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La Repubblica Rassegna Stampa
21.09.2023 ONU e Zelensky si scontrano
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 21 settembre 2023
Pagina: 6
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Insulti e sedie vuote, Zelensky e Lavrov si scontrano alle Nazioni Unite»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/09/2023, a pag. 6, con il titolo "Insulti e sedie vuote, Zelensky e Lavrov si scontrano alle Nazioni Unite" la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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NEW YORK — Non sono arrivati alle mani, perché in genere all’Onu non si usa, e soprattutto non erano nell’aula del Consiglio di Sicurezza mentre il rivale parlava. Per certi versi però è andata anche peggio, la sfida di ieri al Palazzo di Vetro tra il presidente ucraino Zelensky e il ministro degli Esteri russo Lavrov, perché se il leader di Kiev ha chiesto riforme e posto condizioni di pace inaccettabili per Mosca, l’inviato di Putin ha dimostrato che ormai il suo governo nutre un disprezzo così profondo verso l’Occidente e le istituzioni multilaterali, da rendere davvero difficile credere che il Cremlino si accontenti di qualche pezzo di terra nel Donbass o in Crimea. Vuole demolire l’ordine internazionale basato su regole condivise, ed è pronto a fare qualsiasi cosa pur di riaffermare le ambizioni imperialiste. Sembrava di andare a vedere un film western, ieri mattina al Palazzo di Vetro. Il tono della riunione nel Consiglio di Sicurezza, sulla “difesa dei principi della Carta Onu e il mantenimento della pace in Ucraina”, lo ha dato il segretario generale Guterres, denunciando «documentate prove di diffuse e scioccanti violazioni dei diritti umani, comprese violenze sessuali legate al conflitto, detenzioni arbitrarie, esecuzioni sommarie, per lo più da parte della Russia, e il trasferimento forzato di civili ucraini, compresi i bambini, nel territorio sotto il controllo di Mosca». Così ha introdotto Zelensky, che ha calato la mano: «La maggior parte del mondo riconosce che le azioni della Russia in Ucraina sono criminali e immotivate, mirano a impossessarsi del nostro territorio e le nostre risorse». L’Onu non ha potuto rispondere perché Mosca blocca tutto con i privilegi rivendicati dopo la Seconda guerra mondiale: «È impossibile fermare la guerra perché tutte le azioni hanno il veto dell’aggressore». Quindi ha suggerito di toglierlo: «In caso di atrocità di massa il veto dovrebbe essere sospeso e l’Assemblea Generale dovrebbe avere il potere di scavalcarlo ». La stessa presenza della Russia nel Consiglio «è illegittima». Difficile che questo cambi, ma era essenziale sollevare il problema. Poi però Zelensky ha parlato anche di come riportare la pace. Ha rilanciato la sua proposta in dieci punti per mettere fine alla guerra, ribadendo come condizioni indispensabili il ritiro della Russia e il ripristino dei confini come erano prima dell’invasione della Crimea nel 2014: «Possa la pace prevalere,possano le nostre istituzioni e le nostra cooperazione diventare più forti». Anche qui, è improbabile che Mosca rinunci a tutti i territori occupati nella penisola e nel Donbass. Però almeno un’ipotesi di negoziato è stata messa sul tavolo, pur partendo da posizioni massimaliste, come peral si fa sempre in questi casi. Un paio di ore dopo, invece, Lavrov ha preso la parola per chiudere ogni porta non solo all’Ucraina, ma all’intero ordine internazionale, che dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi ha quanto meno evitato lo scoppio della Terza. Ha lamentato che il governo di Kiev è nato da un golpe orchestrato dalla diplomatica americana Victoria Nuland, dimenticando però tutte le volte che gli ucraini lo hanno votato. Ha detto che Zelensky è un pupazzo manovrato dagli Stati Uniti, ed è lui a rifiutare il negoziato. Ora è vero che ha vietato di parlare con Putin, ma non con i russi di buona volontà disposti a mettere fine alla sua follia imperiale. Ha accusato l’Occidente di aver piegato le istituzioni multilaterali al suo servizio, sperando di aizzargli contro il Sud globale. Ha rimproverato all’Unione europea di essere pronta ad accogliere «i nazisti, consentendo loro di saltare la fila», mentre Turchia e Serbia aspettano fuori. Magari anche il suo è uno sfogo esagerato, per avvicinarsi al negoziato da una posizione di vantaggio, ma non è l’impressione che ha dato. Ha confermato invece che la Russia non riconosce più l’ordine internazionale, di cui è stata finora parte col seggio permanente all’Onu, e vuole demolirlo. L’invasione dell’Ucraina è solo il punto di partenza.

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