Sharon e Abu Mazen di fronte al cambiamento ma il terrorismo resta sempre un'incognita
Testata: La Stampa Data: 29 maggio 2003 Pagina: 1 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Punto di svolta»
Riportiamo un articolo pubblicato su La Stampa giovedì 29 maggio 2003 di Fiamma Nirenstein. Il summit di oggi fra Abu Mazen e Ariel Sharon e i suoi risultati sono il centro del nuovo mondo-post guerra in Iraq. Sui due premier pesa una responsabilità micidiale: il loro incontro è il punto di arrivo del lungo viaggio di George Bush che cominciò l’11 di settembre per arrivare all’attacco in Iraq. Adesso è qui che la guerra deve mostrare il suo risultato politico concreto: la fine del conflitto mediorientale per eccellenza. La settimana prossima il presidente degli Stati Uniti intraprende un viaggio non più metaforico ma reale: comincia a Cracovia, nell’Europa che lo sostiene e che per la sua causa ha sfidato Francia e Germania; poi, a San Pietroburgo, dove Putin gioca la carta della ricostruzione dell’unità mondiale persasi prima della guerra; continua a Evian, per il G8, in una Francia che nel viaggio in Israele di Villepin ha dato segno di volersi recuperare all’alleanza antiterrorista; e finisce in Giordania e a Sharm el Sheikh, per guardare in faccia il vero destinatario di tutto questo peregrinare, il Medioriente, la sua bonifica dal terrore, tramite lo sviluppo della democrazia, una sfida micidiale che ha il suo polo dinamico nel rapporto fra Sharon e Abu Mazen. Persino in Iran si dà segno di capire che le carte si stanno rimescolando; persino i settler, rassegnati, stanno preparando un loro piano di sgombero da proporre a Sharon. Questi sembra aver recuperato l’antica natura laica del Mapai, l’anima del generale israeliano senza militarismo, che ha ordinato occupazioni, ma sa far sgomberare e alla svelta quando la sicurezza è garantita, come fece Yamit nel Sinai. Adesso che ha deciso che Bush - che sa cos’è il terrorismo e sa anche combatterlo - è affidabile, Sharon è pronto a passare alla storia come il secondo Begin che portò la pace. Ma qui, anche se Abu Mazen riuscirà a superare gli ostacoli postigli da Arafat, resta il grande punto interrogativo del terrorismo, della sua forza belluina, grandiosa, che è stata capace di fermare anche i tentativi più impervi. Sarebbe tragico che adesso, sull’hic Rhodus hic salta del nuovo esperimento mondiale del dopo guerra, si compisse il controesperimento del terrorismo mondiale per fermare il nuovo che avanza. Compito di tutto il mondo impedirlo. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita