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Italia Oggi Rassegna Stampa
22.09.2023 Periscopio 22/09/2023
A cura di Diego Gabutti

Testata: Italia Oggi
Data: 22 settembre 2023
Pagina: 10
Autore: Diego Gabutti
Titolo: «Periscopio 22/09/2023»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 22/09/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Zelensky: il Presidente ucraino e la metamorfosi da Woody Allen ad Allende  - la Repubblica
Volodymyr Zelensky

Fra l’idea / e la realtà / fra il gesto / e l’atto / cade l’ombra. T.S. Eliot, Gli uomini vuoti (in Opere 1904.1939, Bompiani, 2001).

La maggior parte del mondo riconosce che le azioni della Russia in Ucraina sono criminali. È impossibile fermare la guerra perché tutte le azioni che spettano all’Onu hanno il veto dell’aggressore. Ma in caso d’atrocità di massa il veto dovrebbe essere sospeso. [La stessa] presenza della Russia nel Consiglio è illegittima. Volodymyr Zelensky (dai giornali).

Sergej Lavrov: «La guerra in Ucraina è colpa dell’Occidente! Noi non c’entriamo niente! Noi non vogliamo la pace? Ma quando mai!» All’Onu Lavrov pone il veto della Russia sulla realtà. Ellekappa, Repubblica.

L’essere umano non è materiale sacrificabile per raggiungere gli obiettivi dello Stato, come le attuali autorità russe sembrano credere. L’essere umano è il padrone dello Stato e il suo artefice. Non è lo Stato che deve stabilire come devono vivere le persone, sono le persone a decidere come lo Stato deve agire e comportarsi. Questi non sono astratti ideali umanistici, è l’abc per la sopravvivenza di una società. Jan Rachinskij, presidente di Memorial (dal Foglio).

Minacce all’orfano ucraino: «Torna o chiamo la polizia». Il ragazzino riportato in Ucraina, blandito e spaventato dalla tutrice: «Sei un uomo, non devi piangere». Titolo del Fattosky quotidiano.

[Teheran]. Fino a 10 anni di carcere per le donne che non indossano correttamente l’hijab, cioè il velo islamico che le donne iraniane sono costrette a portare in pubblico. Così il parlamento ha inasprito le pene per chi trasgredisce alle regole sul vestiario: la legge precedente prevedeva un massimo di due mesi di detenzione per i trasgressori. Prevista l’aggravante di «collaborazione con governi, reti, agenti e media stranieri». Sarà punito chi deride o insulta il velo «nello spazio virtuale o non virtuale», e anche chi veste in «maniera succinta». Corriere della sera.

Il migrante è un gerundio. Matteo Salvini.

S’indigna, Matteo Salvini, quando il ministro dell’interno francese nega la disponibilità di Parigi ad accogliere i migranti sbarcati a Lampedusa. [...] È lo stesso Matteo Salvini che poche ore prima esaltava Marine Le Pen dal palco di Pontida. Cioè colei che, prima d’arrivare sul sacro pratone leghista, aveva chiesto a Macron di dire chiaramente che Parigi non è disponibile ad accogliere i migranti sbarcati a Lampedusa. Il Foglio

Chi in Europa sabota Meloni sui migranti? I suoi amici: la Polonia, l’Ungheria e gli altri di Visegrad. A Bruxelles gli ambasciatori di Varsavia, Praga, Budapest e Vienna dicono no al regolamento sulle crisi per gestire i profughi, «strumentalizzati» da Saied o Lukashenko. Berlino, Olanda, Slovacchia si astengono. Tutto bloccato. E Salvini? Attacca von der Leyen. HuffPost.

[E in ogni caso] c’è poi il problema dei problemi: il «trattenimento» di decine di migliaia d’immigrati illegali in campi realizzati dalla Difesa è incostituzionale (art. 13 della Costituzione). E il governo lo sa benissimo, anche perché il sottosegretario Mantovano, uomo competente e cruciale a Palazzo Chigi, è un magistrato. Allora? Allora si adotta il provvedimento solo per l’effetto rassicurante che l’annuncio potrebbe avere sulla pubblica opinione, salvo il fatto che dopo qualche settimana, dei centri di trattenimento rimarranno le strutture, pochi ospiti e il personale addetto. Domenico Cacopardo, Italia Oggi.

I trattati dicono che l’Italia ha l’obbligo dell’identificazione di tutte le persone che arrivano illegalmente sul territorio nazionale. Un obbligo al quale noi non abbiamo adempiuto con nessun governo in maniera adeguata. Fin quando i migranti non sono identificati e non hanno le carte in regola in altri paesi non possono andare. E gli altri paesi, a cominciare dalla Francia, lo hanno ripetuto forte e chiaro, presidiando le frontiere e rimandando in Italia chi ha passato la frontiera senza avere i documenti. Vittorio Emanuele Parsi (Alessandra Ricciardi, Italia Oggi).

Migranti: [c’è una ragione se] l’Italia resta sola. Titolo di Repubblica.

Quando, nel 1981, Enrico Berlinguer concesse a Eugenio Scalfari la celebre intervista sulla questione morale, Giorgio Napolitano scelse di rispondergli sull’Unità. L’intervista fu pubblicata il 28 luglio, la replica uscì il 21 agosto. Ventiquattro giorni dopo. Durante i quali Napolitano – immagino – scrisse, lasciò lì, rilesse, riscrisse, lasciò lì, rilesse, limò, mandò a Emanuele Macaluso, ne approvò la sostituzione d’un avverbio e, spostata l’ultima virgola, mandò in stampa. Ne scaturì un dibattito mastodontico che impegnò le migliori energie dell’intera aristocrazia comunista per mesi. Ecco, è bello immaginare Schlein che scrive, lascia lì, rilegge, lima eccetera. Lasciateci sognare. Mattia Feltri, La Stampa.

A chi conosce un po’ di storia d’Italia e vede la piega che sta prendendo il governo Meloni viene subito alla mente [un confronto con] il governo che costituì Mussolini all’indomani della marcia su Roma e con quello che costituì De Gasperi dopo il 18 aprile. Nel novembre del 1922 il futuro duce si guardò bene dall’assegnare il ministero della guerra [...] a qualche scherano dello squadrismo: lo diede invece al maresciallo Diaz; non si rivolse a Roberto Farinacci per il ministero dell’Istruzione: chiamò Giovanni Gentile. De Gasperi, pur disponendo nel ’48 d’una maggioranza assoluta in parlamento non chiese a don Sturzo di fare il presidente della Repubblica: lo chiese al liberale Luigi Einaudi. Giorgia Meloni ha preso la strada opposta. Invece d’accogliere nella propria compagine qualche significativa eccellenza del paese, si è rinchiusa in una sorta di «ridotto della Valtellina» identitario [in compagnia di] compagni quasi di scuola, di fedelissimi della prim’ora, di militanti amici, di parenti stretti. Tutti che le devono tutto. Ernesto Galli della Loggia, Corriere della sera.

Non ci si rende conto che se «ingegnera» si usa meno d’«infermiera» è perché anche la lingua è plasmata da stereotipi di genere [...]. Adottare un linguaggio inclusivo per le istituzioni è un dovere. Elly Schlein, La nostra parte, Mondadori 2022.

Sono così profondo che mi confondo. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti

italiaoggi@class.it

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