'L’elefante' delle responsabilità palestinesi che non si vuole mai vedere
Analisi di Roz Rothstein, da Israele.net
Roz Rothstein
C’è un mistero che andrebbe risolto e, dopo più di due decenni di sconcerto, penso che dovrei poterlo sbrogliare. Il mistero ruoto attorno a una domanda: perché così tante persone che commentano il conflitto israelo-palestinese incolpano sempre e solo Israele, ignorando i danni micidiali continuamente causati dai dirigenti palestinesi? Per fare qualche esempio, e non dovrebbe nemmeno essere necessario riepilogarli, ma portate pazienza: – Dirigenti e istituzioni palestinesi incoraggiano sistematicamente i bambini sin da piccoli a odiare e uccidere gli ebrei. Ci sono anche spettacoli teatrali negli asili e campi estivi militarizzati dove bambini e ragazzini vengono indotti a esercitarsi nel perpetrare attentati terroristici. I filmati profondamente inquietanti di queste pratiche sono facilmente reperibili online sui siti MEMRI, Palestine Media Watch e altri. Dovrebbe essere chiarissimo che non si tratta solo di abusi sui minori, ma di una ricetta sicura per perpetuare conflitti e sofferenze senza fine. – Più e più volte vediamo filmati di estremisti palestinesi che festeggiano gioiosi l’assassinio a sangue freddo di israeliani innocenti distribuendo dolci nelle strade delle comunità palestinesi. – L’Autorità Palestinese continua a ricompensare finanziariamente i terroristi condannati per omicidio e altri crimini, con il presidente Abu Mazen che insiste sul fatto che questa politica non cesserà anche se all’Autorità Palestinese dovesse “rimanere un solo centesimo”. – Nel frattempo, Hamas continua a controllare la striscia di Gaza con pugno di ferro omicida, immagazzina armi, lancia razzi contro Israele da case, ospedali e scuole e alimenta sanguinose ondate di violenza in Cisgiordania. Accanto al silenzio generale su questo proverbiale “elefante nella stanza”, c’è il costante e aggressivo martellamento della propaganda anti-israeliana. Niente a che vedere con il genere di critiche informate a cui Israele e ogni altro paese devono essere esposti affinché possano affrontare i problemi e migliorare. Né si tratta del legittimo sforzo di opporsi a questo o quel governo israeliano o a specifiche politiche israeliane. Stiamo parlando di una narrazione falsa e disumanizzante secondo la quale un solo attore, Israele, sarebbe l’unico responsabile dell’intero conflitto e di tutte le sofferenze che ne derivano. Stando a questa narrazione, i dirigenti e i gruppi terroristici palestinesi non fanno nulla e non hanno mai nessuna responsabilità, nonostante le loro innumerevoli decisioni e azioni che hanno peggiorato la vita sia degli israeliani che dei palestinesi. E la soluzione che viene proposta? Smantellare l’unico stato ebraico al mondo in nome della “giustizia” e della “pace”. Non sorprende che gli estremisti anti-israeliani diffondano menzogne. Ma è sconcertante quante persone ci credano e le ripetano. Questo è il mistero. Come mai la menzogna secondo cui Israele sarebbe l’unica parte ad avere delle responsabilità suona bene a chiunque, anche se le prove contrarie sono ampiamente disponibili? Perché solo Israele si prende tutte le colpe? Penso che vi siano alcune possibili spiegazioni per questo fenomeno.
Primo: una delle cause è l’ignoranza, perché rende vulnerabili anche le brave persone di ogni background, ebrei compresi, alle bugie e alla disinformazione. C’è differenza fra diffondere menzogne inconsapevolmente e farlo consapevolmente con cattive intenzioni. Chiaramente, il rimedio all’ignoranza è istruzione e informazione.
Secondo: la dissonanza cognitiva. Una volta che le persone hanno sviluppato una forte opinione su Israele (come su qualsiasi altra cosa), essere messi di fronte a informazioni che la contraddicono causa disagio e induce una reazione difensiva o addirittura di rabbia. Piuttosto che adottare un’opinione più equilibrata e basata sui fatti, alcuni tendono a rincarare la dose ignorando tutte le prove contrastanti, in modo da potersi sentire saldi e coerenti nella propria visione del mondo.
Terzo: in una battaglia per i cuori e le menti, la parte percepita come più debole ottiene maggiori simpatie. È un dato di fatto che gli israeliani hanno sormontato innumerevoli sfide e minacce e sono diventati una forza a molti livelli: militarmente, politicamente, economicamente, scientificamente e culturalmente. È anche vero che i palestinesi (ma non necessariamente i loro sponsor e alleati regionali) sono molto più deboli e hanno sofferto di più a causa del conflitto. Per alcuni, questa maggiore debolezza dei palestinesi è sufficiente per concludere che hanno tutte le ragioni e che la colpa è tutta di Israele, a maggior ragione se i propagandisti anti-israeliani dipingono immancabilmente i palestinesi come vittime innocenti di una cieca crudeltà israeliana. Anche quando si fa notare che i dirigenti palestinesi hanno sistematicamente rifiutato tutte le maggiori offerte di pace, optando invece per la strada distruttiva e autodistruttiva di un conflitto senza fine, l’assunto rimane che le loro pessime decisioni, in definitiva, sono comunque colpa di Israele.
Quarto: l’antisemitismo (il pregiudizio anti-ebraico). Vi sono individui malevoli che conoscono i fatti, ma li omettono intenzionalmente per far cadere ogni colpa sull’unico paese ebraico al mondo. Accusare lo stato ebraico è un modo molto comodo per alimentare l’ostilità non solo contro Israele, ma anche contro gli ebrei in generale. Nella battaglia per i cuori e le menti, è all’opera un deliberato insabbiamento delle verità scomode o spregevoli sui dirigenti e gruppi terroristici palestinesi, affinché i propagandisti possano convincere sempre più persone ad aderire a campagne di odio che mirano a porre fine all’esistenza stessa di Israele. Al contrario i capi palestinesi, da Haj Amin Al Husseini e Yasser Arafat ad Abu Mazen e Hamas, non hanno mai nascosto i loro obiettivi e le loro azioni distruttive. Basta leggere la Carta di Hamas o le dichiarazioni di Abu Mazen quando ribadisce che l’Autorità Palestinese continuerà a pagare i terroristi condannati per l’assassinio di israeliani. E si potrebbe continuare. Le prove sono più che evidenti. L’elefante nella stanza è enorme.
Ritenere i capi palestinesi responsabili delle morti, delle distruzioni e delle sofferenze che hanno causato sia ai palestinesi che agli israeliani non è solo una questione di principio. Secondo due ex negoziatori palestinesi, “la disponibilità dei palestinesi a portare avanti il percorso negoziale fino alle sue logiche conclusioni è stata frenata dalla percezione che stavano prevalendo sul piano morale e psicologico. L’effetto paradossale è stato quello di rendere più difficile i progressi verso un accordo con Israele, perché pareva che altri soggetti influenti potessero fare il lavoro” per loro. È tempo di smetterla di ignorare l’elefante e affrontare le indegne menzogne che gettano solo su Israele tutta la colpa per la mancanza di pace, e iniziare a concentrarsi su ciò che potrebbe promuovere fiducia, cooperazione e un futuro migliore per entrambi i popoli.
(Da: Jerusalem Post, 18.9.23)