Zelensky: 'Armateci o perdiamo' Analisi di Alberto Simoni
Testata: La Stampa Data: 22 settembre 2023 Pagina: 16 Autore: Alberto Simoni Titolo: «Zelensky: 'Armateci o perdiamo'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/09/2023, a pag.16 con il titolo "Zelensky: 'Armateci o perdiamo' " l'analisi di Alberto Simoni.
Alberto Simoni
Volodymyr Zelensky con Joe Biden
«Voi date i soldi, noi diamo le vite». È nella vecchia aula del Senato che Volodymir Zelensky dialoga con i senatori, risponde alle loro domande, raccoglie anche due standing ovation – testimone il tweet del senatore Chris Murphy – e rafforza l'appello all'America: «Noi siamo uniti, dovete restarlo anche voi». Ma è con l'altra metà degli inquilini del Congresso, la Camera dei Rappresentanti, che il dialogo s'inceppa ancora prima di iniziare. Lo Speaker Kevin McCarthy ha negato a Zelensky il discorso in sessione congiunta – al contrario di quel che fece Nancy Pelosi il 21 dicembre scorso – e ieri ha rifiutato di dire se porterà in votazione entro la fine dell'anno la richiesta dell'Amministrazione di un pacchetto di fondi supplementari da 24 miliardi di dollari. «Abbiamo i nostri problemi fiscali – dice McCarthy –. Ci sono 10mila persone che hanno appena superato il confine e il presidente pensa» solo all'Ucraina. È un richiamo ai temi – contenimento della spesa pubblica e occhio all'immigrazione incontrollata – cardini dell'agenda della maggioranza repubblicana. L'incontro con i deputati avviene – a differenza che con i senatori – a ranghi ridotti: ci sono le leadership dei partiti e gli esponenti della Commissione per la Sicurezza nazionale. McCarthy si sottrae anche alle foto ufficiali, a rimarcare la distanza con il leader ucraino per tranquillizzare il manipolo di repubblicani che vorrebbe chiudere l'esperienza degli assegni per Kiev. Ventinove fra deputati e senatori hanno scritto una lettera all'ufficio del bilancio dell'Amministrazione (Omb) per chiedere dettagli e conti delle spese. Gli Usa finora hanno speso 47 miliardi in assistenza militare e circa 75 miliardi in aiuti economici. La spaccatura fra le due ali repubblicane del Campidoglio è evidente. McCarthy cita «altre priorità», Mitch McConnell capo del Gop al Senato; invece, parla di aiuti «non come carità ma come investimento» per la sicurezza Usa. I sondaggi fotografano un'America sempre meno entusiasta di spendersi per gli ucraini. Se le sanzioni godono l'appoggio del 73% fra i repubblicani, ora appena il 39% ( 49% a febbraio) è favorevole a inviare armi. «Senza armi, perdiamo», è l'ammissione di Zelensky secondo quanto riferito da Charles Schumer, leader del Senato. La chiusura dei cordoni della borsa preoccupa l'Amministrazione al netto delle posizioni che Biden e i suoi offrono nel bilaterale allargato nel tardo pomeriggio Usa alla Casa Bianca in cui il presidente ribadisce: «Noi siamo con voi e con voi restiamo». L'Amministrazione ha evitato polemiche con McCarthy preferendo rimarcare, con Jake Sullivan in sala stampa, che «esiste una minoranza rumorosa» ma c'è una maggioranza bipartisan che invece non vacilla sugli aiuti all'Ucraina e alla fine, è la convinzione, prevarrà. «Non c'è alternativa al via libera del Congresso», ha però riconosciuto Biden al termine del bilaterale nel quale ha annunciato nuovi aiuti militari per 325 milioni di dollari, fra cui munizioni per gli Himars e difesa antiaerea, ma non i missili a lungo raggio. E quindi detto che la prossima settimana arriveranno i tank Abrams. Da parte sua Zelensky – che a fine mattinata è stato al Pentagono dove ha omaggiato le vittime dell'11 settembre – ha annunciato «un nuovo accordo che rafforzerà la capacità della difesa ucraina» senza anticipare i dettagli, ma riguarderà la difesa aerea in inverno e «un'intesa con gli Usa per l'esportazione di grano». Malgrado le intese e la sintonia – Biden ha ribadito il sostegno alla pace giusta e ribadito che farà di tutto perché il mondo sia con Kiev – il disallineamento con la Camera sui fondi pesa come un macigno sulle prospettive future. La scadenza del 30 settembre per l'approvazione del budget è ormai prossima e il rischio di restare con un buco nei finanziamenti è concreto. I ribelli filo trumpiani hanno affondato per la seconda volta in pochi giorni un voto procedurale per portare in aula la legge di spesa per il Pentagono avvicinando ancora di più lo shutdown. Accordo lontano tanto che ieri pomeriggio McCarthy ha mandato tutti a casa, weekend di riflessione.
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