Testata: Il Foglio Data: 16 settembre 2023 Pagina: 1 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «Contro gli scettici»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/09/2023, a pag. 1, con il titolo 'Contro gli scettici', l'analisi di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Volodymyr Zelensky con Joe Biden
Milano. Secondo le Forze armate ucraine, Andriivka, nella regione orientale del Donetsk, è stata liberata. Andriivka è a sud di Bakhmut, le immagini aeree di quel che resta di questa piccola cittadina sono sconcertanti, il confronto tra il prima e il dopo l’arrivo degli uomini di Vladimir Putin è la ragione per cui nessuno in Ucraina è disposto a lasciare alla Russia parte del proprio territorio. La conquista di Andriivka indica un avanzamento dei soldati ucraini ed è una buona notizia per la controffensiva. C’è un’altra notizia, confermata dall’intelligence ucraina ma non da Mosca: il leader ceceno Ramzan Kadyrov, spietato alleato di Putin, sarebbe in coma dopo che la sua salute è improvvisamente peggiorata. Non ci sono al momento altre informazioni al riguardo. Kadyrov ha un ruolo simbolico forte nel conflitto perché è il più grande difensore del presidente russo: quando c’è stato l’affaire Prigozhin, erano gli uomini del leader ceceno che si erano messi a inseguire i convogli della Wagner per fermarne la marcia. Questi uomini combattono anche contro gli ucraini e sono feroci: se fosse confermata, sarebbe una buona notizia. Poi c’è la Crimea. Secondo il ministero della Difesa britannico, l’attacco del 13 settembre ai mezzi navali russi a Sebastopoli è stato molto efficace: la nave da sbarco Minsk è stata “quasi certamente distrutta nelle sue funzioni” e il sottomarino Rostov “ha probabilmente subìto un danno catastrofico”. Ora la flotta russa nel Mar Nero – che ha avuto un ruolo importante per Mosca nel colpire l’Ucraina – avrà gravi problemi di manutenzione e operatività. La reazione russa c’è già stata e ci sarà ancora: ogni guaio militare Putin lo rimedia tormentando città e obiettivi civili, ma se alle notizie di questi giorni si aggiunge l’annuncio imminente da parte dell’Amministrazione Biden dell’invio dei tanto sospirati e strategici missili a lungo raggio Atacms, la visita negli Stati Uniti del presidente Volodymyr Zelensky della prossima settimana appare ben più promettente rispetto allo scetticismo che ha accompagnato questi mesi di controffensiva. Zelensky parteciperà all’Assemblea generale dell’Onu che si apre il 19 settembre e andrà a Washington da Biden nei giorni successivi: come lo scorso anno, il consesso onusiano sarà importante per valutare lo stato dell’alleanza all’Ucraina. Allora, tutti i leader occidentali avevano fatto appello all’unità e all’impegno duraturo in difesa di Kyiv e lo stesso Zelensky aveva detto, collegato in video, che la neutralità nei confronti del conflitto era di fatto un aiuto a Putin. Dopo un anno, l’alleanza delle democrazie invocata da Biden si è consolidata al suo interno, con uno sforzo ingente in termini finanziari, militari e umanitari, ma non si è allargata più di tanto – c’è il caso del Brasile di Lula, equidistante in chief, a mostrare la difficoltà di tessere questa alleanza. Putin ha stretto i suoi alleati attorno a sé, l’incontro con il nordcoreano Kim Yong Un di questa settimana lo conferma, mentre la Cina ha tentato di posizionarsi come mediatrice senza riuscirci, con buona pace dei tanti commentatori che considerano sicura la via diplomatica cinese. Lo scontro tra paesi liberali e regimi è ancora in corso, gli antiucraini hanno cercato di sottolineare le debolezze della controffensiva per dire: l’Ucraina non può vincere, si rassegni, ma nonostante i dubbi e lo scetticismo, la fiducia tra Zelensky e Biden non si è corrosa, è sempre forte.
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