un vantaggio di 12 a 1 su quella ucraina. Kiev non provò neppure a ingaggiare una battaglia navale e affondò la propria ammiraglia in porto per non offrirla come bottino. [...] Venti mesi dopo è quasi tutto cambiato e la flotta di Vladimir Putin non solo non osa più avvicinarsi alle coste ucraine, non solo ha subito perdite impressionanti, ma non riesce più a imporre il blocco navale sul grano, una parte essenziale della strategia militare per strangolare l’economia ucraina. Andrea Nicastro, Corriere della sera.
Scopriamo oggi dagli archivi del pontificato pacelliano di recente apertura che il 17 ottobre, quando gli ebrei catturati [nel ghetto] erano ancora prigionieri nel Collegio Militare, nei pressi proprio del Vaticano, il Papa ricevette una lettera urgente inviata da un gruppo d’ebrei romani sfuggiti alla cattura e che lo pregavano d’intervenire. [...] Quello che risulta chiaro dagli archivi vaticani è che, nonostante questa e molte altre informazioni analoghe, l’azione della Santa Sede in quelle ore cruciali si focalizzò sulla notizia che fra gli ebrei catturati c’erano molti ebrei battezzati e fu su costoro che si concentrarono tutti gli sforzi del Vaticano per ottenerne la liberazione. David Kertzer, storico (Ariela Piattelli, Shalom).
Massacrano il Papa che più aiutò gli ebrei. [Purché battezzati, beninteso]. Titolo della Verità (rivelata).
La morte di Matteo Messina Denaro è destinata a dilatare ulteriormente gli spazi del circo mediatico giudiziario. I suoi silenzi, che già hanno aperto la stura ai teoremi più strampalati, daranno altro fiato agli eroi dei talk-show, ai cosiddetti giornalisti d’inchiesta e ai fiancheggiatori, abilissimi nell’assegnare qualche punto di share al programma di Massimo Giletti e nel caldeggiare all’un tempo gli interessi dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, murati vivi al 41 bis perché responsabili, con Totò Riina e tutta la «cupola», delle stragi mafiose del 1992 e delle bombe del 1993. Si riaprirà la giostra dei duri e dei puri, dei magistrati coraggiosi e dei pataccari. Giuseppe Sottile, il Foglio.
Gli avvocati di Antonio Panzeri [arrestato per corruzione ai tempi del Qatargate e «reo confesso»] scoprono dalle carte che il loro assistito aveva negato d'essere corrotto, e che lo ammise soltanto dopo aver scoperto dell'arresto di moglie e figlia, e dopo la promessa dei Pm: se confessi e aggiungi due nomi di tuoi complici, noi liberiamo moglie e figlia e tu te la cavi con sei mesi anziché quindici anni. Bel metodo, eh? Con scosse elettriche ai genitali avrebbero fatto prima. Mattia Feltri, La Stampa.
I vecchi elettori di sinistra, anche se non lo confesserebbero mai, ricordano con nostalgia i bei tempi in cui il Partito comunista era sempre all’opposizione. L’epoca — happy days — in cui il partito poteva promettere impunemente la luna senza doversi sporcare le mani (almeno ufficialmente) col governo del Paese. Quei vecchi preferiscono una sinistra all’opposizione. Che c’è di meglio di poter denunciare ogni giorno le malefatte del governo per sentirsi puri e immacolati? Angelo Panebianco, Corriere della sera.
Qui il problema non è solo, anche se pesa molto, l’antieuropeismo del vicepremier – certo, Matteo Salvini che invita Marine Le Pen a Pontida è uno sgarbo pesante a Macron, e l’intesa tra lo stesso Salvini e i neonazisti di Alternative für Deutschland non può certo piacere a Scholz – ma il problema è lei, Meloni, la nazionalista che pretende l’aiuto dell’Europa quando le fa comodo. [Così] l’Italia continua a perdere terreno, altro che «siamo più ascoltati», come ha detto Giorgia nell’intervista a senso unico al Tg1. Mario Lavia, Linkiesta.
Ricordo nitidamente quanto [i neri, anzi «i negher»] suscitassero la mia curiosità tanto che, nel metrò, a Parigi, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro, mentre si reggevano al tientibene dei vagoni, per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura e rugosa della nostra. [Qui già il «tientibene» è strano]. Gen. Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, edito in proprio 2023.
Quand’ero a Parigi mi fermavo nei bagni pubblici e spiavo i neri mentre urinavano… era evidente che non erano normali. Quando finivano ci mettevano cinque minuti per rimetterlo dentro; ad alcuni serviva il verricello. Maurizio Crozza imita il generale Vannacci (da Dagospia).
Leggo su Italia Oggi una citazione di Matteo Salvini: «Migrante è un gerundio». A me sembra un participio presente. Prima gli italiani! Ma anche l’italiano. Umberto Casotto (posta del Foglio).
Quanti politici d’antico pelo, e d’ancor più antico vizio! Roberto Gervaso.