Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/09/2023, a pag.10, con il titolo "Iran, arrestato il padre di Mahsa spari sui manifestanti un anno dopo", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
Nell’anniversario della sua morte, la tomba di Mahsa Amini è diventata un mausoleo deserto e assediato, con le forze di sicurezza iraniane schierate anche con mezzi blindati, a Saqqez e nelle altre città del Nord curdo per bloccare qualsiasi protesta o cerimonia in ricordo della 22enne morta un anno fa mentre era in custodia della polizia morale, che l’aveva arrestata perché non indossava correttamente il velo. Gli agenti hanno bloccato gli accessi al cimitero dov’è sepolta e trattenuto per alcune ore il padre, Amjad, che insieme al resto della famiglia è stato bloccato in casa: niente commemorazioni né dichiarazioni. L’ong Hengaw denuncia che un uomo è in condizioni critiche dopo essere stato colpito a colpi d’arma da fuoco dalla polizia mentre eranei pressi del cimitero. “Controrivoluzionari” e “Terroristi”, scrivono i media di Stato. Un clima di paura e repressione durissima, che però non ha impedito a molti iraniani di urlare la propria rabbia. Ci sono state proteste spontanee, anche se contenute, in diverse città. A Isfahan eMashhad, a Karaj dove la polizia ha sparato gas lacrimogeni, a Teheran, dove il raduno in piazza Enghelab è stato disperso dalle forze dell’ordine che hanno aperto il fuoco verso i manifestanti e arrestato alcuni di loro. «Il nostro nemico è qui, ci riprenderemo l’Iran», «Morte al dittatore»,gli slogan. Sette prigioniere politiche nel carcere di Evin, tra cui la nota attivista Narges Mohammadi, hanno inscenato un sit in prigione, e notizie di proteste in memoria di Amini sono arrivate anche dal penitenziario Qarchak, dov’è scoppiato un incendio di cui non sono chiare le cause. La tomba di un’altra manifestante uccisa lo scorso anno, Nika Shakarami, è stata profanata. Ma ieri è stata anche una giornata di tensioni internazionali con l’Iran. Teheran ha ritirato il nullaosta di sicurezza a un terzo degli ispettori dell’Aiea incaricati di monitorare il programma nucleare. «Un gesto sproporzionato e senza precedenti che mina fortemente la capacità di monitoraggio dell’Agenzia», ha protestato il direttore Grossi.
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