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Antonio Donno
Israele/USA
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I partiti americani a confronto 11/09/2023
I partiti americani a confronto
Analisi di Antonio Donno

A destra: Joe Biden, Donald Trump

Secondo molti osservatori della politica americana, compreso un certo numero di senatori e rappresentanti democratici, le elezioni presidenziali americane del 2024 vedranno un calo importante di coloro che andranno a votare. L’interrogativo fondamentale è il seguente: questo calo riguarderà gli elettori di ambedue i partiti o solo del Partito Democratico? I dati che vengono diffusi dimostrano che una parte considerevole degli elettori democratici ritengono Biden impresentabile soprattutto a causa della sua ragguardevole età. Solo per questo motivo? In realtà, benché l’inflazione sia calata dal 9 al 3 per cento, producendo una sostanziale ripresa dell’economia americana e del potere d’acquisto dei cittadini, questo assai notevole risultato della “Bidenomics” non ha abbassato significativamente l’apatia degli elettori americani verso la politica.

     Ciò che è successo negli Stati Uniti negli ultimi anni è la causa principale del distacco dell’elettore americano, democratico e repubblicano, dall’interesse verso la politica. Se il caso Trump ha creato un grave sconcerto all’interno del Partito Repubblicano, l’esito di questo malumore ha finito per coinvolgere tutto l’elettorato americano, compreso quello democratico. Insomma, gli anni della presidenza Trump e le sue conseguenze politiche durante gli anni di Biden hanno spinto l’elettorato americano – soprattutto quello giovanile – ad allontanarsi dalla politica, vista come un tradimento degli originari valori americani. Ma questo sentimento riguarda anche gli elettori tradizionalmente legati al Partito Democratico, tanto che un recente sondaggio ha rilevato che il 67% dei democratici ritiene che il partito dovrebbe rinunciare a una seconda candidatura di Biden in favore di un nuovo candidato.

     Al contrario, in seno al Partito Repubblicano la posizione di Trump sembra essere solida. Il suo elettorato, radicato nel Middle West e in alcuni Stati del Sud, la “Rust Belt”, ha vissuto l’incriminazione di Trump come una persecuzione nei confronti di una parte dell’America, quella più conservatrice, e per questo motivo è difficile che un qualsiasi altro candidato repubblicano la spunti nelle elezioni primarie repubblicane. Il nuovo candidato, Nikki Haley, che ai tempi di Trump rappresentava gli Stati Uniti alle Nazioni Unite, è un volto politicamente interessante, soprattutto per quell’elettorato bi-partisan vicino a Israele, in quanto Haley, in più occasioni, si è schierata a favore di Gerusalemme, quando l’Onu ha, per l’ennesima volta, votato contro lo Stato ebraico. Battere Trump nelle elezioni primarie è comunque un’impresa molto difficile, anche per il concorrente in testa ai sondaggi, Ron DeSantis.

     La stragrande maggioranza dei repubblicani è dell’avviso che Trump sia stato incriminato per motivi politici, il che ha finito per creare nell’elettorato americano una contrapposizione profonda tra repubblicani e democratici, come mai nel passato. Se nella storia delle elezioni presidenziali americane lo sconfitto accettava il risultato finale, confermando la solidità delle istituzioni democratiche del Paese, le elezioni del 2024 presentano il pericolo di una spaccatura pericolosa nel tessuto della democrazia americana, con esiti imprevedibili.

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Antonio Donno

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