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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.05.2003 Il nuovo prodigio di Romano 1
Biografia di Sharon alla Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 maggio 2003
Pagina: 14
Autore: Sergio Romano
Titolo: «E così Ariel l’implacabile diventa «il pacificatore»»
"L’ex generale vuol riuscire dove gli altri hanno fallito"

Questa volta Romano è riuscito addirittura a superare se stesso nell'opera di mistificazione della storia e della cronaca e nell'impegno a disinformare i lettori. Cercheremo dunque di commentare questo suo nuovo prodigio, turandoci il naso.

Ariel Sharon e Mahmud Abbas, meglio noto come Abu Mazen, avrebbero potuto frequentare la stessa scuola e giocare a football sugli stessi campi di gioco. E avrebbero potuto scambiare, nel corso del loro incontro, ricordi d’infanzia. Benché nati a qualche anno di distanza (il primo nel 1928, il secondo nel 1935), sono ambedue «palestinesi» e, al momento della nascita, sudditi coloniali di Sua Maestà britannica. Ma nel maggio del 1936, pochi mesi dopo la nascita di Abu,
"Abu" in arabo, significa "padre di" e dunque, da solo, non è un nome e non significa niente: e questo sarebbe il famoso esperto di Medio Oriente?

scoppiò tra gli ebrei e gli arabi del mandato una guerricciola che durò sino all’ottobre
tre falsità in una sola riga: non fu una "guerricciola" al diminutivo, non "scoppiò fra ebrei e arabi", ma fu scatenata dagli arabi contro gli ebrei, non durò cinque mesi bensì tre anni.

e si concluse con un sanguinoso intervento delle truppe inglesi in cui 36 soldati persero la vita. Un anno dopo, nel novembre del 1937, la situazione peggiorò. Gli scontri etnici e gli attacchi del terrorismo sionista

Romano sta tentando di creare un parallelo fra il terrorismo palestinese e quello "sionista". In realtà l'unico gruppo ebraico che praticò il terrorismo, la banda Stern, raggiunse nel momento del suo massimo "fulgore" sì e no il centinaio di adepti, e le sue azioni furono sempre osteggiate e condannate dall'intera popolazione ebraica: niente di più lontano, dunque, dal terrorismo palestinese

contro gli obiettivi britannici durarono sino alla vigilia della Seconda guerra mondiale. S’interruppero soltanto quando la grande crisi europea costrinse i contendenti a rinviare la partita. Ma ricominciarono puntualmente alla fine del conflitto.
Sono queste le vicende di cui il ragazzo ebreo e il bambino arabo furono testimoni nei primi anni della loro vita. Crebbero fra le bombe, le scorrerie, le spedizioni punitive, le operazioni di commando e le perquisizioni della polizia militare britannica. Fu quella la loro scuola e fu quello il momento in cui ciascuno dei due fece scelte che avrebbero avuto una influenza decisiva sulla sua vita.
La scelta di Sharon fu subito militare. Nel 1942, a quattordici anni, divenne membro della milizia clandestina (Haganah) che gli ebrei avevano costituito nel 1936 a da cui sorsero nel 1948 le forze armate israeliane.
Nella guerra che scoppiò dopo la proclamazione dello Stato israeliano e l’attacco delle forze arabe, comandò una compagnia di fanteria. Era un buon soldato, intelligente, energico, capace di trascinare gli uomini nelle operazioni più rischiose. Ma poteva essere, all’occorrenza, spiccio, duro e spietato.

Esistono soldati che possano permettersi di non esserlo?

La sua biografia ufficiale dice che nel 1953 fondò una unità speciale (il gruppo 101) con cui s’impegnò in operazioni di rappresaglia nella striscia di Gaza.

Operazioni di difesa contro il terrorismo palestinese.

Altri ricordano che in una di queste operazioni, nel 1955, furono uccisi 38 soldati egiziani.

Che da Gaza compivano continue incursioni armate in territorio israeliano.
Un anno dopo, durante la «guerra di Suez», era nel Sinai al comando di una brigata paracadutisti.
Da allora la sua carriera è quella dei più brillanti generali dell’esercito israeliano: comandante di brigata dal 1958 al 1962, comandante della scuola di fanteria, capo del Comando settentrionale nel 1964, direttore dei reparti di addestramento nel 1966, comandante di una divisione corazzata nella «Guerra dei sei giorni» (1967) e in quella del Kippur (1973)

Ci sono un paio di dimenticanze: comandante delle forze di occupazione in Cirgiordania, in occasione del settembre nero organizzò l'accoglienza e i soccorsi ai palestinesi in fuga dal massacro ordinato da re Hussein di Giordania; in seguito agli accordi di pace con l'Egitto provvide a sgomberare gli insediamenti nel Sinai per poterlo restituire secondo quanto stabilito negli accordi.

Insieme a Moshé Dayan, Yitzhak Rabin e altri, Sharon non è soltanto un eccellente generale. E’ il volto nuovo di un sionismo militare, indurito dalle esperienze, deciso a dimostrare che l’ebreo non è più rigattiere, sensale di cavalli, mercante, prestatore di denaro. Paradossalmente il popolo fuggito dall’Europa centrorientale ha creato in Palestina una casta militare che ricorda, con qualche tratto mediorientale, quella degli junker prussiani.
A differenza degli ufficiali prussiani, tuttavia, i generali israeliani hanno ambizioni politiche.

Anche gli Junker prossiani: furono loro infatti, fra gli altri, a favorire la vittoria del nazionalsocialismo e l'ascesa di Hitler.

Come altri suoi colleghi Sharon si dimette dall’esercito, viene eletto al Knesset e per due anni, dal 1975 al 1976, diventa consigliere militare di Rabin, allora presidente del Consiglio.
Ma finisce per accasarsi a destra, nel nazionalismo bellicoso del Likud,

bellicoso in che senso, visto che le guerre combattute da Israele sono state tutte guerre di difesa?

ed entra come ministro dell’Agricoltura, dal 1978 al 1981, nel governo di Menachem Begin. Un anno dopo, tuttavia, ritorna alla sua vocazione originale. Divenuto ministro della Difesa nel 1982, è lui che convince il governo israeliano a occupare il Libano.

Per porre termine alle continue incursioni armate e attacchi terroristici in territorio israeliano.

Comincia così un’operazione che ricorda, su più vasta scala, quelle del giovane Sharon nella striscia di Gaza durante la prima metà degli anni Cinquanta. Per impedire all’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) di condurre operazioni di guerriglia dal territorio libanese, occorre, sostiene il ministro della Difesa, colpirla nelle sue basi e costringere il suo capo, Yasser Arafat, ad abbandonare il Paese. Gli israeliani stringono un patto con le milizie cristiane ed entrano bruscamente nelle guerra civile libanese.

Scatenata dai palestinesi di Arafat, e che ha provocato circa 100.000 morti e la cancellazione di numerose comunità cristiane.
Si apre così la pagina più discussa e contenziosa della vita di Sharon. Il massacro dei palestinesi nei campi di Sabra e Chatila fu certamente opera delle milizie cristiane, ma avvenne sotto gli occhi indifferenti o benevolenti dell’uomo che era politicamente responsabile delle forze armate israeliane.

Falso, come testimoniato da Robert Hatem, braccio destro del diretto responsabile del massacro
Arafat e la dirigenza dell’Olp dovettero rifugiarsi in Tunisia, ma un tribunale di Gerusalemme considerò il ministro della Difesa indirettamente responsabile del massacro e lo costrinse a dimettersi.

Mentre Eli Hobeika, esecutore del massacro, fu ricompensato dai siriani con una poltrona di ministro.

Fu soltanto una parentesi.
DURATA 20 ANNI, PRIMA DI POTER TORNARE ALLA GRANDE POLITICA.
Grazie ai suoi metodi si era identificato con una precisa linea politica e riscuoteva i consensi di una parte considerevole della società. Il suo purgatorio, quindi, fu breve. Dopo qualche anno al ministero dell’Industria e commercio, passò a quello degli alloggi dove creò le condizioni per gli insediamenti ebraici nei territori occupati di cui divenne da allora, padrino e angelo custode. Durante i governi laburisti di Rabin e Peres rimase all’opposizione, ostile agli accordi di Oslo,
ANCHE RABIN ERA OSTILE AGLI ACCORDI DI OSLO. CON BUONE RAGIONI, VISTO CHE ABBIAMO DOCUMENTI DI DIRIGENTI PALESTINESI - ANCHE FRA I COSIDDETTI MODERATI - CHE DICHIARANO ESPLICITAMENTE CHE GLI ACCORDI DI OSLO SONO UN CAVALLO DI TROIA: CONQUISTARE I TERRITORI COL NEGOZIATO, E POI DA Lì PARTIRE PER LA DISTRUZIONE DI ISRAELE.
alla pace di Camp David e alla nascita di uno Stato palestinese.
ALLA NASCITA DI UNO STATO PALESTINESE TERRORISTA
Il terrorismo arabo, soprattutto nei mesi tormentati del governo Peres, sembrò dargli ragione.
SEMBRO'??
Dopo la sconfitta dei laburisti divenne ministro degli Esteri nel governo di Benjamin Netanyahu e più tardi, quando i laburisti vinsero le elezioni del 1999, leader del Likud. In tutti questi anni non cambiò mai la sua linea.
Non voleva lo Stato palestinese, considerava Arafat un nemico
PERCHE' IN REALTA' CHE COS'ERA?
ed era pronto a trasformare buona parte dei territori occupati in una fascia di sicurezza popolata da insediamenti ebraici e soggetta alla sovranità militare di Israele. Nel 2000, quando il primo ministro laburista Barak sembrò
SEMBRO'???
disposto a sottoscrivere un accordo che avrebbe concesso ai palestinesi una parte di Gerusalemme, Sharon, seguito da un lungo codazzo di militari, fece una provocatoria passeggiata sulla Spianata delle Moschee
PRIMA FALSIFICAZIONE: QUESTO EPISODIO AVVENNE DUE MESI DOPO CHE ARAFAT AVEVA FATTO FALLIRE GLI ACCORDI DI CAMP DAVID; SECONDA FALSIFICAZIONE: ERA ACCOMPAGANTO DA ALCUNI MILITARI E NON DA UN LUNGO CODAZZO; TERZA FALSIFICAZIONE: LA VISITA ERA STATA CONCORDATA CON L'ANP, E INFATTI ERA ACCOMPAGNATO ANCHE DA ALCUNI AGENTI DELLA POLIZIA PALESTINESE
e proclamò con quel gesto che tutta la città, anche quella più sacra all’Islam, sarebbe rimasta ebrea.
PECCATO CHE FINO AL 1967 NESSUN MUSULMANO SI FOSSE MAI ACCORTO CHE GERUSALEMME AVESSE UNA QUALCHE IMPORTANZA PER L'ISLAM.
Molti sostengono che la vera causa del fallimento del vertice di Camp David fu l’ambiguità di Arafat.
MA QUALE AMBIGUITA'? QUANDO SI TRATTO' DI ACCETTARE LO STATO E LA PACE GIRO' I TACCHI E SE NE ANDO'!
Ma Sharon fece certamente del suo meglio per impedirne il successo.
SHARON IN QUEL MOMENTO NON AVEVA ALCUN RUOLO POLITICO DI RILIEVO
L’uomo di Sabra e Chatila,
L'UOMO CHE GLI ANTISEMITI, PIU' O MENO MASCHERATI, GODONO A CHIAMARE L'UOMO DI SABRA E CHATILA
degli insediamenti e della passeggiata fra le moschee ha accettato domenica scorsa la «carta stradale» (il piano di pace preparato da Usa, Ue, Russia, Onu) e accetta di incontrare per la seconda volta il capo del governo palestinese. Una conversione tardiva o uno scaltro calcolo politico? Un cedimento alle pressioni americane o un gesto lungimirante?
CARO ROMANO, NON SI DOVREBBERO GIUDICARE TUTTI GLI ALTRI COL PROPRIO METRO: NON E' DETTO CHE ANCHE TUTTI GLI ALTRI ABBIANO L'ABITUDINE DI GIOCARE SPORCO
Le ambizioni contano spesso più delle strategie. E’ possibile che Sharon, dopo avere riempito alcuni capitoli nella storia militare del suo Paese, voglia essere ricordato come l’uomo che è riuscito là dove i suoi predecessori avevano fallito.
E COM'E' CHE QUELLI, FRA I SUOI PREDECESSORI, CHE SI SONO CIMENTATI CON SADAT E CON RE HUSSEIN HANNO AVUTO SUCCESSO, E QUELLI CHE SI SONO CIMENTATI CON ARAFAT HANNO FALLITO? TRECENTOMILA MILIARDI DI DOLLARI IN PALIO PER CHI INDOVINA!
Ma è improbabile che abbia completamente accantonato le sue convinzioni e sia disposto ad accettare uno Stato palestinese realmente indipendente. Forse ha deciso di giocare su due tavoli. Se i palestinesi sono pronti ad accettare una sovranità dimezzata, Sharon potrà vantarsi di avere pacificato la regione. Se il terrorismo renderà l’operazione impossibile, potrà sostenere di avere ricordato al suo Paese, sin dalle incursioni nella striscia di Gaza e dalla guerra del Libano, che Israele può sopravvivere soltanto grazie a un uso implacabile della forza militare.
QUANDO SI HA A CHE FARE CON UN IMPLACABILE TERRORISMO CHE VUOLE SOLO LA TUA DISTRUZIONE, E' UN PO' DIFFICILE TROVARE ALTERNATIVE.
Molto dipende, a questo punto, dalla risposta che Abu Mazen darà alla doppia opzione del suo avversario.
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